Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella terza Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone il Vangelo in cui si parla
dell’albero di fichi piantato in una vigna, che il padrone vuole tagliare perché privo
di frutti, e poi di alcuni Galilei fatti uccidere da Pilato e delle 18 persone morte
per il crollo della torre Sìloe. Gesù, interpellato dalla gente, risponde:
“Se
non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio
Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
Il Vangelo di
oggi ci introduce nel vivo di questo tempo di Quaresima, in cui tutta la Chiesa è
chiamata a conversione. I fatti della storia, le forti tensioni politiche e sociali
anche di questi nostri giorni, gli eventi di ingiustizia che accompagnano la vita
di ogni uomo, i cataclismi…, non sono castighi di Dio, come spesso siamo tentati di
pensare con superficialità, magari dandone la colpa al Signore della storia, Dio.
Non sono castighi, sono piuttosto una “parola” di Dio, sono eventi che vengono a strapparci
dal nostro sonno quotidiano, dal tran-tran di una vita spesso improduttiva! E quanto
ci compiacciamo, anche noi cristiani, delle foglie che spesso non fanno che nascondere
rami senza frutto! Ecco la conversione che ci viene richiesta se non vogliamo “perire
tutti allo stesso modo”. Ecco questo tempo di grazia che è la quaresima, un tempo
in cui il vignaiuolo, immagine della Chiesa, dell’apostolo, ma anche di ogni cristiano,
può zappare attorno alla pianta di fico, cioè togliere quanto inutilmente riempie
la nostra vita, strappando radici inutili o dannose, e può mettervi il concime del
digiuno, della preghiera e dell’elemosina che ci ottiene la grazia del Signore, quella
grazia che fa crescere in noi l’uomo nuovo, l’uomo del battesimo, per produrre i frutti
della vita cristiana.