2013-03-01 15:51:05

Onu: serve accordo Usa-Russia per risolvere la crisi in Siria


Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, almeno 12 civili, di cui quattro bambini, sono rimasti uccisi ieri in un bombardamento aereo governativo su un quartiere di Aleppo. Ma il bilancio complessivo delle vittime di questa giornata nel Paese sarebbe di circa 70 persone. E all’indomani del vertice a Roma degli “Amici della Siria” non mancano le critiche per quanto deciso dagli 11 Paesi che sostengono la Coalizione nazionale siriana. A far discuter soprattutto lo stanziamento, voluto da Washington, di 60 milioni di dollari da destinare ad aiuti umanitari e militari, ma solo ai fini dell’addestramento dei ribelli.
Dura la reazione di Mosca che ammonisce: l’esito del summit incoraggia i terroristi. E da Ginevra ha lanciato ieri sera un grido d'allarme il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon secondo il quale "la soluzione militare", della crisi in Siria, "sta portando alla disintegrazione" del Paese. Per un commento alla Conferenza di Roma, Cecilia Seppia ha sentito Luca Gambardella, giornalista esperto dell’area mediorientale per Equilibri.net:RealAudioMP3

R. - Coloro che si aspettavano una reale svolta da questo incontro degli “Amici della Siria”, da questa conferenza di Roma, sono rimasti parzialmente delusi: in primo luogo, l’opposizione siriana, la quale si aspettava delle armi che potessero essere fornite direttamente ai gruppi armati.

D. - Il mediatore internazionale Brahimi ha detto che solo un accordo Usa-Russia può risolvere la crisi… Qual è il ruolo degli Stati Unti nella Conferenza degli “Amici della Siria” e in questo scenario?

R. – Credo che un accordo Usa-Russia a questo punto sia fondamentale. Gli Stati Uniti stanno mantenendo un basso profilo, e lo hanno testimoniato anche con questa Conferenza di Roma per motivi soprattutto geopolitici e interessi strategici. Non ci dimentichiamo che gli Stati Uniti in questo momento stanno riprendendo i negoziati con la Russia per la questione del nucleare. Allo stesso tempo, c’è l’abbandono delle truppe statunitensi dall’Afghanistan tramite il territorio russo. Per questo, qualsiasi decisione che viene presa in merito alla Siria da parte degli Stati Unti, deve essere controbilanciata da un’intesa diplomatica con la Russia stessa, vale a dire il principale alleato della Siria e di Assad.

D. – Qualcosa è stato fatto ieri. Gli Stati Uniti hanno stanziato 60 milioni di dollari di aiuti umanitari e militari, ma solo ai fini dell’addestramento e quindi non parliamo di armi, la notizia però non è piaciuta alla Russia…

R. - La cifra di 60 milioni di dollari è sicuramente una somma non particolarmente elevata. L’unica novità è che questi aiuti vengono rivolti direttamente non soltanto alla popolazione civile ma anche ai gruppi armati, e quindi per la prima volta gli Stati Uniti intendono relazionarsi direttamente con gruppi armati, e tra questi – ovviamente - ci sono quei gruppi che fanno parte o che sono collegati a movimenti islamisti e quindi difficilmente controllabili dall’Occidente. E da questo, appunto, derivano una serie di critiche e dubbi sulle misure che gli Stati Uniti e tutte le forze occidentali interessate stanno intraprendendo nei confronti della Siria che portano a pensare che l’Occidente rischi di creare una "nuova Libia". Diciamo che si sta creando una vera e propria competizione già da diversi mesi tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali che supportano gli “Amici della Siria” e Paesi come il Qatar o l’Arabia Saudita che - ormai da molto tempo - forniscono armi e carri armati all’opposizione siriana la quale appunto si aspettava un atteggiamento quanto meno simile da parte degli Stati Uniti.

D. - Al Khatib, leader dell’opposizione ha chiesto l’impegno per l’apertura di corridoi umanitari, ha chiesto armi per sostenere i ribelli e ha poi parlato della questione delle armi chimiche come un “finto problema”, una minaccia che non esiste, che però di fatto, resta un deterrente per un intervento internazionale in Siria...

R. - La questione delle armi chimiche è stata comunque provata da diversi video abbastanza attendibili. Anche la questione della deterrenza è abbastanza controversa, nel senso che l’uso di queste armi non convenzionali e l’uccisione di decine di migliaia di civili dovrebbe già di per sé rappresentare una deterrenza, se vogliamo estendere la deterrenza come un motivo valido per poter intervenire. La questione è di opportunità e di interessi. Ci sono diversi interessi che riguardano Siria. Ritengo che uno dei motivi principali che ha portato a questo stallo sia stato anche la concorrenza portata avanti dai Paesi del Golfo, i quali invece si sono dimostrati molto più pronti rispetto agli Stati Uniti nel fornire direttamente armi ai gruppi armati.







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