Kiko Argüello: per noi Benedetto XVI è stato più che un padre. Siamo pieni di gratitudine
Gratitudine e affetto a Benedetto XVI sono stati espressi in questi giorni anche
da Movimenti ecclesiali e nuove comunità. In proposito Debora Donnini ha intervistato
Kiko Argüello, l'iniziatoredel Cammino neocatecumenale, una realtà
di iniziazione cristiana nata in Spagna nel anni '60 e che oggi è presente in circa
1.400 diocesi sparse in 124 Paesi:
R. – Il Papa
ha compiuto questo atto di amore per la Chiesa, veramente un atto eroico, e Dio gli
darà il cento per uno: a lui, come persona, in questo tempo in cui va a pregare per
la Chiesa. Diceva Santa Teresa d’Avila: "quando un cristiano prega trema il mondo"…
perché tutto è possibile. Questo per noi è una garanzia, che il Papa adesso vada a
pregare. Speriamo che venga un Papa, un Apostolo come lui. Giovanni Paolo II ha detto
che nel Terzo millennio si sarebbe dovuta evangelizzare l’Asia: pensiamo a milioni
e milioni e milioni di cinesi che non conoscono Gesù Cristo, sotto l’ateismo; il Vietnam,
pensiamo al Laos, alla Cambogia.
D. – In un comunicato, il Cammino neocatecumenale
ha espresso gratitudine a Benedetto XVI per il suo magistero e per quanto ha fatto
per il Cammino. Cosa ha rappresentato Benedetto XVI per lei e per questa esperienza
di iniziazione cristiana?
R. – In questo comunicato abbiamo espresso quello
che sentiamo, cioè una costernazione ed una sofferenza per questa rinuncia, perché
per noi è stato più che un padre, è stato buonissimo … E’ stata una cosa sorprendente,
come è stato buono con noi. Quando era ancora professore a Tubinga, io sono andato
a trovarlo, perché molti suoi allievi erano italiani. Quindi, sono andato lì, mi ha
presentato sua sorella, abbiamo cenato insieme. Poi ci ha dato una lettera bellissima
per due parroci, suoi amici, di Monaco, che hanno aperto il Cammino. Dopo ha fatto
una cosa meravigliosa. Vedendo l’importanza, oggi, di aprire un’iniziazione cristiana
per aiutare i cristiani ad avere una fede più adulta, perché sappiano rispondere all’attuale
momento di secolarizzazione, a tutto un ambiente tremendo – pensiamo all’Europa che
è come se stesse vomitando il cristianesimo, non solo per i matrimoni omosessuali,
c’è il divorzio express che in Spagna ha portato ai divorzi ovunque! Ogni quattro
minuti in Spagna una persona divorzia - allora, il Papa ha capito che bisognava studiare
teologicamente quello che noi diciamo. Ha istituito una Commissione teologica e noi
abbiamo consegnato tutti i nostri scritti, cioè tutto quello che noi utilizziamo per
fare catechesi nelle parrocchie, i contenuti delle diverse tappe per il rinnovamento
del Battesimo: parola per parola, 3.100 pagine, sono stati studiati 13 volumi. E se
qualche frase poteva essere fraintesa, l’abbiamo cambiata. Ci hanno detto anche di
aggiungere tutti i riferimenti al Catechismo della Chiesa cattolica. Ci ha aiutato
molto. Noi siamo una realtà sorta dopo il Concilio Vaticano II per attuare il Concilio
e anche per la Nuova evangelizzazione. Abbiamo quasi 100 seminari missionari, più
di 800 famiglie in missione. Siamo sorpresi di quello che Dio sta facendo con noi!
E siamo pieni di gratitudine a questo Papa, non sappiamo come ringraziarlo.
D.
– Benedetto XVI, come lei ha ricordato, ha conosciuto il Cammino neocatecumenale già
nel 1974, a Tubinga; poi, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina
della fede, ha esaminato i contenuti delle catechesi; nel 2008 è venuta l’approvazione
definitiva degli Statuti e poi, l’anno scorso, delle celebrazioni dei Passaggi del
Cammino. Quindi, è stato un Papa molto importante per il Cammino, in quanto ha segnato
alcune tappe strutturali …
R. – Importantissimo! Dice Cristo: “Amatevi, amatevi
come io vi ho amato!”. Allora, una comunità dev’essere una comunità nella quale possiamo
conoscerci e dare segni concreti di amore: amore in una dimensione sorprendente, la
dimensione della Croce. “Amatevi come io vi ho amato”, vuol dire: amatevi al di là
della morte. Il “nemico” a volte è la moglie, il marito, i figli, tutti siamo un po’
nemici quando siamo diversi: sapere amare il nemico lasciandosi crocifiggere dai suoi
difetti, questo è essere cristiano!
D. – Centrale nel Magistero di Benedetto
XVI è anche la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Ecco,
questo della famiglia per il Cammino è un punto molto importante, tant’è vero che
sono state inviate centinaia di famiglie in tutto il mondo per la nuova evangelizzazione
…
R. – La famiglia cristiana salva la Chiesa e salva la società. L’Istituto
Giovanni Paolo II dell’Università Lateranense ci ha conferito il dottorato honoris
causa, con tre motivazioni. La prima, perché, hanno sottolineato, avete obbedito all’Humanae
Vitae. Paolo VI ha detto, nella Humanae Vitae, che ogni atto coniugale
dev’essere aperto alla vita. I fratelli che sono entrati nel Cammino hanno visto che
era vero, che il matrimonio acquistava una luce enorme! E da queste famiglie numerose
con 10, con 12 figli nascono tantissime vocazioni. E dopo, abbiamo visto che la comunità
salva la famiglia. Se c’è una famiglia, ad esempio, che entra un po’ in crisi, immediatamente
tutta la comunità li aiuta: la famiglia non è sola. E l’aver tanti figli ci ha portato
ad avere tanti giovani, però abbiamo visto che questi giovani erano a rischio, perché
tutto l’ambiente è un ambiente contrario alla Rivelazione. Allora abbiamo pensato
che fosse urgente compiere in ogni famiglia una sorta di celebrazione domestica, nella
quale passare la fede ai figli. Così la domenica tutta la famiglia si riunisce e si
pregano i salmi, e tutti cantano. E poi si apre una Parola della Bibbia e i genitori
domandano ai figli come quella parola illumini la loro realtà. Insegnare ai figli
che la Parola (come dice il salmo) è "lampada ai nostri passi", questa è una cosa
assolutamente importante per la Chiesa: che ogni famiglia cristiana abbia un momento
di incontro nel quale i genitori dialoghino con i figli e i figli parlino dei problemi
che riscontrano nella scuola, all’università.