2013-02-28 07:39:43

Il futuro della Siria passa per Roma. Oggi la riunione interministeriale alla presenza degli oppositori


Al via la conferenza interministeriale sulla Siria, a cui prende parte anche l'opposizione al regime di Assad. Delicati i punti di discussione, a cominciare dagli aiuti militari ai ribelli a quelli umanitari per la popolazione civile. Arrivato nella capitale italiana anche anche il nuovo Segretario di Stato americano, John Kerry. A cura di Salvatore Sabatino:

La svolta di Washington – Aiuti diretti ai ribelli siriani per accelerare la caduta di Assad. Le intenzioni degli Stati Uniti sono chiare. E traspaiono dalle parole del neo segretario di Stato, John Kerry, prima a Parigi, durante l’incontro con l’omologo Fabius, poi a Roma, nei primi incontri istituzionali, in preparazione al vertice internazionale sulla Siria convocato per oggi. In realtà bisognerà sciogliere diversi nodi. Washington, infatti, sarebbe indirizzata a fornire beni di prima necessità, per aiutare la popolazione civile; uno dei portavoce dell’opposizione siriana, invece, ha detto esplicitamente che alla conferenza odierna verrà chiesto un “sostegno militare qualitativo” per arrivare a una “soluzione politica da una posizione di forza”. Come dire, si guarda al post-Assad, con la consapevolezza di proseguire nella guerra. Certamente Obama attenderà il ritorno di Kerry a Washington per prendere una decisione. Il cambio di passo, però, potrebbe essere annunciato oggi. In realtà non solo da parte degli Stati Uniti, ma anche da parte della comunità internazionale, che in seguito all’estrema cautela avuta nei confronti della crisi siriana, ne ha causato l’impasse diplomatico.

Aiuti sì, ma niente armi – Quello che si discuterà oggi a Roma sarà un piano complesso e molto articolato. Washington, infatti, prevede di fornire direttamente ai rappresentanti della coalizione politica che si oppone al regime di Assad materiali ed equipaggiamento civile e militare: dunque, giubotti antiproiettile, veicoli blindati, mezzi di comunicazione. Si prevede inoltre di organizzare, ove sia possibile, veri e propri corsi di addestramento per i combattenti ribelli, oltre all'invio di aiuti per far fronte alla gravissima emergenza umanitaria. Dopotutto Obama nei giorni scorsi era stato chiaro, parlando della necessità di creare maggiori tutele per i civili coinvolti nel conflitto. Niente armi, però, arriveranno dall’America, visto che fin dall'inizio il timore della Casa Bianca e del Pentagono è che possano finire nelle mani sbagliate. Una probabilità che nessuno può permettersi, soprattutto in un momento come questo, in cui si rafforza la coalizione internazionale al fianco dei ribelli e la Russia sembra lentamente sfilarsi dall’alleanza di ferro con Damasco.

Le convergenze diplomatiche – Di un sostegno diretto ai ribelli siriani Kerry parlerà col ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, che incontrerà nelle prossime ore a Berlino. ''Continueremo a offrire e aumentare l'assistenza al popolo per promuovere la transizione verso un regime post-Assad'', si è limitato a commentare il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Ma le parole del segretario di Stato sono più che chiare sulla strada che gli Stati Uniti stanno per imboccare nel tentativo di porre fine a una guerra civile che in due anni si calcola abbia causato oltre 70.000 vittime. ''Pensiamo che più aiuti arrivano nelle zone liberate della Siria piu' la transizione si avvicini”, ha spiegato Kerry, da Parigi. Incassando il pieno appoggio di Fabius: ''Sulla Siria la pensiamo nello stesso modo. Bashar Al Hassad deve andare via''. Piena sintonia di vedute anche col segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, che ha incontrato a Roma.







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