2013-02-26 08:12:09

Elezioni in Italia: la Camera al Centro-sinistra, il Senato al Centro-destra. Affermazione del Movimento 5 Stelle


Il centrosinistra vince di un soffio alla Camera, il centrodestra ha più seggi al Senato dove però non c’è alcuna maggioranza. Exploit del Movimento 5 Stelle di Grillo, primo partito a Montecitorio. Deludente il risultato dello schieramento centrista. Fuori dal Parlamento l’ex presidente della Camera Fini, così come il movimento Rivoluzione civile di Ingoia. Questo in sintesi l’esito delle elezioni politiche. Affluenza in calo del 5,7% rispetto alle elezioni del 2008. E oggi sono attesi i risultati anche delle tre regioni: Lombardia, Lazio e Molise, in cui si è votato per presidente e giunta. Servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3
La coalizione Pd-Sel vince alla Camera con un vantaggio dello 0,36% su Pdl e Lega: in tutto 124 mila voti, pochissimi ma sufficienti a dare al centrosinistra il premio di maggioranza con 340 deputati. Nessuna maggioranza invece al Senato. Il centrosinistra ottiene più voti ma il centrodestra più seggi: 116 a 113. Lontani però dalla necessaria quota 158. Il risultato più eclatante è allora quello del Movimento 5 Stelle di Grillo, che ottiene 54 seggi al Senato e 108 alla Camera, dove con il 25,55% è addirittura il primo partito. Grillo ribadisce il no ad inciuci, convinto che ci sarà un governissimo Pd-Pdl che durerà 6 mesi. Da parte sua il segretario del Pd Bersani afferma che il risultato della Camera attribuisce al centrosinistra la responsabilità di gestire una situazione delicatissima. Il segretario del Pdl Alfano, soddisfatto per la rimonta del suo partito, chiede al Viminale di non proclamare ancora il vincitore a Montecitorio. Delude lo schieramento centrista guidato da Monti, che alla Camera supera di pochissimo la soglia del 10% e al Senato non potrà essere decisivo. La palla passa dunque ora al Capo dello Stato Napolitano. La strada è stretta: difficile immaginare alleanze con i grillino. Complicata anche l’ipotesi di grande coalizione. Aleggia dunque lo spettro di nuove elezioni in tempi brevi. Scenario di ingovernabilità commentato con sorpresa e preoccupazione anche dalla stampa estera.
Il voto italiano consegna dunque un Paese frammentato e a rischio di ingovernabilità. Proprio su questo punto Benedetta Capelli ha intervistato Antonio Maria Baggio docente di Filosofia Politica presso l'Istituto Universitario Sophia di Loppiano: RealAudioMP3

R. - Si delineano ancora dei blocchi ben precisi: centrodestra e centrosinistra. Non è riuscito l’inserimento di un centro forte proposto dal prof. Monti che avrebbe potuto cambiare la situazione. Monti sostanzialmente proponeva: “Andiamo al di là della vecchia concezione di destra e di sinistra, ci sono delle riforme da fare, allora mettiamoci a farle insieme”. Questa cosa non è stata recepita ed è evidente che gli italiani preferiscono lavorare all’interno delle collocazioni abituali di destra e di sinistra. Ha preso però corpo un grande “fantasma”, che è diventato reale: il Movimento 5 Stelle, che è l’elenco di tutte le cose che non funzionano nella politica e nella società. È chiaramente contrario agli altri partiti e rappresenta una sfida estremamente forte.

D. - Quali sono secondo lei ora gli scenari possibili: un governo di coalizione Pd, Pdl allargato al prof. Monti?

R. - Non credo che cercare la formuletta per tirare avanti sia una cosa facile. Una soluzione seria - ma non è l’unica - potrebbe essere quella di mettersi d’accordo per fare riforme essenziali: la riforma elettorale, la riforma della politica sulla trasparenza e l’onestà, e poi provvedimenti per il rilancio dell’economia; continuando ad attuare alcune delle riforme importanti avviate da Monti.

D. - Lo abbiamo appena accennato: il “boom” del Movimento 5 Stelle, di Grillo. Innanzitutto, un risultato del genere era quasi inatteso…

R. - Prendere sul serio ciò che il Movimento 5 Stelle dice è una cosa essenziale e significa prendere sul serio ¼ degli italiani che potevano astenersi, ma che invece vogliono ancora fare politica. Credo che qui possa venire anche dalla rete sociale dei cattolici un grande aiuto alla riflessione, per riformulare l’idea di destra e l’idea di sinistra.

D. - Il voto dei cattolici dove si è collocato, allora?

R. - E’ andato dappertutto. Io qui non parlerei e non ho parlato di voto, ma di pensiero sociale dei cattolici, della capacità che essi hanno di rappresentare la società. Quindi, non penso ad un conglomerato di cattolici che si esprima in un partito, ma ad una visione che i cattolici possono dare all’interno dei partiti dove sono, che a questo punto può veramente anche fare la differenza. Credo che sono i movimenti cattolici quelli che devono muoversi da soli, dare ai laici che ne fanno parte la possibilità di fare delle scelte personali, responsabili e di entrare in politica con dei progetti.


Le elezioni in Italia hanno influenzato le Borse, segnate da una spiccata volatilità. Dopo un iniziale momento di euforia, Piazza Affari ha azzerato i guadagni, scendendo in territorio negativo, per poi recuperare e chiudere con un magro +0,73%. Lo spread ha chiuso a 292 e l’euro è tornato a 1,3160 dollari. Anche le altre Borse europee hanno chiuso in discesa, mentre negli Stati Uniti Wall Street ha girato in negativo: il Dow Jones ha perso l’1,55% e il Nasdaq ha ceduto l’1,44%. I timori di instabilità dell’Italia hanno pesato anche sulla Borsa di Tokyo, che ha terminato gli scambi con un netto calo del 2,26%.







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