Convegno sulla Sindone nell’Anno della Fede, a Roma dall’1 al 4 marzo
“Sindone e nuova evangelizzazione”, il tema di un Convegno promosso dal Pontificio
Ateneo Regina Apostolorum nell’Anno della Fede. Studiosi, massimi conoscitori del
Sacro Telo converranno a Roma, l’1 e 2 marzo, per dibattere su “Sindone e Kérygma”
e “Sindone e comunicazione”. In chiusura dei lavori - durante i quali sarà possibile
visitare la Mostra “Chi è l’uomo della Sindone” - sarà anche lanciato un Concorso
sul Volto e il Crocifisso sindonico. L’evento è stato presentato alla stampa nella
sede del Pontificio Consiglio della Cultura. Roberta Gisotti ha intervistato
padre Rafael Pascual, direttore dell’Istituto Scienza e Fede dell’Ateneo pontificio
promotore del Convegno:
D. – Padre Pascual,
si è sottolineato più volte che la Sindone riveste un significato di fede al di là
della certezza della datazione. Forse è importante ripresentare, rinnovare e valorizzare
questo significato proprio nell’Anno dedicato alla Fede...
R. – Sicuramente.
Dunque, che cosa ci offre la Sindone? Direi che sia un segno, che bisogna cercare
di capire, di leggere, di interpretare. E’ un segno che ci parla di Gesù. In questo
senso, dunque, ci porta proprio alla centralità del messaggio del cristianesimo, che
è proprio il messaggio della Pasqua. Noi nella Sindone vediamo proprio il riflesso
della Passione del Signore, la sua morte e anche la Resurrezione. Siamo, dunque, al
cuore del Credo, nella parte cristologica. Mi sembra per questo che la Sindone abbia
qualcosa da dire a noi proprio oggi, nell’Anno della Fede.
D. – In questo Convegno,
oltre appunto al tema della Sindone e il Kérygma, si parlerà di Sindone e comunicazione...
R.
– Quello che deve trasmettere il cristiano è un messaggio e questo è il cuore della
comunicazione. Abbiamo un messaggio da trasmettere, anzi, il grande messaggio: la
Buona Novella. E proprio la Sindone viene a darci questo, perché ci offre in qualche
modo il linguaggio per farlo. Adesso siamo nel mondo della comunicazione, dell’immagine,
e la Sindone, dunque, essendo un’immagine, può offrire qualcosa di molto importante
in questo senso.
D. – Ci saranno degli approfondimenti su Sindone e Tv, su
Sindone e Cinema...
R. – Noi vediamo come la Tv in diversi momenti, anche durante
le ultime Ostensioni, abbia avuto un ruolo molto importante. Ci sono stati programmi
di grande audience, per approfondire questo argomento, che sicuramente è arrivato
a tutte le persone. La Sindone appare in diverse occasioni anche nel Cinema, con diversi
aspetti e diverse prospettive. Ha avuto anche lì un ruolo. Come nello stesso Vangelo,
dove ha aperto gli occhi alla fede dei due discepoli, che la mattina della Resurrezione
sono andati al Sepolcro e hanno visto la Sindone. Il Vangelo dice che Giovanni ha
visto e ha creduto.
D. – Un Convegno che non vuole rimanere, mi sembra di
capire, un consesso tra persone colte, ma che vuole sollecitare i fedeli tutti...
R.
– Esattamente. Non volevamo fare un Convegno per studiosi, per esperti, ma un Convegno
aperto al pubblico, a tutte le persone, ai credenti, ma anche agli scettici, perché
è un messaggio che si rivolge anche a loro. Nel Vangelo si racconta la posizione di
Tommaso, che ha detto: “Se io non vedo, non credo”. La cosa più sorprendente è che
Gesù in qualche modo ha accettato la sfida ed è apparso proprio per lui, per fargli
mettere le dita sulle piaghe e la mano sul costato. La Sindone, dunque, è quasi una
risposta alla provocazione del non credente, come a dire: “Ecco, qui c’è il segno:
se vuoi credere hai anche la possibilità, con l’aiuto di questo segno”.