2013-02-22 15:17:02

Rapporti diplomatici Santa Sede-Sud Sudan. Mons. Boccardi: decisione del Papa per la pace


La Santa Sede e la Repubblica del Sud Sudan, desiderose di promuovere rapporti di mutua amicizia, hanno deciso di comune accordo di stabilire tra di loro relazioni diplomatiche, a livello di Nunziatura Apostolica da parte vaticana e di Ambasciata da parte sud-sudanese. Salgono così a 180 gli Stati che intrattengono relazioni diplomatiche piene con la Santa Sede. Il Sudan del Sud è uno Stato dell'Africa centro-orientale, con capitale Giuba, indipendente dal 9 luglio 2011. Contrapposto al Nord arabo e musulmano, ha vissuto una guerra durata oltre 40 anni, terminata con gli Accordi di pace del 2005. Grande due volte l'Italia, ha una popolazione di circa 8 milioni di persone, per il 60% cristiani, mentre il restante 40% pratica religioni tradizionali. L'economia del Sud Sudan è una delle più deboli del mondo, nonostante le grandi risorse agricole e minerarie del Paese. Sulle reazioni della Chiesa locale alla notizia delle relazioni diplomatiche, ascoltiamo il nunzio apostolico a Khartoum, mons. Leo Boccardi, al microfono di Sergio Centofanti:RealAudioMP3

R. – La Chiesa cattolica nella nuova Repubblica del Sud Sudan ha accolto con enorme soddisfazione la notizia dell’allacciamento delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Ho ricevuto già questa mattina, da molti vescovi, personalità sud sudanesi, espressioni di grande apprezzamento, per questa decisione del Santo Padre che cade in una giornata davvero particolare. Oggi è la festa della Cattedra di San Pietro. La Chiesa nel Sud Sudan che conta circa 5 milioni di cattolici, raccolti in sette diocesi, esprime perciò oggi profonda riconoscenza al Santo Padre per questo importante atto del suo Pontificato e ancora di più desidera manifestargli la sua filiale devozione prima del 28 febbraio. Ha pensato anche a noi il Papa, al Sudan e al Sud Sudan, prima di lasciare il suo ministero petrino, e questo ci riempie di gioia e di commozione. Le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e Giuba esprimono in primo luogo la sollecitudine di Papa Benedetto per tutte le Chiese. In secondo luogo, questo atto viene visto, come un sostegno che la Santa Sede, insieme a numerosi altri Paesi, intende offrire e certamente non farà mai mancare alla nuova Repubblica del Sud Sudan - come è noto, nata il 9 luglio del 2011 - e che necessita oggi più che mai sia a livello bilaterale, che a livello multilaterale, dell’appoggio concreto e convinto di tutta la comunità internazionale. Io sono certo che la presenza di un nunzio apostolico a Giuba, quando questo sarà possibile, aiuterà molto la Chiesa locale a ritrovare vitalità, azione, spirito di comunione, e sentirsi parte attiva nella costruzione di una società più giusta solidale pacificata e riconciliata. Un compito certamente arduo, viste le tensioni esistenti nel Paese. Ma questa Chiesa è giovane e il Sud Sudan è il Paese più giovane del mondo. Quindi noi oggi diciamo un grande grazie al Santo Padre e tanti auguri a Giuba per una collaborazione che inizia oggi e speriamo porti molti frutti per il futuro.

D. – Quali sono le relazioni tra Nord e Sud Sudan?

R. – Purtroppo le relazioni in Sudan sono allo stallo e non si vede per il momento una via di uscita. Il negoziato è stato interrotto e tutti i problemi purtroppo restano ancora irrisolti. Le violenze nel Sud Kordofan, nel Blue Nile, nel Darfur, continuano. La situazione umanitaria resta sempre grave. C’è preoccupazione, e si avverte in particolare, qui, a Khartoum, per la vita della Chiesa, dovuta in particolare allo status del personale religioso sia di origine sud sudanese che di altri Paesi del mondo. Le autorità governative, le scorse settimane, infatti, non hanno rinnovato ad alcuni missionari il permesso di soggiorno e per diversi altri i permessi sono stati ridotti solo per sei mesi. Andiamo avanti con fiducia e speriamo che anche questo problema possa trovare una soluzione e che i colloqui, che sono attualmente in corso con il Ministero degli Affari religiosi, portino ad una maggiore comprensione e a una reciproca collaborazione per il bene di tutti.







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