Dopo alcune ore di relativa calma nel capoluogo settentrionale, testimoni locali hanno
riferito che dall’alba di ieri colpi d’arma da fuoco si sono nuovamente fatti sentire
al centro di Gao, 1200 km a nord di Bamako, la capitale. Gli intensi scontri tra militari
e insorti del Movimento per l’unità del jihad in Africa occidentale (Mujao) sono durati
più di otto ore. I jihadisti, che sarebbero arrivati da villaggi circostanti attraversando
il fiume, hanno appiccato il fuoco al palazzo di giustizia e a un benzinaio; l’incendio
si è poi propagato a una parte del mercato centrale. I ribelli islamisti - riferisce
l'agenzia Misna - sono anche riusciti a occupare per una parte della giornata la sede
del comune di Gao e la residenza del governatore. Il gruppo, formato da una quarantina
di uomini armati, è stato disperso nel tardo pomeriggio dopo un pesante intervento
con le truppe maliane e francesi mentre elicotteri di Parigi hanno sorvolato la città
fino a sera. Negli scontri sarebbero stati uccisi almeno otto insorti mentre un numero
imprecisato ma elevato di soldati maliani è rimasto ferito. Inoltre diversi civili
sarebbero stati raggiunti da proiettili vaganti. Fonti di stampa maliane sottolineano
che per ore le strade di Gao sono rimaste deserte, con la gente rintanata dentro casa,
negozi e uffici chiusi. La situazione rimane altrettanto instabile a Kidal, 300 km
più a nord, dopo l’attentato che si è verificato ieri nei pressi del campo militare
dove sono dispiegati soldati francesi e ciadiani, nel quale due civili sono rimasti
feriti. In serata è arrivata la rivendicazione del Mujao: “Siamo riusciti a penetrare
senza alcuna difficoltà al centro di Kidal per fare esplodere, come previsto, un veicolo.
Altre esplosioni interverranno su tutto il territorio. Andiamo verso una vittoria
contro i nemici dell’Islam” ha dichiarato il portavoce Abu Walid Sahraoui. A Kidal
sarebbero presenti esponenti della ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione
dell’Azawad, che a giorni dovrebbero partecipare a negoziati diretti con il governo
di transizione di Bamako e potrebbero collaborare con i militari di Parigi per lottare
contro gli islamisti. A fine gennaio le forze francesi dell’operazione Serval sostenute
dalle truppe di Bamako e dai soldati africani della Missione internazionale di sostegno
al Mali (Misma) hanno ripreso il controllo dei due capoluoghi settentrionali, cacciando
i ribelli che si sono rifugiati all’estremo nord est del Paese, nella zona montuosa
ed estesa dell’Adrar degli Ifoghas. Fonti di stampa internazionale segnalano inoltre
la presenza di jihadisti nei pressi di Douentza, a sud di Gao, dove seppelliscono
mine per impedire gli spostamenti dei militari, ma anche a Bourem, più a nord, in
teoria ripresa agli insorti lo scorso fine settimana. Intanto da Bamako, dove si sono
riuniti i capi di stato maggiore della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale
(Cedeao), è arrivata una serie di raccomandazioni e nuove proposte strategiche alla
luce della complessa situazione sul terreno, trasformatasi in guerriglia. “L’evolversi
delle condizioni sul terreno implica nuove risposte. Bisogna aumentare gli effettivi
e i mezzi materiali a disposizione. Per questo servono ulteriori fondi affinché la
missione abbia successo” ha dichiarato l’ex presidente burundese Pierre Buyoya, rappresentante
dell’Unione Africana in Mali e nel Sahel. La Cedeao ha annunciato che a pieno regime
le Forze africane della Misma potrebbero raggiungere 10.000 elementi invece dei 3.300
inizialmente previsti. (R.P.)