2013-02-22 20:26:42

In Myanmar migliaia di persone vivono in campi di accoglienza inadeguati: l'impegno di "Medici senza frontiere"


In Myanmar a otto mesi dagli scontri violenti tra la comunità buddista Rakhine e quella musulmana dei Rohingya è ancora emergenza umanitaria. Migliaia sono le persone che hanno perso le loro case e che ora vivono nei campi di fortuna, costruiti nelle risaie, senza accesso all’assistenza medica di emergenza. Alessandro Filippelli ha intervistato Barbara Maccagno responsabile medico dell’associazione Medici Senza Frontiere:RealAudioMP3

R. - L’assistenza sanitaria di base è legata appunto al fatto della mancanza di acqua. Abbiamo quindi registrato casi di diarrea, oppure malattie infettive parassitarie e dermatosi, e soprattutto nei bambini, episodi di infezioni respiratorie.

D. - Qual è la situazione nei campi? La questione delle donne incinte è una delle tante emergenze da affrontare…

R. - Purtroppo la situazione rimane ancora molto precaria. Ci sono molte persone sfollate che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni e quindi si trovano alloggiate in campi di accoglienza che non sono adeguati a ricevere ed ospitare decine di migliaia di persone. La mancanza di acqua pulita o comunque potabile rimane un problema che non è stato ancora risolto, e anche un’assistenza medica alle donne gravide che sono presenti nei campi purtroppo rimane difficile ed inadeguata.

D. - Dovete fare i conti con le ripetute minacce e le intimidazioni da parte di un gruppo all’interno della comunità Rakhine. Nonostante questi gravi condizionamenti, come pensate di poter far capire che "Medici senza frontiere" vuole solamente fornire assistenza medica?

R. - La nostra organizzazione è piuttosto conosciuta nella zona, perché effettivamente siamo presenti da più di dieci anni con dei progetti a lungo termine. Quindi ci affidiamo al fatto che, le esperienze e le attività che abbiamo condotto nel passato in favore della popolazione, possano in qualche modo agevolarci anche in questa particolare situazione. Quindi continueremo ovviamente a cercare in tutti i modi di poter avere dei contatti con i leader di queste comunità e dimostrare che il nostro impegno rimane presente e continuerà per quanto ci sia possibile e per quanto ci sarà consentito.







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