Sri Lanka: appello di vescovi e religiosi all'Onu per i profughi tamil
Riportare gli ultimi profughi della guerra civile nei loro luoghi d'origine, demilitarizzare
il nordest dello Sri Lanka e indagare su omicidi sommari e sparizioni forzate avvenuti
durante e dopo il conflitto. Sono alcune delle richieste che mons. Rayappu Joseph,
vescovo di Mannar, e 133 religiosi tamil cristiani vogliono presentare al Consiglio
delle Nazioni Unite per i Diritti umani (Unhrc). Il comitato si riunirà la prossima
settimana a Ginevra, e tra le questioni sul tavolo vi sarà anche la risoluzione Onu
sui presunti crimini di guerra commessi dalle forze armate nel conflitto con le Tigri
Tamil. "Anzitutto - si legge nella lettera ripresa dall'agenzia AsiaNews - vi sono
ancora 52 campi profughi a Jaffna e nella zona settentrionale. Terreni dove gli Idp
(Internally Displaced People, sfollati interni) potrebbero far ritorno e ricominciare
la propria vita, ma che invece sono occupati dall'esercito per motivi di 'sicurezza
e sviluppo'". I firmatari della lettera operano tutti del nordest dell'isola, l'area
a maggioranza tamil più colpita dalla guerra civile. Il vescovo e i religiosi esortano
l'Unhrc a riprendere in mano la risoluzione approvata lo scorso anno e verificare
il comportamento del governo del Paese. "Siamo preoccupati - sottolineano - per l'autoritarismo
dilagante in tutto lo Sri Lanka, che sta provocando attacchi immotivati e minacce
a operatori di pace, studenti, giornalisti, sindacalisti e sacerdoti che criticano
il governo". (R.P.)