Pakistan: contro terrorismo e settarismo, il governo cerca l’appoggio degli ulema
L’elogio va a quegli ulema (capi religiosi islamici) che “sono stati fedeli nel dare
e vivere il messaggio di unità, di amore e di pace e nel condannare ogni atto di violenza
in questo Paese”. All’indomani della strage di sciiti in Beluchistan – ultima di una
lunga serie che in dieci anni ha causato in Pakistan, secondo stime ufficiali, 30mila
vittime – il governo pakistano, tramite le parole di Paul Bhatti, il Ministro per
l’Armonia Nazionale, sancisce l’alleanza con i leader religiosi, in primis quelli
islamici, nella lotta contro “terrorismo, violenza settaria, estremismo e discriminazione
che hanno toccato il picco massimo della nostra storia”, causando la perdita di “migliaia
di preziose vite innocenti”. Come riferito a Fides, alla conferenza nazionale intitolata
“Vivere insieme con la diversità”, tenutasi ieri a Islamabad, hanno partecipato Raja
Pervaiz Ashraf, Primo Ministro del Pakistan, ministri federali, parlamentari, senatori,
numerosi leader e rappresentanti delel comunità religiose. L’assemblea ha ribadito
la volontà di promuovere il dialogo interreligioso e interculturale come mezzo per
creare una corrente pacifica e armoniosa in Pakistan e a combattere “le forze della
violenza e dell’intolleranza che continuano ad essere alimentate dalla povertà e analfabetismo”.
Bhatti ha rimarcato nel suo discorso, inviato all’agenzia Fides, l’esistenza di “una
mentalità che fomenta l’odio”, una mentalità che è “anti-religiosa, anti-islamica,
anti-umana, contraria a quanto immaginava il Padre Fondatore Muhammad Ali Jinnah,
che sognava un Paese dove persone di tutte le tradizioni religiose possono vivere
insieme, pacificamente, senza discriminazione e paura”. Notando l’urgenza del momento,
Bhatti chiede a tutte le forze sane del Paese, nella politica, nella società , nelle
comunità religiose, di “lottare insieme contro questa mentalità, che per troppo tempo
ha indebolito la nostra società”, impedendone lo sviluppo anche sul piano economico.
E’ la sfida cruciale che oggi il Pakistan affronta – nota il Ministro – che richiede
“pensieri attenti, nervi saldi, uno sforzo collettivo e un'azione risoluta, nel presente
e nel futuro”. Per garantire pace, stabilità, democrazia, uguaglianza, giustizia,
unità a tutta la popolazione pakistana, conclude, è necessario elaborare una “roadmap”
che accolga le proposte dei leader religiosi, studiosi, accademici, politici, rappresentanti
della società civile. (R.P.)