Il sindaco di Castel Gandolfo: pronti per accogliere Benedetto XVI
Castel Gandolfo si appresta ad accogliere Benedetto XVI il prossimo 28 febbraio, ultimo
giorno del suo Pontificato. Gian Giacomo Martinetti ha intervistato il sindaco
della cittadina laziale, Milvia Monachesi:
R. – Castel
Gandolfo è conosciuta in tutto il mondo per la presenza del Santo Padre. Questo ci
dà un grande onore, ma anche un grande onere: dobbiamo essere all’altezza dell’accoglienza
sia nei confronti del Papa, sia anche dei tanti pellegrini che vengono.
D.
– Il 28 febbraio sarà, quindi, un giorno eccezionale sia a livello mondiale che per
tutta Castel Gandolfo…
R. – Castel Gandolfo è una cittadina molto credente
e tutti si stanno preparando per accogliere il Papa: ci sono incontri in diocesi,
in parrocchia, ma anche in Comune. Ieri io mi sono vista con il parroco, con il comandante
delle guardie municipali per organizzare i pullman, per organizzare il suo arrivo,
per fare in modo che sia accolto nel migliore dei modi.
D. – E’ possibile
immaginare il gran fermento che accompagna la vita di Castel Gandolfo in questi giorni.
Come vi state organizzando a livello istituzionale per il 28 febbraio?
R. –
C’è una grande collaborazione, in particolare per quanto riguarda la Messa nella chiesa
parrocchiale. Noi ci rapportiamo, insieme anche alla Polizia di Stato, per organizzare
tutta la sicurezza: i negozi sulla piazza – ad esempio – devono tenere dentro tutte
le cose, devono togliere tutto. C’è una grande organizzazione, anche riguardo al servizio
sanitario… Sono giorni impegnativi.
D. – Come hanno risposto emotivamente
i suoi concittadini alla notizia della rinuncia di Papa Benedetto XVI?
R. –
Le reazioni di noi castellani sono state diverse. Noi ci ponevamo più dalla parte
umana del Papa: eravamo più preoccupati per lui. C’è un affetto filiale e noi siamo
felicissimi del fatto che il Papa voglia venire qui il 28 febbraio. Lo consideriamo
davvero un grande onore e lo consideriamo un suo tornare a casa: la nostra è più una
presenza e una vicinanza di affetto filiale.
D. – Lei cosa ricorda del suo
primo incontro con Benedetto XVI?
R. – Ero emozionatissima per la figura alta
che rappresenta: mi sono sentita davvero accolta. Avevo una tensione molto, molto
alta, poi quando lo ho incontrato, si è sciolta. C’era un po’ l’immaginario di una
persona severa… Anche la sua grandissima formazione teologica: una persona così preparata
intellettualmente, ci si aspetta sia un po’ fredda, un po’ più sulle sue, un po’ severo
forse. Invece ha dimostrato tutto il contrario: ha dimostrato un’umanità, una semplicità,
una capacità di entrare in relazione con le persone. Questo mi ha colpito tantissimo!
D.
– Che cosa può, invece, raccontare del vostro ultimo colloquio?
R. – Quello
che mi ha colpito l’ultima volta è stato lo sguardo, uno sguardo penetrante: non era
il saluto scontato di chi dà la mano e basta… Ti guarda dentro. Mi ha detto: “Pregate
per me”. Io ho risposto: “Tutto Castel Gandolfo le è vicino, tutto Castel Gandolfo
l’accoglie, tutto Castel Gandolfo la saluta”. E lui mi ha detto nuovamente: “Pregate
per me”. Questa cosa mi è rimasta dentro.