2013-02-21 08:59:01

Giordania: il card. Sarah tra i profughi siriani. L'incontro con il Re Abdallah II


Centinaia di profughi siriani hanno accolto martedì pomeriggio il card. Robert Sarah, presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, in visita al campo profughi di Zarqa, in Giordania, in questi mesi divenuto uno dei principali luoghi di rifugio della popolazione in fuga dalla guerra. La visita è avvenuta a margine del Forum regionale delle Caritas in Medio Oriente e Nord Africa, iniziato ieri mattina ad Amman. A confermarlo all'agenzia AsiaNews è padre Rifat Bader, sacerdote giordano del Centro cattolico di studi e comunicazione della capitale giordana. Per l'occasione il card. Sarah ha consegnato di persona ai profughi pacchi con beni di prima necessità e fondi per il funzionamento del campo. La visita è stata anche un'occasione per incontrare i rappresentanti della Chiesa locale, impegnati nel lavoro di aiuto agli sfollati e nell'educazione dei bambini attraverso gli istituti scolastici del Patriarcato latino di Gerusalemme. Mercoledì mattina il porporato aprendo ad Amman i lavori dell'Assemblea annuale dell'organismo regionale di collegamento tra le 17 agenzie nazionali Caritas del Medio Oriente e del Nord Africa (Caritas Mona), ha proposto alcune riflessioni relative al Motu proprio "Intima Ecclesiae natura", il documento pontificio sul servizio della carità pubblicato lo scorso 1° dicembre. Quest'anno, al summit delle Caritas del Medio Oriente e del Nord Africa sono presenti più di 40 tra vescovi, sacerdoti e responsabili laici e religiosi delle diverse strutture nazionali. All'incontro partecipano anche il vescovo caldeo di Aleppo Antoine Audo, presidente di Caritas Siria, e del vescovo caldeo ausiliare di Baghdad Shlemon Wardouni, presidente di Caritas Iraq. “Le famiglie hanno difficoltà a reperire il cibo. - ha raccontato il vescovo caldeo di Aleppo mons. Audo - A soffrire, oltre alle fasce più deboli, sono anche le persone della classe media, “che hanno difficoltà e vergogna di chiedere aiuto alle istituzioni caritatevoli” sottolinea il vescovo della seconda città del Paese, teatro di duri scontri che hanno portato alla chiusura di oltre l’80% delle attività lavorative esistenti prima del conflitto. Ieri pomeriggio i lavori dell'Assemblea si sono concentrati sull'emergenza siriana, cercando di definire strategie coordinate davanti alle urgenze umanitarie e assistenziali collegate al conflitto. Sempre mercoledì mattina tutti i partecipanti al summit hanno incontrato il Re Abdallah II di Giordania il quale ha affrontato la situazione dei profughi siriani. “La Giordania sta facendo fronte a un afflusso di persone senza precedenti e con pochi mezzi a disposizione”, ha detto all’agenzia Misna mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e presidente di Caritas Somalia, anche lui ad Amman per l’incontro delle Caritas della regione. “La gente in fuga dal conflitto e dalle violenze ha fame. Stiamo parlando di 380.000 persone tra cui numerosi donne e bambini solo in Giordania, a cui si aggiungono altrettanti in Libano e circa 15.000 in Turchia. In questi giorni – afferma mons. Bertin - stiamo discutendo su come coordinare gli aiuti e i progetti per sostenere i campi rifugiati sorti a ridosso delle frontiere del Paese” senza contare che per chi resta in Siria la situazione è “altrettanto se non più difficile”. Per questo motivo, il sovrano giordano ha chiesto l’apertura di corridoi umanitari nel Paese che migliorino le condizioni di vita della popolazione siriana e rallentino l’afflusso di rifugiati diretti verso la monarchia hashemita. (R.P.)







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