Giordania: il card. Sarah tra i profughi siriani. L'incontro con il Re Abdallah II
Centinaia di profughi siriani hanno accolto martedì pomeriggio il card. Robert Sarah,
presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, in visita al campo profughi di Zarqa,
in Giordania, in questi mesi divenuto uno dei principali luoghi di rifugio della popolazione
in fuga dalla guerra. La visita è avvenuta a margine del Forum regionale delle Caritas
in Medio Oriente e Nord Africa, iniziato ieri mattina ad Amman. A confermarlo all'agenzia
AsiaNews è padre Rifat Bader, sacerdote giordano del Centro cattolico di studi e comunicazione
della capitale giordana. Per l'occasione il card. Sarah ha consegnato di persona ai
profughi pacchi con beni di prima necessità e fondi per il funzionamento del campo.
La visita è stata anche un'occasione per incontrare i rappresentanti della Chiesa
locale, impegnati nel lavoro di aiuto agli sfollati e nell'educazione dei bambini
attraverso gli istituti scolastici del Patriarcato latino di Gerusalemme. Mercoledì
mattina il porporato aprendo ad Amman i lavori dell'Assemblea annuale dell'organismo
regionale di collegamento tra le 17 agenzie nazionali Caritas del Medio Oriente e
del Nord Africa (Caritas Mona), ha proposto alcune riflessioni relative al Motu proprio
"Intima Ecclesiae natura", il documento pontificio sul servizio della carità pubblicato
lo scorso 1° dicembre. Quest'anno, al summit delle Caritas del Medio Oriente e del
Nord Africa sono presenti più di 40 tra vescovi, sacerdoti e responsabili laici e
religiosi delle diverse strutture nazionali. All'incontro partecipano anche il vescovo
caldeo di Aleppo Antoine Audo, presidente di Caritas Siria, e del vescovo caldeo ausiliare
di Baghdad Shlemon Wardouni, presidente di Caritas Iraq. “Le famiglie hanno difficoltà
a reperire il cibo. - ha raccontato il vescovo caldeo di Aleppo mons. Audo - A soffrire,
oltre alle fasce più deboli, sono anche le persone della classe media, “che hanno
difficoltà e vergogna di chiedere aiuto alle istituzioni caritatevoli” sottolinea
il vescovo della seconda città del Paese, teatro di duri scontri che hanno portato
alla chiusura di oltre l’80% delle attività lavorative esistenti prima del conflitto.
Ieri pomeriggio i lavori dell'Assemblea si sono concentrati sull'emergenza siriana,
cercando di definire strategie coordinate davanti alle urgenze umanitarie e assistenziali
collegate al conflitto. Sempre mercoledì mattina tutti i partecipanti al summit hanno
incontrato il Re Abdallah II di Giordania il quale ha affrontato la situazione dei
profughi siriani. “La Giordania sta facendo fronte a un afflusso di persone senza
precedenti e con pochi mezzi a disposizione”, ha detto all’agenzia Misna mons. Giorgio
Bertin, vescovo di Gibuti e presidente di Caritas Somalia, anche lui ad Amman per
l’incontro delle Caritas della regione. “La gente in fuga dal conflitto e dalle violenze
ha fame. Stiamo parlando di 380.000 persone tra cui numerosi donne e bambini solo
in Giordania, a cui si aggiungono altrettanti in Libano e circa 15.000 in Turchia.
In questi giorni – afferma mons. Bertin - stiamo discutendo su come coordinare gli
aiuti e i progetti per sostenere i campi rifugiati sorti a ridosso delle frontiere
del Paese” senza contare che per chi resta in Siria la situazione è “altrettanto se
non più difficile”. Per questo motivo, il sovrano giordano ha chiesto l’apertura di
corridoi umanitari nel Paese che migliorino le condizioni di vita della popolazione
siriana e rallentino l’afflusso di rifugiati diretti verso la monarchia hashemita.
(R.P.)