Elezioni in Ecuador: i vescovi invitano a votare per un'autentica democrazia
Domani, circa dodici milioni di ecuadoregni sono chiamati alle urne per eleggere un
nuovo presidente della Repubblica, il vicepresidente, e i membri del Parlamento. Otto
i candidati tra cui l’attuale capo del governo Rafael Correa che dovrà superare il
40% dei voti con almeno dieci punti percentuale di vantaggio rispetto agli altri aspiranti:
l’ex- banchiere Guillermo Lasso; l’ex presidente Lucio Gutiérrez, gli ex-alleati di
Correa, Alberto Acosta e Norman Wray, il magnate delle banane Álvaro Noboa, il pastore
evangélico Nelon Zavala, e il giovane indipendente Mauricio Rodas. Dopo un decennio
di destituzioni, colpi di stato, rinunce e sostituzioni che caratterizzarono la sedia
presidenziale, nel 2006, con l’elezione di Correa, l’Ecuador è entrato in un periodo
di stabilità politica e soprattutto, economica dovuta in gran parte alla sostenuta
crescita dei prezzi del petrolio la principale risorsa del Paese, e la fluidità delle
rimesse provenienti dai tre milioni di ecuadoriani residenti all’estero, calcolate
in tre miliardi e mezzo di dollari annui. La riforma costituzionale, finita con l’approvazione
della nuova Carta Magna nel 2008, e la ratificazione del Presidente nel 2009, è stata
seguita da una serie di politiche all’insegna del socialismo del XXI secolo propugnato
del vicino presidente venezuelano Hugo Chávez. Infatti, l’Ecuador fedele alleato delle
politiche integrazioniste dell’America Latina, fa parte dell’Alleanza Bolivariana
delle Americhe (Alba) controproposta al sistema di alleanza commerciale introdotta
dagli Stati Uniti (Alca), la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caribici (Celac)
e l’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur), ma ha pure intrapreso rapporti con
Paesi come la Cina, Iran e Russia. Nonostante, la stabilità e la popolarità acquisita
in questi anni con l’investimento in infrastrutture, educazione e salute, l’attuale
governo è accusato di presidenzialismo e personalismo, di trasgressione all’indipendenza
dei poteri dello Stato, di violazione alla libertà di espressione e alcuni casi di
corruzione ancora latenti. I vescovi dell’Ecuador, in un messaggio pubblicato a gennaio,
in apertura della campagna elettorale, hanno sottolineato che in una società democratica
è il cittadino che delega il potere ai propri governanti, e quindi ricorda al potere
politico che “non si tratta un popolo come una moltitudine amorfa che si può manipolare
o strumentalizzare”. In questo senso, i vescovi hanno esortato il governo a rispettare
l’ordinamento giuridico come anche la divisione e l'autonomia tra i poteri dello Stato.
L’episcopato ha chiamato gli elettori ad esercitare il proprio diritto e dovere di
votare con coerenza in favore della difesa della vita dal concepimento alla fine naturale,
della famiglia costituita da un uomo e una donna, della libera scelta dei padri alla
educazione dei figli. Il documento dei presuli ricorda inoltre, che i laici cristiani
hanno l’obbligo morale di discernere circa la compatibilità delle proposte politiche
con la fede e la morale di vita cristiana e, pertanto, non devono aderire a sistemi
ideologici che si oppongano a essa. Più di 320 osservatori internazionali partecipano
all’elezioni, in maggioranza da organizzazioni del continente americano, come l’Organizzazione
di Stati Americani (Oea) e l’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur), ma anche
l’Unione Africana, la Lega Araba e l’Associazione dei Paesi del Sudest Asiatico (Asean).
L’Unione Europea che non è stata invitata. (A cura di Alina Tufani)