Connivenza tra politica e business del gioco d'azzardo. La denuncia degli esperti
Porre un limite al gioco d’azzardo. Questo l’appello ai candidati alle prossime elezioni
lanciato dalla campagna nazionale “Mettiamoci in gioco”. Se da una parte si sono moltiplicate
le iniziative della politica contro la gravità di questo fenomeno, dall’altra le associazioni
aderenti all’iniziativa denunciano una connivenza tra le due realtà. Per fare qualche
esempio: finanziamento di campagne elettorali, leggi a favore dell’azzardo, partiti
che detengono quote nel business, ex politici afiniti a capo di aziende del gioco.
Paolo Ondarza ha intervistato Maurizio Fiasco della Consulta Nazionale
Antiusura e Matteo Iori, presidente di Conagga, il Coordinamento Nazionale
Gruppi per Giocatori d’Azzardo. Quest’ultimo spiega il legame tra politica e azzardo: R. – Sia per
i finanziamenti diretti ai partiti dalle industrie del gioco d’azzardo, sia per quanto
riguarda i ruoli all’interno di società e industrie di gioco, da parte di persone
che hanno avuto un peso molto autorevole in politica; sono stati ministri, sono stati
sottosegretari, persone che in qualche modo hanno appoggiato il mondo del gioco anche
emendamenti o tramite proposte di legge.
D. – Cosa, secondo lei, dovrebbero
dire esplicitamente i candidati alle politiche per una lotta credibile, senza ambiguità
al gioco d’azzardo?
R. – Dovrebbero dire chiaramente che il gioco d’azzardo
crea una dipendenza. Dovrebbero dire che certe pubblicità devono essere vietate perché
possono essere ingannevoli. Devono dire che il gioco d’azzardo non può essere più
solo un fenomeno economico per fare cassa, ma è un fenomeno che desta molte preoccupazioni
sul quale bisogna ritornare a riflettere.
D. – Maurizio Fiasco, lei è un esperto
della consulta nazionale antiusura. Tassare il gioco d’azzardo potrebbe essere un
deterrente contro la piaga di questo fenomeno?
R. – E’ una misura utile per
chiudere con questa sbornia che dura ormai da troppi anni perché aumentando la tassazione
sul gioco d’azzardo si dovrà ridurre la quota che va a finire nelle micro, insignificanti,
restituzioni a chi gioca, che spesso vince due, tre, cinque, dieci euro al massimo.
Quindi, questa forma compulsiva, che ormai ha riguardato ina grande parte degli italiani
potrebbe ottenere un relativo freno. In realtà la tassazione non farà aumentare gli
introiti per lo Stato ma farà calare questo mercato abnorme del gioco che ha effetti
depressivi sull’economia, effetti perniciosi sulla quotidianità delle famiglie ed
effetti di aggravamento del deficit pubblico per lo Stato.
D. – Rileva un attenzione
prioritaria data alla piaga del gioco d’azzardo nei programmi delle varie coalizioni?
R.
– Mi pare di constatare amaramente che c’è un cumularsi di rimozione e di diniego
letterale della realtà. Per me è inspiegabile.
D. – Le vostre richieste alla
politica?
R. – Che prenda coscienza della gravità del gioco e che programmi
e governi bene una recessione, un ritorno indietro da questa macchina impazzita.