2013-02-15 14:54:59

L'incontro con i parroci. Don Fabio Bartoli: il Papa ci ha fatto vedere la Chiesa del futuro


Nella preghiera sarò sempre vicino a tutti voi, anche se per il mondo rimarrò nascosto: con queste parole, giovedì mattina, il Papa ha salutato i sacerdoti romani. Un incontro intenso: tanti i preti con le lacrime agli occhi. Benedetto XVI ha parlato della sua esperienza del Concilio Vaticano II. Don Fabio Bartoli, parroco della Chiesa di San Benedetto al Gazometro era presente. Sergio Centofanti lo ha intervistato: RealAudioMP3

R. - Voglio raccontare un’esperienza molto intima che ho vissuto al momento del nostro ingresso in Basilica come unico presbiterio nella città. Siamo entrati cantando le litanie dei Santi e devo confidare che quello per me è stato un momento fortissimo. In questi giorni, come molti, anch’io ho avuto dei momenti di incertezza, di difficoltà. Continuavo a ripetermi di stare tranquillo, che il Vicario di Cristo sa quello che fa - sicuramente lo sa molto meglio di me! - che è il Signore che guida la sua Chiesa, e nondimeno, comunque dentro rimaneva un po’ di turbamento, come un sentirsi in un certo senso orfani, come se avessimo perso un punto di riferimento importante. Mentre siamo entrati cantando le litanie dei Santi, io ascoltavo tutti questi nomi che pronunciavamo ed ognuno di questi per me, in qualche maniera, naturalmente significa molto. Per cui, ascoltando questi nomi, ascoltavo un compendio di storia della Chiesa: dietro ognuno di loro c’è una storia che conosco: le scelte che hanno operato, le cose che hanno sofferto. E in quel momento, ho avuto la fortissima percezione di quello che noi siamo come Chiesa: abbiamo un’identità che affonda le sue radici talmente indietro nel passato, talmente in profondità, che è veramente incrollabile. Ricordo proprio distintamente quello che ho pensato in quel momento: “Non praevalebunt!, stai tranquillo, perché la Chiesa è veramente nelle mani di Dio, siamo passati attraverso di tutto nella nostra storia!”. E allora, improvvisamente, quel vago senso di smarrimento che avevo, si è tramutato in una grande speranza. È stato un momento spiritualmente molto forte.

D. - Il discorso che il Papa ha fatto è stato immenso, densissimo, 45 minuti a braccio senza esitazioni, ha raccontato la storia del Concilio dal di dentro …

R. - Innanzi tutto quello che voglio dire è che io non sono capace di parlare 45 minuti a braccio in quel modo, senza dire una parola inutile, senza mai ripetermi! Sono rimasto sbalordito dalla sua lucidità e dalla sua presenza. Poi il discorso in se stesso è stato “la ciliegina sulla torta” rispetto alla meditazione che avevo fatto precedentemente, entrando in Basilica, perché il Papa parlandoci del passato, del Concilio, ci ha parlato veramente del futuro. Ci ha spiegato come la Chiesa vive, e in sostanza ci ha detto questo: il grande dono del Concilio, la grande forza e la sua grande novità sono ancora davanti a noi. Specialmente alla fine del suo discorso, quando ha parlato della differenza tra il Concilio reale e il Concilio percepito, ci ha fatto capire come il tesoro del Concilio Vaticano II sia ancora tutto da esplorare. Una volta che avremo fatto piazza pulita - come lui ha fatto - di tante interpretazioni false del Concilio, di tante letture parziali ecc, si aprirà un tesoro immenso davanti a noi - ancora in larga parte inesplorato -. Questo, davvero, ci fa sperare. È un segno grande per il futuro.







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