Superare individualismi e rivalità che deturpano il volto della Chiesa: così il Papa
nel Mercoledì delle Ceneri
“Ritornare a Dio con tutto il cuore”: è il forte richiamo che il Papa ha rivolto nell’omelia
della Messa celebrata per l'inizio della Quaresima, nella Basilica di San Pietro,
con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri. La liturgia quest’anno non
si è tenuta, come da tradizione, nella Basilica di Santa Sabina per poter accogliere
i tanti fedeli che hanno voluto prendere parte all’ultima grande celebrazione con
Benedetto XVI. Il servizio di Debora Donnini:
“Per me è
un’occasione propizia per ringraziare tutti, specialmente i fedeli della Diocesi di
Roma, mentre mi accingo a concludere il ministero petrino, e per chiedere un particolare
ricordo nella preghiera”.
Così il Papa apre la sua omelia nella Messa per
il Mercoledì delle Ceneri. Nella Basilica vaticana si respira un clima di commozione
in quella che, di fatto, è l’ultima grande celebrazione con Benedetto XVI. A testimonianza
del forte affetto per il Papa, la grande presenza dei fedeli e la lunga processione
di cardinali e vescovi, che entra nella Basilica vaticana seguita dallo stesso Benedetto
XVI sulla pedana mobile. Il Papa si richiama alle circostanze che hanno suggerito
di radunarsi nella Basilica di San Pietro e non in quella di Santa Sabina. “Siamo
numerosi intorno alla Tomba dell’Apostolo Pietro – dice – anche a chiedere la sua
intercessione per il cammino della Chiesa in questo particolare momento” rinnovando
“la nostra fede” in Cristo Signore. A risuonare nella liturgia del Mercoledì delle
Ceneri, il richiamo del profeta Gioele al popolo di Israele a ritornare a Dio con
tutto il cuore, cioè dal centro dei nostri pensieri, sentimenti e azioni. Questo è
possibile – spiega il Papa - grazie alla forza della misericordia di Dio e diventa
realtà concreta “solo quando la grazia del Signore penetra nell’intimo e lo scuote
donandoci la forza di ‘lacerare il cuore’”. Il profeta fa anche risuonare da parte
di Dio l’invito a lacerarsi il cuore e non le vesti:
“In effetti, anche
ai nostri giorni, molti sono pronti a 'stracciarsi le vesti' di fronte a scandali
e ingiustizie – naturalmente commessi da altri –, ma pochi sembrano disponibili ad
agire sul proprio “cuore”, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando
che il Signore trasformi, rinnovi e converta”.
Questo richiamo alla conversione
profonda del cuore ha anche una dimensione comunitaria: “la fede è necessariamente
ecclesiale”, ricorda il Pontefice, e il cammino penitenziale non lo si affronta da
soli ma con tanti fratelli, nella Chiesa. La riflessione di Benedetto XVI si sofferma
ancora sulla lettura tratta dal profeta Gioele, che parla della preghiera dei sacerdoti
che chiedono a Dio con le lacrime agli occhi: “non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti”. "Questa preghiera - dice - ci fa riflettere sull’importanza
della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre
comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte,
deturpato:
“Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa,
alle divisioni nel corpo ecclesiale. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente
comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso
per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti”.
“Ecco ora il momento
favorevole”. Con l’Apostolo Paolo, Benedetto XVI invita quindi a cogliere queste parole
“con un’urgenza che non ammette assenze o inerzie”. Il Papa si sofferma su “Gesù,
l’innocente, il Santo,‘Colui che non aveva conosciuto peccato’” che, dice, “si fa
carico del peso del peccato condividendone con l’umanità l’esito della morte, e della
morte di croce”: “La riconciliazione che ci viene offerta ha avuto un prezzo
altissimo, quello della croce innalzata sul Golgota, su cui è stato appeso il Figlio
di Dio fatto uomo. In questa immersione di Dio nella sofferenza umana e nell’abisso
del male sta la radice della nostra giustificazione. Il «ritornare a Dio con tutto
il cuore» nel nostro cammino quaresimale passa attraverso la Croce, il seguire Cristo
sulla strada che conduce al Calvario, al dono totale di sé”.
Un cammino,
questo, in cui imparare ad uscire dall’egoismo e dalle chiusure per fare spazio a
Dio che trasforma il cuore e ad ascoltare più assiduamente la Parola di Dio. Il Papa
ricorda le tre pratiche fondamentali della legge mosaica e indicazioni del cammino
quaresimale: elemosina, preghiera e digiuno. Gesù “denuncia l’ipocrisia religiosa”,
“gli atteggiamenti che cercano l’applauso” e sottolinea invece come sia “la verità
del rapporto con Dio ciò che qualifica l’autenticità di ogni gesto religioso”, nota
Benedetto XVI evidenziando che “il vero discepolo non serve se stesso o il ‘pubblico’,
ma il suo Signore”:
“La nostra testimonianza allora sarà sempre più incisiva
quanto meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del
giusto è Dio stesso, l’essere uniti a Lui, quaggiù, nel cammino della fede, e, al
termine della vita, nella pace e nella luce dell’incontro faccia a faccia con Lui
per sempre”.
“Risuoni forte in noi l’invito alla conversione”, a "ritornare
a Dio con tutto il cuore": “nessuno di noi” – dice il Pontefice – “sia sordo a questo
appello” che ci viene rivolto anche nel rito delle ceneri.
Dopo l’omelia, infatti,
il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano e arciprete
della Basilica di San Pietro, ha imposto le ceneri sul capo di Benedetto XVI che,
a sua volta, ha fatto lo stesso con alcuni cardinali, vescovi, sacerdoti e semplici
fedeli.
Questa sera “c’è un velo di tristezza sul nostro cuore”, ha detto il
cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nell’indirizzo di saluto, ricordando
la commozione e il profondo rispetto con cui la Chiesa e il mondo hanno appreso la
notizia della sua decisione di rinunciare al ministero petrino. Il pensiero del porporato
va al Magistero di Benedetto XVI che, dice, ha fatto filtrare “i raggi della verità
e dell’amore di Dio” per dare luce “al nostro cammino, anche e soprattutto nei momenti
in cui le nubi si addensano nel cielo”. Quindi il cardinale Tarcisio Bertone
rivolge un commosso ringraziamento al Papa: “Questa sera noi vogliamo ringraziare
il Signore per il cammino che tutta la Chiesa ha fatto sotto la guida di Vostra Santità
e vogliamo dirLe dal più intimo del nostro cuore, con grande affetto, commozione e
ammirazione: grazie per averci dato il luminoso esempio di semplice e umile lavoratore
nella vigna del Signore, un lavoratore, però, che ha saputo in ogni momento realizzare
ciò che è più importante: portare Dio agli uomini e portare gli uomini a Dio”.
Un
saluto che strappa, alla folla di fedeli, un lungo, commosso, interminabile applauso.