Mons. Giordano: Benedetto XVI indica all'Europa la via per uscire dalla crisi, ritrovare
la sua identità
La notizia della rinuncia del Papa ha avuto particolare risonanza nell'ambito delle
istituzioni europee. Fausta Speranza ha intervistato mons. Aldo Giordano,
osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa:
R. – Joseph
Ratzinger quando è stato eletto alla Cattedra di Pietro ha scelto il nome di Benedetto.
E’ chiaro, quindi, il riferimento al compatrono d’Europa, è chiaro il riferimento
al patriarca del monachesimo occidentale. Così ha detto tutto il suo interesse per
la questione della diffusione del cristianesimo nel nostro continente e per le radici
cristiane irrinunciabili per il presente e per il futuro delle nostre terre. Credo,
soprattutto, che il Papa stia accompagnando la ricerca dell’uomo europeo: una ricerca
certamente difficile, una ricerca inquieta. Si può citare il compagno di viaggio di
Papa Benedetto XVI, che è Sant’Agostino. Si può dire che l’Europa ha un cuore inquieto
e che il Papa conosce le domande dell’uomo europeo, le accompagna e soprattutto vuole
indicarne la meta. La meta è l’incontro personale con Gesù di Nazareth, con la persona
di Gesù di Nazareth.
D. – L’Europa è in crisi: crisi economica, crisi di valori,
crisi anche di gestione politica. Papa Benedetto XVI più volte aveva messo in allarme
su alcuni meccanismi dell’economia, che non erano per servire davvero la persona,
l’uomo. E poi c’è tutto il valore spirituale del suo insegnamento. Che dire di questo?
R.
– Forse, molto prima di altri, il Papa ha saputo indicare il cuore della crisi dell’Europa.
Noi sappiamo di essere davanti ad una crisi che è quasi sistemica e rimanda a problemi
di pensiero, a problemi culturali. Il Papa ha individuato un cuore della crisi, dove
ci sarebbe il rischio per l’Europa di uscire addirittura di scena, dal gioco planetario,
economico e soprattutto culturale nel fatto che l’Europa rischia di perdere la sua
identità. Quindi ha focalizzato il problema nell’identità europea. Questa identità
che, secondo Benedetto XVI, starebbe nell’incontro avvenuto nella storia dell’Europa
tra la ragione scientifica, la ragione filosofica, la ragione giuridica e la ragione
contenuta nel cristianesimo. Il fatto che la modernità progressivamente abbia separato
le due ragioni, che l’Europa rischi di scegliere solo una ragione di tipo astratto
prescindendo dalla ragione del cristianesimo, questo sarebbe il suo rischio, sarebbe
il suo pericolo.
D. – Lei, mons. Giordano, è osservatore permanente della Santa
Sede presso il Consiglio d’Europa e si trova a Strasburgo, dove c’è anche il Palamento
europeo, quindi altre istituzioni europee. Ci può dire qualcosa della risposta che
c’è stata all’annuncio di Benedetto XVI di questa scelta così difficile, ma così forte
per il bene della Chiesa?
R. – Le parole che io ho sentito nell’ambito delle
istituzioni europee sono: “coraggio”, “responsabilità”, “generosità, “umiltà” e anche,
in particolare, “libertà”, legata forse al termine dell’umiltà. In genere c’è stata
una grande emozione, accompagnata anche da sofferenza e ammirazione, direi quasi unanime,
per la coerenza di questa scelta. Mi sembra sia emersa anche un’espressione di gratitudine,
in molte persone. Forse più profondamente qualcuno si è anche interrogato se questa
scelta del Papa non ci obblighi ad un profondo esame di coscienza sia all’interno
della Chiesa ma anche come Paesi europei; se sia una scelta storica che ci mette davanti
alla domanda “dove vogliamo andare?”. Ci si chiede se Benedetto XVI voglia soprattutto
dirci che noi siamo in una storia che, se vuole avere un futuro, deve, da una parte,
radicarsi nella sua tradizione. A me piace molto che il Papa insista molto sul fatto
che noi siamo dei “preceduti”, che altri ci hanno preceduti e che veniamo da una tradizione,
veniamo da una storia. In questa grande onda storica in cui ci inseriamo, noi abbiamo
gli elementi per interrogarci su quali contributi l’Europa può dare al futuro, recuperando
una fedeltà per la nostra vocazione, recuperando una fedeltà per la ricchezza che
l’Europa ha maturato nei secoli.