Benedetto XVI: rinuncio al ministero petrino, età e fatica mi impediscono di assolverlo
al meglio
Benedetto XVI ha annunciato a sorpresa ieri mattina al Collegio cardinalizio la rinuncia
al ministero petrino a partire dalle 20 del prossimo 28 febbraio, data e ora dalle
quali la Santa Sede sarà considerata “vacante” e potrà essere convocato il nuovo Conclave.
La notizia, che ha immediatamente fatto il giro dei media mondiali, è stata comunicata
dal Papa durante il Concistoro ordinario pubblico delle ore 11, nel quale dovevano
essere trattate le Cause di canonizzazione di un gruppo di martiri e di due religiose.
Tra i motivi principali della scelta di Benedetto XVI la constatazione che le sue
“forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il
ministero petrino”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
"Decisionem
magni momenti pro Ecclesiae vitae..." “Una decisione di grande importanza per
la vita della Chiesa”. È la semplice, dirompente introduzione destinata a passare
alla storia di questo Pontificato e dei venti secoli che lo hanno preceduto. Davanti
ai suoi confratelli del Collegio cardinalizio, Benedetto XVI è diretto: il Concistoro
riguardava tre Canonizzazioni ma il motivo della riunione è ben altro e il Papa spiega
senza preamboli i motivi che lo hanno spinto a un passo che conta rarissimi precedenti
in duemila anni.
"Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata..." “Dopo
aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza
– afferma con voce chiaramente emozionata Benedetto XVI – che le mie forze, per l’età
avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.
Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere
compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando”.
Tuttavia, riconosce con franchezza, “nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti
e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la
barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del
corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale
da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”.
Un’affermazione
netta, che segna uno spartiacque nella cronologia del Pontificato iniziato poco meno
di otto anni fa. “Ben consapevole della gravità di questo atto – asserisce Benedetto
XVI – con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore
di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che,
dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà
vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione
del nuovo Sommo Pontefice”.
Le ultime parole di questa comunicazione sono di
gratitudine per i primi collaboratori che lo hanno circondato e sostenuto in questi
anni, i cardinali. “Carissimi Fratelli – dice loro il Papa – vi ringrazio di vero
cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero,
e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora – prosegue – affidiamo la Santa Chiesa
alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua Santa
Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere
il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda – soggiunge – anche in futuro, vorrò
servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio”.
Al
termine di queste parole di Benedetto XVI, nella comprensibile sorpresa di quegli
istanti, è stato il decano del Collegio delle porpore, il cardinale Angelo Sodano,
a esprimere a nome di tutti un saluto carico di affetto al Papa:
“Santità,
amato e venerato successore di Pietro, come un fulmine a ciel sereno, ha risuonato
in quest’aula il suo commosso messaggio. L’abbiamo ascoltato con senso di smarrimento,
quasi del tutto increduli. Nelle sue parole abbiamo notato il grande affetto che sempre
Ella ha portato per la Santa Chiesa di Dio, per questa Chiesa che tanto Ella ha amato.
Ora permetta a me di dirle a nome di questo cenacolo apostolico, il collegio cardinalizio,
a nome di questi suoi cari collaboratori, permetta che le dica che le siamo più che
mai vicini, come lo siamo stati in questi luminosi 8 anni del suo pontificato. Il
19 aprile del 2005, se ben ricordo, al temine del Conclave, io le chiesi, con voce
anche trepida da parte mia, ‘Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?’,
ed Ella non tardò, pur con trepidazione, a rispondere dicendo di accettare confidando
nella grazia del Signore e nella materna intercessione di Maria, Madre della Chiesa.
Come Maria, quel giorno Ella ha detto il suo “Si” ed ha iniziato il suo luminoso pontificato
nel solco della continuità, di quella continuità di cui Ella tanto ci ha parlato nella
storia della Chiesa, nel solco della continuità coi suoi 265 predecessori sulla cattedra
di Pietro, nel corso di duemila anni di storia, dall’apostolo Pietro, l’umile pescatore
di Galilea, fino ai grandi papi del secolo scorso, da San Pio X al beato Giovanni
Paolo II. Santo Padre, prima del 28 febbraio, come lei ha detto, giorno in cui desidera
mettere la parola fine a questo suo servizio pontificale fatto con tanto amore, con
tanta umiltà, prima del 28 febbraio, avremo modo di esprimerle meglio i nostri sentimenti.
Così faranno tanti pastori e fedeli sparsi per il mondo, così faranno tanti uomini
di buona volontà, insieme alle autorità di tanti Paesi. Poi ancora in questo mese
avremo la gioia di sentire la sua voce di pastore, già mercoledì nella giornata delle
Ceneri, poi giovedì col clero di Roma, negli Angelus di queste domeniche, nelle udienze
del mercoledì. Ci saranno quindi tante occasioni ancora di sentire la sua voce paterna.
La sua missione però continuerà. Ella ha detto che ci sarà sempre vicino con la sua
testimonianza e con la sua preghiera. Certo, le stelle nel cielo continuano sempre
a brillare e così brillerà sempre in mezzo a noi la stella del suo pontificato. Le
siamo vicini, Padre Santo, e ci benedica”.