Sud Sudan: sette radio cattoliche al lavoro per lo sviluppo del Paese
Da circa un anno e mezzo il Sud Sudan è una nazione indipendente, ma mancano ancora
una Carta costituzionale definitiva e un senso unitario di cittadinanza tra le popolazioni
locali. Nel promuovere entrambi questi obiettivi sono impegnate anche le sette emittenti
radio della Conferenza episcopale, riunite nel Catholic Radio Network, che già avevano
dato il loro contributo allo svolgimento pacifico del referendum del 2011. Nell’intervista
di Davide Maggiore ascoltiamo la testimonianza della direttrice del network,
suor Paola Moggi, missionaria comboniana:
R. - La nostra
grande sfida è proprio questa costruzione dell’identità sud sudanese perché la guerra
ha fatto tanti danni non soltanto nelle strutture ma proprio nel cuore delle persone.
Vivere insieme in modo pacifico, non percependo l’altro come una minaccia, è un processo
che prenderà tempo. Tutte le nostre stazioni hanno programmi in lingue locali perché
è questo l’elemento chiave del nostro network. Abbiamo 18 lingue diverse parlate dalle
stazioni radio, con stazioni che parlano prevalentemente due, tre, lingue e alcune
che ne parlano anche cinque. Questo ci permette di raggiungere la popolazione analfabeta,
in particolare le donne, e coinvolgerla in questo processo di riconciliazione, convivenza
e crescita dell’identità sud sudanese.
D. – Il Sud Sudan in questo momento
si sta preparando alla redazione della nuova Costituzione…
R. – Noi abbiamo
già iniziato i programmi di sensibilizzazione della popolazione sulla Costituzione
transitoria. La gran parte della popolazione non è neppure cosciente che c’è una Costituzione.
Non ha idea di che cosa significhi una Costituzione. Il processo di revisione doveva
iniziare dal gennaio del 2012. Ancora non c’è stato nessun passo da parte del governo
e anche della commissione di revisione per attuare l’educazione civica. Noi stiamo
operando e abbiamo grande speranza che il governo, una volta passato il momento di
crisi economica per la chiusura dei pozzi di petrolio, possa impegnarsi in questo
senso. Anche perché la consultazione popolare attorno alla Costituzione è un preziosissimo
momento di dialogo interculturale e di crescita di una visione condivisa come popolo.
D.
– Abbiamo accennato alla crisi tra i due Sudan. Voi siete presenti su entrambi i versanti
di questa crisi perché avete anche un’emittente che trasmette dal territorio nord
sudanese, in particolare dai monti Nuba…
R. – La stazione che opera nei monti
Nuba è quotidianamente sotto le bombe. I monti Nuba sono in una situazione di guerra
tra il cosiddetto Sudan People Liberation Army–Nord (Spla–N), e le forze armate del
Sudan. La stazione dei monti Nuba in questo momento per noi è una stazione di grande
sostegno alla popolazione soprattutto come elemento di speranza. Certo, continuano
le tensioni politiche fra il Nord Sudan e il Sud Sudan. C’è stato un accordo che è
stato firmato ma non è attuato, e non è attuato proprio per la situazione di conflitto
nei monti Nuba. Tuttora i pozzi di petrolio sono chiusi. Sono circa tre o quattro
mesi che i salari e gli incentivi non sono pagati. Quindi c’è una situazione di stress
all’interno del Paese e dobbiamo aiutare a risolverla anche attivando nella popolazione
l’uso di altre risorse, ad esempio l’agricoltura.
D. – La scelta del Catholic
Radio Network è stata quella di puntare sulla formazione umana. Come si inserisce
questa scelta nella vostra vocazione missionaria e nell’annuncio del Vangelo?
R.
– La promozione umana è parte del Vangelo e i valori del Vangelo sono anzitutto valori
di vita. Per noi la scelta di impegnarci all’interno dei media non è finalizzata a
un discorso tecnologico, è finalizzata innanzitutto a un discorso di vita.