Egitto: proteste contro il presidente Morsi, due anni fa le dimissioni di Mubarak
Almeno 93 persone sono state arrestate in Egitto in seguito agli scontri del cosiddetto
"Venerdì della dignità", che ha visto migliaia di manifestanti, in tutto il Paese,
contestare il governo islamista del presidente Mohamed Morsi, leader dei Fratelli
musulmani. Centinaia i feriti. Le proteste sono proseguite anche ieri al Cairo. In
questo clima, oggi ricorre il secondo anniversario delle dimissioni del presidente
Mubarak. In due anni il Paese non ha raggiunto ancora una stabilità e nuovi e vecchi
poteri forti continuano ad impedire una reale transizione democratica. Giancarlo
La Vella ne ha parlato con Giuseppe Acconcia, giornalista che sta seguendo
con attenzione la “primavera araba”:
R. – Da quel
momento è iniziato il processo contro l’ex rais. E’ stato condannato all’ergastolo
ma in realtà ormai è tutto da rifare. Anche le condanne all’ergastolo per lui e l’ex
ministro dell’Interno Habib el Adly sono da rivedere. E quindi, si torna un po’ a
quella data, all’11 febbraio 2011, in un clima di grande tensione.
D. – Quei
poteri forti che convivevano con Mubarak, sono ancora presenti, oggi?
R. –
Sì, proprio per evitare il ritorno al caos il presidente Mohammed Morsi ha conferito
poteri speciali all’esercito che può arrestare i manifestanti, soprattutto nelle tre
città che sono state oggetto di maggiori tensioni nelle ultime settimane: Port Said,
Suez e Ismalia. Quindi, in qualche modo l’accordo tra islamisti ed esercito prosegue
per tenere il Paese nella stabilità, per evitare che la piazza spinga ad una trasformazione
radicale. Ma in realtà, il clima è talmente teso che viene presa di mira direttamente
l’opposizione, e questo rende il clima sempre più teso e difficile da riportare alla
normale tranquillità.
D. – C’è ancora, nell’Egitto di oggi, qualcuno che rimpiange
Mubarak?
R. – Sicuramente, il primo rimpianto viene dall’approvazione della
Costituzione, perché questa Costituzione è la Costituzione dei Fratelli musulmani
e non rappresenta la complessità del popolo egiziano. Quindi, questa è sicuramente
una rottura con il passato: la Costituzione del 1971 che è stata in vigore nei 30
anni di regime di Mubarak, dava una rappresentazione della società egiziana più equilibrata
di questa.
D. – Come Mubarak è riuscito a governare in modo stabile per 30
anni?
R. – Prima di tutto con la legge di emergenza, che è stata in vigore
per questi 30 anni, e che ha soffocato le manifestazioni e l’opposizione egiziana
che si è trovata a poter manifestare di nuovo soltanto negli ultimi anni; e poi sicuramente
con un sistema di assistenza che ha favorito la dipendenza dallo Stato delle classi
più disagiate. Questo è stato fatto anche delegando parte del potere ai Fratelli musulmani,
e con la fine del regime di Mubarak i Fratelli musulmani hanno acquisito quel potere
che prima avevano soltanto marginalmente e così adesso sono loro il nemico dei manifestanti,
sono loro che vogliono implementare e riprodurre il controllo sulla società che prima
aveva il Partito nazionale democratico.