2013-02-07 13:43:25

Egitto: impunite le violenze contro le donne che manifestano per la democrazia


In Egitto continuano a verificarsi violenze contro le donne, soprattutto durante le manifestazioni di piazza. La denuncia viene da un rapporto di Amnesty International, reso noto ieri, che chiede alle autorità di mettere fine a questa cultura dell’impunità. Debora Donnini ha intervistato Riccardo Noury, portavoce dell’organizzazione in Italia:RealAudioMP3

R. – Il contesto è quello di un fenomeno di lungo periodo, che parte dagli anni di Mubarak, attraversa i mesi della rivoluzione, e arriva fino all’attuale presidenza di Mohammed Morsi. Si chiama discriminazione, si chiama stigma nei confronti delle donne e ha prodotto sotto Mubarak e produce ancora oggi tantissimi casi di violenza sessuale, di attacchi di gruppo, di masse di uomini, nei confronti di donne. Succede in particolare sempre più spesso nelle manifestazioni. E’ successo proprio nei giorni dell’anniversario della Rivoluzione del 25 gennaio del 2011, nel luogo simbolo di quella rivoluzione, Piazza Tahrir, dove ci sono stati almeno 25 casi di violenza sessuale, compiuti in pubblico, nella piazza, nei confronti di donne isolate, accerchiate e aggredite.

D. – Chi sono le persone che compiono queste violenze?

R. – Intanto, è importante dire che delle centinaia di persone, anche inquadrate, riprese da videocamere e telefonini, non risulta che ci siano state inchieste avviate per violenza sessuale. Sono persone, secondo gli attivisti rivoluzionari, pagate per seminare disordine, per disonorare le donne, per intimidirle, per punirle per la loro partecipazione alla rivoluzione. E c’è anche da aggiungere che, in una società che ha un elemento di misoginia nel suo complesso, è difficile pensare che anche un movimento rivoluzionario possa esserne del tutto immune. Il fatto è che, oggi, Piazza Tahrir ed altri luoghi pubblici egiziani sono luoghi di paura e il risultato, chiunque sia responsabile e quale sia l’origine di questa violenza, è che le donne vengono allontanate dalla piazza in maniera brutale. Il risultato, però, incoraggiante è che le donne in quella piazza ci stanno ancora, si organizzano in movimenti di monitoraggio, di pronto intervento antimolestie. Ne sono stati fondati due soltanto nelle ultime settimane.

D. – Il rapporto cita la testimonianza di un’attivista, Dalia Abdel Wahab che, appunto, è stata aggredita durante un corteo...

R. – Sì, è una testimonianza scioccante. Purtroppo non è l’unica aggressione brutale, con modalità da branco, nei confronti di una persona che partecipava ad una manifestazione. E’ per il suo voler prendere parte alla piazza e alle decisioni che è stata aggredita, in maniera terribile. Il fatto importante, però, è che racconti e che, come lei, stiano raccontando altre donne. Chi esercita la violenza sessuale nei confronti delle donne in Egitto, chi la ordina, chi la condona, lasciando impuniti i responsabili, ha un obiettivo: quello di chiudere la bocca alle donne, ma le donne non ci stanno.

D. –Amnesty cosa chiede al presidente Morsi, alle autorità del Cairo?

R. – Chiediamo che il tema grave - insieme ad altre questioni di diritti umani violati – della violenza contro le donne che manifestano nei luoghi pubblici sia affrontato con la massima priorità, che ci siano misure di protezione per le donne che manifestano, che sia garantito il loro diritto di manifestare in maniera libera, senza paura, e che le forze di sicurezza intervengano, compiano arresti, che le persone arrestate vengano processate, sanzionate con pene pesanti, che insomma arrivi un messaggio, che finora non è arrivato: che alle autorità egiziane sta a cuore il futuro del Paese, di tutte le persone che sono in quel Paese, donne incluse. Fino ad oggi non è stata data priorità alla violenza contro le donne e questo è invece ciò che chiediamo di cambiare al presidente Morsi.

Ultimo aggiornamento: 8 febbraio







All the contents on this site are copyrighted ©.