Spagna: messaggio del card. Ouellet per la Giornata Ispanoamericana
Tra meno di un mese, domenica 3 marzo, le diocesi di Spagna celebreranno la Giornata
Ispanomericana, istituita nel 1959 per ricordare i vincoli di solidarietà, comunione
e collaborazione evangelizzatrice tra la nazione iberica ed il continente latinoamericano.
Per l’occasione, il card. Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per
l’America Latina (Cam), ha diffuso un messaggio, dal titolo “America, porta aperta
alla missione”: in esso, il porporato evidenzia come, nel corso dell’Anno della fede,
indetto da Benedetto XVI per celebrare i 50 anni del Concilio Vaticano II, sia “irrinunciabile
la chiamata all’impegno missionario”, poiché “è l’amore di Cristo che spinge ad evangelizzare”.
Tanto più che, continua il card. Ouellet, “l’impulso missionario è sempre stato, e
continua ad essere, il miglior indicatore della vitalità della fede della Chiesa e
delle sue comunità cristiane”. Il porporato, quindi, evidenzia un dato significativo:
oggi, “più del 50% dei cattolici di tutto il mondo risiede nel continente americano””,
a dimostrazione del fatto che “la fede suscitata ed alimentata da migliaia di sacerdoti
diocesani, da religiosi, religiose e laici provenienti da tutta la Spagna è stata
portata avanti fino ad oggi grazie all’impegno missionario”. C’è, tuttavia, un aspetto
che il presidente della Cam mira a sottolineare, ovvero che la nuova evangelizzazione
si basa sulla “conversione pastorale”, poiché oggi “l’America Latina necessita di
una nuova evangelizzazione di fronte alla realtà del cambiamento tanto profondo che
sta avvenendo all’interno della sua società”. Tale cambiamento, scrive il porporato,
ha aspetti positivi, come “l’intensa crescita economica che ha portato all’aumento
della classe media ed allo sviluppo di nuovi areopaghi nel campo della politica, delle
università e dei mass media”. Non mancano, tuttavia, i lati negativi, come “l’emarginazione
di alcuni settori, la povertà e la sofferenza che si incontrano nelle periferie delle
grandi città, la solitudine degli anziani, l’abbandono delle donne, gli immigrati
che vengono sottoposti ad ogni genere di violenza, le vittime dell’alcolismo, della
tossicodipendenza e della delinquenza”. E non solo: il card. Ouellet sottolinea come
la realtà latinoamericana oggi sia pervasa ovunque “dalla cultura globale del relativismo
e dell’edonismo, dall’erosione della religiosità popolare” e come ciò vada contro
“l’istituzione familiare e la cultura della vita, lasciando i giovani smarriti, spesso
orfani dei genitori, maestri ed educatori”. Proprio per questo, spiega il porporato,
“la Chiesa in America Latina ha assunto, come principale impegno missionario, quello
della conversione pastorale”, intesa come risposta alla chiamata di “essere discepoli
di Cristo per farlo conoscere al mondo”. Questa conversione, sottolinea il presidente
della Cam, riguarda “tanto le persone che le strutture della Chiesa” ed implica “una
grande disponibilità a ripensare e riformare molte strutture pastorali, avendo come
principio costitutivo la spiritualità della comunione e dell’audacia missionaria”.
Anche perché, continua il card. Ouellet, “i cristiani non possono tenere la loro straordinaria
esperienza di vita solo per sé, bensì devono condividerla con tutti gli uomini”. Ed
è certo che “nella storia della Chiesa, l’impeto missionario è sempre stato segno
di vitalità della fede, mentre la sua diminuzione ne ha denotato la crisi”. Il messaggio
del presidente della Cam guarda anche alla realtà specifica delle migrazioni che –
dice – “hanno messo in evidenza la fragilità della fede delle persone e delle comunità”
e che implicano, attualmente, “una revisione della carità, di fronte ad evidenti episodi
di rifiuto” nell’accogliere chi viene da un altro Paese. Al contempo, il card. Ouellet
ricorda l’impegno missionario dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, evidenziando
come “la vocazione alla missione sia stata sentita e portata avanti anche dai laici”.
Infine, il presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina conclude il
suo messaggio con queste parole: “La collaborazione sacerdotale e apostolica tra le
comunità cristiane deve essere considerata come una delle risposte più valide per
assicurare una globalizzazione nella solidarietà, così come una delle forme che caratterizzano
la nuova evangelizzazione”, nell’ottica di “ favorire la disponibilità delle persone
a servizio della missione”. (A cura di Isabella Piro)