L'Azerbaigian protesta per i rifugiati siriani armeni in Nagorno-Karabakh
Alta tensione fra Armenia e Azerbaigian per l’annosa questione del territorio conteso
del Nagorno-Karabakh, enclave controllata dall’Armenia in territorio azero, dopo una
guerra conclusa nel 1994. Due soldati azeri sono stati uccisi martedì nell'enclave
da un cecchino armeno, secondo quanto denuncia il ministero della difesa dell’Azerbaigian.
Si teme una nuova escalation del conflitto, legata anche alla questione del reinsediamento
dei profughi ameni siriani nel territorio del Nagorno-Karabakh. Secondo i dati del
governo centrale, circa 6.000 armeni siriani sono arrivati in Armenia, in seguito
allo scoppio della violenza in Siria. Circa 100 famiglie siriane armene sono state
insediate nei territori controllati dall’Armenia in territorio azero e il sentimento
nazionalista sembra essere un fattore determinante nelle aspirazioni di reinsediamento
di questi rifugiati. Il Ministro degli esteri azero ha protestato ufficialmente, esprimendo
“grave preoccupazione”, notando che in Armenia vi sono molti luoghi dove è possibile
ospitare i profughi e che questo potrebbe rappresentare il tentativo di mutare gli
equilibri demografici nella provincia contesa. L’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo,
Boutros Marayati, commenta all'agenzia Fides: “La questione del Nagorno Karabakh è
una questione tra Armenia e Azerbaigian. Non vorrei che i profughi siriani fossero
coinvolti strumentalmente in questo conflitto. Sappiamo che alcune famiglie amene
siriane sono tornate in Armenia, dove magari hanno una casa e figli che studiano all'Università.
Queste famiglie si sono trasferite a Yerevan, capitale dell'Armenia, dove so che è
stata aperta anche una piccola scuola per i figli delle famiglie provenienti dalla
Siria. Non abbiamo notizie dirette su famiglie andate nel Nagorno Karabach. La maggior
parte degli armeni di Aleppo vivono qui, nelle condizioni difficili in cui vivono
tutti. D’altronde è difficile lasciare la città: non ci sono aerei, l'aeroporto è
chiuso, e spostarsi in auto è pericoloso”. (R.P.)