Sahara occidentale: il centro Robert F. Kennedy presenta rapporto sui diritti umani
Nell’Africa Occidentale, protagonista delle cronache recenti, la situazione del Sahara
Occidentale, regione controllata dal Marocco, è stata tra le meno approfondite. Il
Centro Robert F. Kennedy per i diritti umani ha effettuato una missione nel territorio,
le cui conclusioni sono state presentate, lunedì a Roma, alla Camera dei Deputati.
Ce ne parla Davide Maggiore:
Secondo gli
esperti del Centro, la situazione dei diritti nell’ex colonia spagnola resta difficile
per le popolazioni di etnia saharawi. La delegazione è stata informata di casi di
sparizioni, esecuzioni sommarie, detenzioni considerate arbitrarie e maltrattamenti,
alcuni dei quali sono stati osservati anche durante la missione. D’altra parte, gli
esperti hanno notato che dal punto di vista giuridico la nuova Costituzione marocchina
prevede norme per sanzionare gli abusi dei diritti umani. Ecco il commento di Santiago
Canton, del Centro Robert F. Kennedy, componente della delegazione:
R.
– The recognition of these rights... Il riconoscimento di questi diritti o la creazione
della Commissione dei Diritti Umani dovrebbe proseguire, attraverso dei meccanismi
che ne permettano l’implementazione e questo è ciò su cui stiamo insistendo. Non c’è
bisogno di sottolineare l’importanza della libertà di espressione nell’evidenziare
le violazioni. L’invisibilità è il terreno più fertile per le violazioni dei diritti
umani. Quindi, la denuncia delle violazioni è estremamente importante e questo non
accade per diverse ragioni nel Sahara Occidentale. In relazione a questo, c’è l’impossibilità
legale per le Ong a favore dei diritti umani, nel Sahara Occidentale, ma soprattutto
per quelle che trattano i problemi dei saharawi, di ottenere il riconoscimento da
parte del governo.
Gli osservatori hanno potuto documentare anche la situazione
umanitaria dei campi profughi in territorio algerino, vicino alla città di Tindouf,
che ospitano circa 100 mila saharawi. Santiago Canton ne descrive le condizioni:
R.
– Extreme weather, more than... Temperature estreme: più di 40 gradi. Hanno vissuto
in quella situazione per più di 37 anni, in alcuni casi, in mezzo al deserto, senza
nessun progetto di vita. Alcune di queste persone sono molto ben educate: la maggior
parte, se non tutte. Hanno imparato varie professioni in diversi Paesi del mondo,
sono tornate e non hanno nessuna opportunità di fare qualcosa. Elettricità, condizioni
di vita e molte altre cose possono essere accettabili in un campo profughi, possono
durare pochi anni, ma non sono accettabili per 37 anni. Ed ecco perché devono essere
risolte.
L’Africa occidentale, oggi, è al centro dell’attenzione internazionale
sia per ragioni umanitarie che per il conflitto in Mali. Questa nuova attenzione potrà
riflettersi positivamente anche sulle questioni evidenziate dagli autori del rapporto?
La risposta di Santiago Canton:
R. – Hopefully so, but... Se tutto va bene
sì, ma dipenderà dalla comunità internazionale decidere come trattare la nuova situazione
che stanno affrontando alcuni Paesi nel Nord dell’Africa. Starà alla comunità internazionale
decidere come procedere sulla questione.