Chiese europee: a Varsavia l'incontro su "La fede in un'Europa che cambia"
In un’Europa attraversata da una crisi economica senza precedenti e da profondi cambiamenti
che la stanno rendendo “sempre più fragile”, le Chiese cristiane rappresentano una
“forza di ispirazione arricchente” perché possono svolgere un importante ruolo di
unità tra i popoli fondata sui “comuni valori cristiani”. Di questa “sfida e opportunità”
stanno parlando a Varsavia le presidenze del Consiglio delle Conferenze episcopali
europee (Ccee) e della Conferenza delle Chiese europee (Kek) all’incontro del loro
comitato congiunto che si è aperto ieri pomeriggio. Le due delegazioni sono guidate
dal card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente Ccee, e dal metropolita
Emmanuel di Francia, del Patriarcato ecumenico e presidente Kek. L’incontro - riferisce
l'agenzia Sir - si è aperto nella nuova sede della Caritas polacca. “I cambiamenti
che attraversano l’Europa oggi la stanno rendendo fragile”, ha detto il metropolita
Emmanuel in apertura dell’incontro. “La crisi economica dei Paesi dell’area sud del
continente - ha aggiunto - stanno accrescendo le ineguaglianza con il Nord. È resa
più problematica anche l’integrazione europea. L'avanzata dell’estrema destra fa temere
la frammentazione mentre l’immigrazione accresce il fenomeno del ripiegamento identitario”.
Anche il “paesaggio religioso” dell’Europa è in progressivo cambiamento. Nel suo saluto
iniziale, il metropolita ha accennato anche ad un aumento di presenza dell’Islam nel
nostro continente sia “a livello demografico che in termini di visibilità”. Dunque,
quale ruolo sono chiamate a svolgere le Chiese in questo contesto? “La realtà ecumenica
- ha detto il metropolita Emmanuel - non è poi così lontana della costruzione europea”.
E per spiegarsi ha aggiunto: “Le Chiese incoraggiano una unità del continente europeo.
Senza valori comuni, l’unità non può essere raggiunta in modo durevole. Siamo pertanto
convinti che l’eredità spirituale del cristianesimo rappresenta una forza di ispirazione
arricchente per l’Europa. Riunendoci, non abbiamo intenzione di porci come modelli,
ma di cercare la via per incarnare la nostra fede comune in una società tentata dalla
divisione, che ha perduto il gusto del vivere insieme. I cristiani devono riportare
in Europa il gusto della comunione e per questo diventare il sale dell’Europa per
ridarle un senso”. Per mons. Duarte Da Cunha, segretario generale del Consiglio delle
Conferenze episcopali europee "il successo dei nuovi movimenti cristiani non organizzati
rivela “chiaramente” che “c’è una domanda profonda e radicale di Dio nel cuore di
ogni persona” a cui le Chiese oggi devono rispondere. Questi movimenti - spiega mons.
Da Cunha - rivelano come sta crescendo una religione non organizzata. È un fenomeno
sempre più grande e per i pastori delle Chiese tradizionali, cattoliche, protestanti,
anglicani, è un fenomeno che fa riflettere perché da una parte rivela che la religione
non è sparita, ma dall’altro rappresenta anche una sfida pastorale, perché si tratta
di capire come la fede cristiana possa essere capita e sentita dalla gente di oggi
che cerca la verità e Dio pur se alle volte in modo confuso. C’è chiaramente una domanda
di Dio nel cuore di ogni persona. Anche in questo mondo secolarizzato e segnato dall’ateismo
- conclude Da Cunha - l’uomo non cessa di cercare un senso al suo quotidiano vivere”.
(R.P.)