Mons. Paglia: no alla Babele tra famiglia e unioni. A ottobre, le famiglie di tutto
il mondo incontrano il Papa a Roma
Sul matrimonio e sulle unioni tra persone dello stesso sesso bisogna evitare una Babele.
E’ uno dei concetti espressi dal presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia,
mons. Vincenzo Paglia, che ieri in Sala Stampa Vaticana ha presentato gli atti dell’Incontro
Mondiale delle Famiglie di Milano 2012, guardando al prossimo appuntamento di Filadelfia
nel 2015. Annunciato un pellegrinaggio, in ottobre a Roma, nell'ambito dell'Anno
della fede. In tale occasione, il Papa incontrerà i rappresentanti delle famiglie
di tutto il mondo. Benedetta Capelli:
La famiglia
c’è ed è solida. E’ il primo concetto che mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio
Consiglio per la Famiglia, ha voluto esprimere in apertura di conferenza stampa dove
sono stati ripercorsi i momenti salienti dell’Incontro Mondiale delle Famiglie di
Milano 2012, alla presenza del Papa. Un evento che ha fornito le linee guida e gli
approfondimenti anche in vista di Filadelfia 2015. Ma prima ancora, - il 26 e 27 ottobre
- è previsto l'incontro di Benedetto XVI con le famiglie che giungeranno a Roma per
il pellegrinaggio sulla Tomba di San Pietro, in occasione dell’Anno della Fede.
Tanti appuntamenti per riportare una luce importante sulle difficoltà che le famiglie
di oggi vivono; un monito anche al mondo della cultura e della politica. Il pensiero
di mons. Vincenzo Paglia:
“La famiglia oggi è sfruttata dalle imprese
e dal lavoro e non ricompensata e questo è un errore umanistico ed economico. Il 19
aprile al Pontificio Consiglio si svolgerà un seminario su 'La famiglia, prima impresa',
perché riteniamo di sollecitare una riflessione anche da un punto di vista economico.
Ci sono tutta una serie di indicazioni che possono essere messe in atto su questo
versante. Una cosa che non è possibile accettare è che la famiglia sia sfruttata e
dimenticata e, a volte, anche bastonata”.
Gran parte delle domande dei
giornalisti hanno poi riguardato la stretta attualità dopo il via libera della Francia
alle unioni omosessuali. Ancora mons. Paglia:
“Se un’autorità importante
del governo dice che con questa legge non si vuole cambiare qualche virgola ma si
vuole cambiare la civiltà ci chiediamo allora se è possibile cambiare civiltà con
una legge che non viene approvata neppure dalla totalità? Allora è evidente che si
nasconde qualcos’altro dietro tutto questo e, debbo dire, onore ai vescovi francesi
che hanno aperto un dibattito: hanno avuto il coraggio di dire ‘parliamone, dibattiamone’.
Io ho avuto modo di incontrare tutti i vescovi francesi nei mesi di ottobre e novembre
e tutti loro sono rimasti sorpresi dell’adesione di tanti altri, compreso il Gran
Rabbino Bernheim, uomini di cultura per nulla credenti, ma anche il rappresentante
dei luterani francesi e pure alcuni musulmani. Per dire che è questa, a mio avviso,
la via da seguire”.
Francia ma anche altri Paesi in Europa hanno percorso
questa strada ma la Chiesa non sta facendo battaglia – evidenzia mons. Paglia – la
Chiesa è per la verità:
“Il problema è evitare la Babele. Chi ci rimette?
Ci rimettiamo tutti se per la Babele non ci capiamo più nulla. E’ ovvio. Il rispetto
per la verità non richiede l’abolizione delle differenze, tutt’altro, ma non richiede
nemmeno una sorta di egualitarismo malato che, per essere tale, abolisce ogni differenza”.
Altro punto centrale è riconoscere che il matrimonio non è giustificato solo dall’affetto,
dall’autosufficienza del sentimento, c’è molto di più come l’accoglienza del Mistero,
del dono di un figlio e dei diritti dei bambini:
“Il matrimonio è una dimensione
chiara del diritto. Ci sono poi le altre convivenze non familiari, che sono molteplici.
In queste prospettive si aiutino ad individuare soluzioni di tipo di diritto privato
e, a mio avviso, anche di prospettiva patrimoniale. Io credo che questo sia un terreno
che la politica deve cominciare a percorrere tranquillamente”.
Su questo
punto, il presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia specifica poi che c’è
“un arcipelago di situazioni” – le convivenze non famigliari - di cui tenere conto:
“Secondo me, all’interno dell’attuale codice, sia civile che patrimoniale,
si possono trovare soluzioni di cui bisogna tener conto, sia a livello patrimoniale
sia a livello di facilitazione della vita, per impedire anche le ingiustizie sui più
deboli. Questa è una via che, per quel poco che ne so, mi pare importante percorrere”.