L'Agesci verso la route nazionale 2014: "strade di coraggio...diritti al futuro"
“Strade di coraggio…diritti al futuro”. E’ il titolo della Route Nazionale dell’Agesci,
l'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani che nell’agosto 2014 terminerà con
l’incontro di circa 20mila giovani scout dai 16 ai 21 anni. Un percorso che inizia
quest’anno con le “strade di coraggio” affrontate dai vari gruppi italiani. Lorenzo
Pirovano ne ha parlato con Elena Bonetti, incaricata nazionale dell'Agesci
per la branca rover e scolte:
R. – La route
nazionale del 2014 è un evento di portata storica nella nostra associazione, l’ultimo
appuntamento analogo è stato nel 1986. Il percorso è già iniziato, i ragazzi sono
chiamati a riconoscere e vivere esperienze di coraggio e di radicamento nei loro territori
e il grande appuntamento finale del 2014 vedrà tutti questi ragazzi camminare sulle
strade del nostro Paese, ritrovandosi tutti insieme a Millegrobbe in Trentino, e lo
scopo è permettere ai giovani nel nostro Paese di vivere e liberare le esperienze
di coraggio che loro già posseggono per potere essere loro generativi di un futuro
che sappia essere più giusto, uguale, nuovo, rispetto ad un mondo adulto che oggi
probabilmente gli ha tolto questo spazio di futuro.
D. – Per i giovani scout
italiani è giunto il tempo del coraggio: il coraggio di fare cosa?
R. – Di
pensarsi uomini e donne che hanno in sé la capacità e la possibilità di rigenerare
un futuro che permetta a loro, a noi, alla Chiesa, alla società di ritrovare un modo
nuovo di relazionarsi a livello sociale, con l’ambiente, con le generazioni che verranno…
C’è una frase molto bella di mons. Andrea Ghetti (assistente ecclesiastico scout morto
nel 1980, ndr): “Per salvare il mondo attuale che, nonostante tutti i suoi difetti,
sentiamo di amare perché nostro e a noi vicino, occorre un gesto di donazione totale
e generosa: lo chiediamo ai giovani”. Questo è il senso del coraggio che chiediamo
ai nostri rover e scolte.
D. - Qual è in questo momento il compito a cui sono
chiamati i giovani scout italiani?
R. – Di mettersi in strada, di non abdicare
a una chiamata, di assumersi pienamente la responsabilità di essere qui ora perché
non si tratta poi soltanto di mettersi in relazione con il mondo esterno. Devono essere
costruttori di territorio nella scuola, nella esperienza lavorativa, nell’esperienza
famigliare. Sarà più che una partecipazione, sarà una esperienza piena del tempo che
vivono: la possibilità di liberare tutto il coraggio che questa generazione possiede
e di dare una possibilità di tempo nuovo al tempo che stiamo vivendo.