2013-02-02 13:57:13

Il Papa: aiuto a madri migranti in difficoltà. Il segretario Cisl: accoglienza conta più dello spread


“Perché le famiglie migranti, in particolare le madri, siano sostenute e accompagnate nelle loro difficoltà”: è questa l’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di febbraio. Sul ruolo fondamentale delle madri migranti, Alessandro Gisotti ha intervistato segretario confederale della Cisl, Liliana Ocmin, di origine peruviana:RealAudioMP3

R. – E’ chiaro che il monito del Papa giunge anche perché coglie una fragilità: oggi, che viviamo in un contesto di gravissima crisi finanziaria, economica, è ovvio che la famiglia immigrata sia l’anello più debole. Le madri: alcune più fortunate hanno con sé i figli, le meno fortunate hanno i figli nel proprio Paese. La crisi ha evidenziato anche un altro dato importante: molti si sono dovuti sacrificare e rimandare a casa i propri figli, perché non avevano la possibilità di tenerli con sé in Italia. Come Cisl, abbiamo sempre sottolineato che si tratta di una questione di giustizia sociale.

D. – C’è una storia che l’ha colpita in particolare, in tanti anni di impegno anche personale…

R. – Io ho due figli. Ho un ricordo amaro: quando stavo per diventare madre, c’era una mia parente che stava per diventare madre anche lei e che era in Italia insieme al marito. Io ho potuto vedere crescere mio figlio e riconosco quotidianamente quanto sia importante il mio ruolo. Lei, invece, ha dovuto mandare via il suo a soli due anni e ne aveva già altre due che aveva dovuto lasciare nel suo Paese di origine. Sento ancora il peso di non aver potuto impedire che ciò accadesse a lei, e come a lei a migliaia e migliaia di donne che – di fronte all’esigenza di mantenere agli studi i figli rimasti nel Paese di origine, e nell’impossibilità di conciliare il ruolo genitoriale – mandano via i propri figli. Questa è una lacerazione che lascia alle mamme un dramma interno e condiziona il rapporto affettivo con i figli, ma rappresenta anche un fallimento della società civile.

D. – Lei, che rappresenta anche una testimonianza bella, di speranza, di donna immigrata che oggi si occupa proprio di chi è in una situazione di debolezza, quale messaggio si sente di dare a riguardo?

R. – Al di là dei dati economicistici dello spread, che quotidianamente ci assillano, c’è un grande deficit ed un grande “spread” etico-morale nella nostra società, che va assolutamente riconquistato e ripreso. Sicuramente gli immigrati, le famiglie immigrate, da questo punto di vista, ci danno un grande esempio: l’immigrato si rimbocca le maniche, parte dal basso e assomiglia molto all’italiano degli anni ’50, perché si mette in gioco, perché mette il lavoro al centro della possibilità di uscire dalle difficoltà, il lavoro come valore centrale. Oggi, credo che la speranza – lo diceva anche Sant’Agostino – deve avere sicuramente due elementi fondamentali: lo sdegno, perché di fronte a quello che vediamo c’è bisogno di reagire, e che rimanda anche alle responsabilità di ognuno di noi, ma anche il coraggio di voler cambiare.







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