Giornata per la vita. I vescovi italiani: “Generare la vita vince la crisi”
“Generare la vita vince la crisi”. E’ la sfida e tema della 35.ma Giornata nazionale
della vita indetta domenica scorsa dalla Cei. Nell’iniziativa s’incastona anche la
campagna europea “Uno di noi” lanciata dal Movimento per la Vita. Il progetto mira
a raccogliere, entro novembre, un milione di firme, al fine di attivare il legislatore
dell’Ue, per tutelare il bambino sin dal concepimento. Per aderire si può andare anche
sul sito www.mpv.it. Massimiliano Menichetti ha parlato di questo appuntamento
con il direttore dell’Ufficio Cei della Pastorale della famiglia, don Paolo Gentili:
R. – Oggi sembra
quasi che accogliere una nuova vita implichi esclusivamente dei costi, e non si vede
più il bene che è quel bambino, quella creatura che sta diventando il futuro reale.
Lo fa nella sua carne, nel suo vagito, nel suo sorriso, sta mostrando che è possibile
una vita realmente più umana per l’intera società. E allora, ogni bambino che nasce
è per noi motivo di speranza.
D. – Nel messaggio per la Giornata, i vescovi
parlano della necessità di tutelare la vita e guardano al difficile momento di crisi
che vive la società…
R. – Invita ad una vera sfida: il fatto di partire dalla
crisi per poter essere generativi di vita. Il che vuol dire rintracciare in questa
situazione di crisi una nuova solidarietà tra le famiglie, per uno sguardo più umano,
arricchito dallo sguardo della Croce di Cristo che diventa motivo di speranza. Vuol
dire stare accanto a chi oggi ha perso il lavoro o chi magari vede che il lavoro fagocita
tutto il tempo, per richiamarlo ad una speranza: quella di ricostruire relazioni umane
significative in una società più giusta e solidale. Ciò è possibile soltanto se anche
il lavoro diventa dignitoso per l’uomo, se ciascuno fa la sua parte per costruire
realmente il bene comune. E in questo i cristiani sono chiamati ad essere l’anima
della società. Vuol dire far scattare una novità, che è la comunione tra le famiglie.
E il Papa ce lo indica: un aiuto da famiglia a famiglia. Una famiglia che assume la
responsabilità di aiutare un’altra famiglia: questo è lo sguardo, anche, con cui l’Ufficio
nazionale per la famiglia, insieme con Caritas italiana, sta vivendo questo tempo.
Con un grandissimo progetto che coinvolgerà tutte le Chiese locali, proprio nel sostenere
questo slogan: una famiglia che adotta una famiglia. Qui sta il futuro non solo di
una Chiesa rinnovata, ma anche di una società che mostra la sua parte più bella.
D.
– Una famiglia non può esistere se non può esistere la persona che la crea: il bambino
che poi diventa adulto, l’embrione che poi nasce. E’ un po’ questa la sfida: vincere
una logica di morte attraverso la costruzione di vita, di un sostegno – anche – alla
famiglia …
R. – Assolutamente sì. E’ proprio l’idea che generare la vita, veramente
vince la crisi. Segno ne sono le decine e decine di migliaia di bambini – ormai superano
i 150 mila –nati proprio grazie a quello spazio della legge 194, spesso disatteso,
che va incontro alla vita, che invita i servizi sociali ma anche l’intera comunità
civile a farsi di sostegno a chi decide comunque di dar vita a quel bambino, e ha
bisogno di tanto aiuto. Vediamo questo nella grande rete di volontariato – spesso
di matrice cattolica – che sta sostenendo la vita in tal senso. E quando una mamma,
invece di produrre quella terribile scelta che è l’aborto, che non diventa soltanto
contraria alla vita in sé ma anche alla sua stessa vita, quando quella mamma fa rifiorire
un’intera società. Un cristiano sa che Dio abita nel più povero, nel più limitato,
nel più fragile e anche nella vita fragile: nella vita fragile dell’embrione come
nella vita fragile al suo termine. E allora, ogni bambino che nasce per noi è una
speranza che questa società davvero ha un vero futuro.
D. – In questa Giornata
per la Vita si inserisce anche l’iniziativa che si concluderà a novembre di quest’anno:
“Uno di noi”, un’iniziativa a tutela della vita rivolta all’Unione Europea, che vuole
accendere il dibattito in chiave legislativa. Che cosa ne pensa?
R. – E’ un’iniziativa
da sostenere, che tanti vescovi stanno accogliendo nelle proprie diocesi; è un esempio
di come, anche a livello europeo, si possa agire sul piano legislativo per difendere
la vita. Ma credo che sia anche il riflesso di una luce molto più grande: cioè di
tutto il lavoro sotterraneo che molti fanno a servizio della vita. Penso a tanti nel
mondo della medicina, penso a tanti centri di aiuto alla vita, consultori di ispirazione
cristiana … ma anche nelle piccole e medie comunità cristiane, nella semplicità di
ogni giorno, realtà che ci aiutano a sperare nel domani.
Nella Giornata della
vita, dunque, s’inserisce la campagna europea “Uno di noi” promossa dal Movimento
per la Vita. Il progetto mira a raccogliere, entro novembre, un milione di firme,
al fine di attivare il legislatore dell’Ue, per tutelare il bambino sin dal concepimento.
Per aderire si può andare anche sul sito www.mpv.it. Massimiliano Menichetti
ha intervistato Carlo Casini presidente del Movimento per la Vita:
R. - È bene
ricordare i 35 anni. La prima Giornata per la vita fu nel 1979, e fu nel 1978, all’indomani
dell’approvazione della legge sull’aborto, che la Conferenza episcopale italiana decise
di organizzarla ogni anno. La motivazione fu dimostrare che la Chiesa, anche di fronte
alla legalizzazione dell’aborto, non si rassegna e non si rassegnerà mai a difendere
la vita. Diciamo che questo è il filo conduttore di qualsiasi giornata.
D.
- Quest’anno il titolo è “Generare la vita vince la crisi”
R. - Si deve ricordare
che non bastano gli strumenti tecnici per superare le crisi finanziarie ed economiche,
ma ci vogliono anche i valori, i valori cosiddetti non negoziabili. Quindi c’è questo
filo conduttore della vita in mezzo all’attualità del momento. Oggi il crollo della
natalità - ormai lo ammettono tutti - aggrava le condizioni economiche. Ecco perché
questa affermazione - la vita vince anche la crisi - ha un significato globale e in
un certo senso profetico. Ma bisogna cominciare a riconoscere i valori della vita
umana fin dal momento del concepimento perché questo è il punto di partenza per un
rinnovamento davvero generale, civile e morale. Alla fine, non avrebbe senso una mobilitazione
ogni anno per ricordare il valore della vita umana, se la vita umana non nata fosse
soltanto questione di un grumo di cellule, di un’opinione di pochi. Ma se invece c’è
di mezzo la vita dei più piccoli e poveri tra gli esseri umani, i bambini non nati,
allora vale la pena non rassegnarsi e continuare a sperare in un cambiamento culturale,
civile, legale.
D. - In questa giornata si innesta anche un’altra iniziativa
a livello europeo a tutela della vita “One of us” (Uno di noi).
R. - Le parole
sono significative perché dicono che ogni essere umano anche quando è nascosto nel
seno materno, generato - brutta parola - in provetta di laboratorio o conservato -
ancora più brutto - in un frigorifero per anni senza destino, è comunque uno di noi,
un figlio, un essere umano. È un’iniziativa che chiede una mobilitazione delle coscienze
di tutta Europa, perché i regolamenti europei prevedono che se almeno un milione di
persone appartenenti ad almeno sette Stati dell’Unione Europea chiedono di poter discutere
della questione, questo deve essere fatto. E noi chiediamo che l’Europa la smetta
di finanziare la distruzione di embrioni umani sia sul terreno della ricerca scientifica,
sia su quello della sanità pubblica che su quello definito “aiuto allo sviluppo”
dei Paesi poveri inteso come soldi dati ad organizzazioni non governative che in tutto
il mondo sostengono ed effettuano l’aborto.
D. - Quando si dice aborto in
Europa, di che cifre stiamo parlando?
R. - Sono cifre terribili, perché ogni
26 secondi in Europa viene eliminato un bambino con l’aborto. Moltissimi avvengono
in Russia. Nell’Unione Europea, facendo un calcolo approssimativo, abbiamo stimato
non meno di un milione e mezzo di aborti legali; poi ci sono quelli illegali e quelli
legati alle morti della vita appena sbocciata attraverso un uso criminale dei nuovi
sistemi di procreazione artificiale. Sappiamo che ce ne sono duecentomila in Francia,
duecentomila in Inghilterra, centomila in Spagna, oltre centomila in Italia… cifre
terrificanti.
D. - Come si può fare per aderire alla campagna “One of us”,
uno di noi?
R. - Per tutto l’anno, ci saranno banchetti in ogni punto di riferimento
ecclesiale, chiese, parrocchie, strade… per raccogliere le firme su carta, ma ricordo
che il sito su cui si può trovare il modulo per dare l’adesione è www.oneofus.eu,
oppure più semplicemente www.unodinoi.mpv.org, il sito del Movimento per la vita,
che rimanda al sito ufficiale dell’Unione Europea. Spero ci sia una sollevazione della
coscienza popolare che grida: è uno di noi anche il bambino non nato, anche il figlio
che non è ancora nato! E che quindi dia voce a questa enorme quantità di bambini in
un mondo che si dichiara continuamente civile e favorevole alla dignità umana e all’uguaglianza.
Sono parole bugiarde, se non si rispetta il più debole e il più povero tra tutti gli
esseri umani.