Egitto. L'opposizione chiede che Morsi sia processato per le violenze contro i manifestanti
Ancora tensione in Egitto. Migliaia di manifestanti a piazza Tahrir continuano a chiedere
le dimissioni del primo ministro Qandil, mentre diventa un caso politico il video
di un uomo denudato e maltrattato dalla polizia. L’opposizione ha chiesto che il presidente
egiziano Mohamed Morsi sia portato davanti alla giustizia per rispondere delle recenti
violenze in strada. Sentiamo Cecilia Seppia E’ forte in Egitto
l’indignazione per le immagini trasmesse in diretta tv di un uomo denudato, picchiato
a sangue dalla polizia, poi trascinato brutalmente su un blindato durante le proteste
di ieri di fronte al palazzo presidenziale, per le quali si contano un morto e oltre
50 feriti. Nonostante le scuse della presidenza egiziana che oggi in una nota si è
detta “scioccata e addolorata” per quanto accaduto, definendolo contrario al rispetto
della dignità umana, non si placa la protesta della piazza contro lo strapotere dei
Fratelli Musulmani. Duramente contestato, con il lancio di pietre e bottiglie, il
premier Hisham Qandil che oggi si è recato sul posto per un sopralluogo: il governo
e forze politiche – ha detto- non sono stati capaci di contenere i giovani. E mentre
il ministero dell’Interno ha fatto sapere che aprirà un’indagine sul caso, l’opposizione
dopo aver invocato le dimissioni di Qandil, ha alzato il tiro e chiesto pure che il
presidente Morsi sia processato per i crimini delle forze di sicurezza e per le violenze
in strada. Il Fronte di Salvezza Nazionale, ha per ora escluso un qualunque dialogo
con la presidenza finchè continuerà a scorrere sangue innocente.
Nell’intervista
di Fausta Speranza, l'opinione di Lucio Caracciolo, direttore della
rivista di geopolitica "Limes", che a partire dal numero dedicato all’Egitto diventa
mensile:
R. – La fotografia
dell’Egitto contiene almeno tre elementi principali. Il primo è la polarizzazione
politica tra i Fratelli musulmani e, in qualche misura, i salafiti, cioè i musulmani
più radicali, e le varie opposizioni che vanno dai comunisti ai nazionalisti, dai
nostalgici di Mubarak ai giovani blogger della prima rivoluzione egiziana. Il secondo
elemento è la drammatica crisi economica e sociale, con molta gente sull’orlo della
fame, mentre il terzo elemento è il ruolo dei militari: ho l’impressione che se le
cose non dovessero cambiare rapidamente, potrebbe esserci un nuovo colpo di Stato.
D.
– Una parola sull’Egitto e l’equilibrio regionale …
R. – L’Egitto è talmente
alle prese con i propri spasimi interni che sembra aver perso una visione regionale.
Di qui, a ricostituire l’antico ruolo-guida dell’Egitto in Medio Oriente ce ne vorrà
ancora molto e non è detto che Morsi o chi per lui ci riesca.
In particolare,
dell’equilibrio tra potere dei Fratelli musulmani e Forze armate e della percezione
della popolazione, Fausta Speranza ha parlato con Bernard Selwan el Khoury,
vicedirettore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale:
R. – I Fratelli
musulmani hanno bisogno dell’esercito, ma allo stesso tempo l’esercito ha bisogno
del sostegno dei Fratelli musulmani. Il ruolo “spirituale” che svolge la Fratellanza
musulmana all’interno del tessuto sociale egiziano, e quindi anche all’interno delle
istituzioni militari, è un aspetto che è stato poco dibattuto nella stampa occidentale.
Non dobbiamo dimenticare che all’interno dell’istituzione militare, dagli alti gradi
per arrivare fino alla truppa, ci sono militari che indossano la divisa ma che sono
sensibili a decenni di cultura che la Fratellanza musulmana ha diffuso nella società
egiziana, anche e soprattutto all’interno dell’istituzione militare.
D. –
Dovendo definire il potere dell’esercito in Egitto, in questo momento, che cosa diresti?
R.
– Gioca un ruolo di arbitro e allo stesso tempo di attore principale nel Paese, quindi
è determinante per mantenere l’equilibrio. In primis, la sua forza economica: non
dimentichiamo che l’esercito egiziano possiede – nel vero senso del termine – diverse
aziende e questo conferisce loro ovviamente un potere economico e anche politico e
sociale. Sono in grado se non di controllare, comunque di indirizzare l’economia egiziana:
e tutti sappiamo che quello dell’economia, dell’occupazione, è un aspetto molto, molto
importante soprattutto in un Paese come l’Egitto. Questo potere gli deriva anche dal
fatto di poter usufruire di una mano d’opera a costo zero, in quanto sono gli stessi
militari arruolati nell’esercito i dipendenti di questa azienda. Non è stato detto,
evidentemente, a chiare lettere ma è evidente che esista un accordo di fatto tra il
partito politico della Fratellanza musulmana e l’istituzione militare.
D. –
Parliamo della possibile interazione da parte dell’opposizione: El Baradei, è sembrato
fare importanti aperture ai Fratelli musulmani e, dunque, anche all’esercito…
R.
– Il clima che si respira nel Paese a livello politico è quello, come dire, di una
compartecipazione politica, e in questo non si può escludere sicuramente l’istituzione
militare, e quindi parlare di aperture è corretto. Bisogna dire però che anche a livello
di piazza, di opinione pubblica, soprattutto le fette più giovani dell’opposizione
egiziana vedono una nuova minaccia nell’esercito, e anche nella Fratellanza musulmana.
Curiosamente hanno la stessa visione quando guardano ai Fratelli musulmani e quando
guardano all’esercito. In realtà, a livello di leadership è ovvio che i partiti all’opposizione
non possono non cercare il riavvicinamento con il partito che è al potere, e quindi
con l’istituzione militare. Sarà bene da oggi parlare di un’unica realtà, di un’unica
entità, che è rappresentata da una parte dai Fratelli musulmani, dall’altra dalle
istituzioni militari. Quindi, a livello di leadership è impensabile che una
forza di opposizione – il Fronte di salvezza nazionale riunisce tutti i partiti di
opposizione in Egitto – possa ipotizzare, appunto, di governare il Paese da solo.
Ma questo vale anche per i Fratelli musulmani, vale anche per l’istituzione militare.
Non possono pensare – lo stiamo vedendo in questi giorni, da ciò che sta accadendo
al Cairo e nelle altre principali città egiziane – di governare il Paese senza tener
conto delle opposizioni. Le nuove generazioni, in realtà, ancora vedono nell’esercito
l’ombra del vecchio regime: primo aspetto. Secondo aspetto importante è che hanno
capito e condannano, in realtà, questa alleanza tra Fratellanza musulmana ed esercito,
ed è come se dicessero: la nostra è stata una rivoluzione; la vostra è stata una sorta
di congiura, un colpo di Stato tra Fratellanza ed esercito, per prendere il posto
del vecchio regime di Mubarak.