Roma, chiuso il ciclo delle letture teologiche sul Vaticano II
Riscoprire i frutti dottrinali che nascono dai documenti del Concilio, non come storia
passata, ma verità attuale su cui riflettere. Questo il bilancio delle tre letture
teologiche che si sono concluse giovedì sera a Roma nella sala della Conciliazione
del Palazzo Lateranenese. Tema dell’ultima serata “La Costituzione pastorale sulla
chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes”. Il servizio di Marina Tomarro:
E’ l’uomo al
centro della Gaudium et spes, che riceve attraverso Cristo Uomo nuovo la verità
della grandezza nella sua dignità personale. E l’amore diventa fondamento della sua
vita, perché solo amando i fratelli si può camminare sulle vie della verità. L’arcivescovoVincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia:
“E’ bello accogliere
l’eredità del Concilio nella Gaudium et spes, partendo dalla
fraternità che supera lo stesso concetto di solidarietà: perché la fraternità comporta
una correlazione alla filiazione divina, Gesù, e alla paternità divina, il Padre del
Cielo. In Cristo, centro della storia, possiamo veramente recuperare la bellezza di
essere figli dello stesso Padre nel Figlio e di essere aperti a quella fraternità
che diventa spazio per superare l’estraneità dell’egoismo e per immergerci in quella
fiducia bella che ci fa dire: per capire l’uomo bisogna andare a Cristo, è Cristo
che spiega l’uomo non è l’uomo che spiega Cristo”.
E la Costituzione pastorale
Gaudium et spes ha concluso il ciclo delle letture teologiche sui documenti
del Concilio Vaticano II. Ascoltiamo un bilancio di questa edizione da Cesare Mirabelli,
presidente emerito della Corte costituzionale Italiana, che ha moderato gli incontri:
“Si
è trattato di tre tornate di riflessione su documenti centrali, non sono documenti
da collocare in uno scaffale ma di animazione della vita. Questa è la finalità degli
stessi incontri: cioè, un invito alla lettura e a un contributo personale. Le prospettive
aperte dai relatori sono solamente l’inizio di un percorso, sono un invito a riprendere
questi documenti, a leggerli, ma ancor di più, ciascuno nella sua porzione di responsabilità
e di funzione, a concorrere a dare attuazione ad essi. Sono un ponte verso il futuro”.
E
in questi documenti emerge una nuova centralità dell’uomo. Lo afferma il vicario della
diocesi di Roma, il cardinale Agostino Vallini:
“L’uomo e Dio sono
al centro, nel senso che una espressione di fede dell’uomo credente è proprio quella
di riconoscersi, di ritrovarsi, di riscoprirsi frutto di un progetto di amore che
viene da Dio. Per esempio, si è discusso di una vera antropologia a partire dalla
paternità di Dio, alla fraternità tra gli uomini. Questo dice che effettivamente l’impoverimento
di questo nostro tempo è legato proprio a questa perdita di attenzione al mistero
dell’uomo nel mistero di Dio”.