Il nuovo patriarca caldeo Louis Raphaël I Sako: lavorerò per il dialogo. Card. Sandri:
scelta di speranza
Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea, convocato dal Santo Padre a Roma il 28
gennaio 2013, sotto la presidenza del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali, ha canonicamente eletto patriarca di Babilonia dei Caldei
mons. Louis Sako, finora arcivescovo di Kerkūk dei Caldei. Il nuovo patriarca succede
al cardinale Emmanuel III Delly ed ha assunto il nome di Louis Raphaël I Sako. Il
nuovo patriarca di Babilonia dei Caldei è nato a Zākhō (Iraq) il 4 luglio 1948. A
Mossul ha compiuto gli studi primari, frequentando poi il locale Seminario di St.
Jean, tenuto dai Padri Domenicani. Ordinato sacerdote il 1° giugno 1974, ha svolto
il servizio pastorale presso la Cattedrale di Mossul fino al 1979. Inviato a Roma,
ha frequentato il Pontificio Istituto Orientale, conseguendo il dottorato in Patrologia
Orientale. Successivamente ha conseguito il dottorato in Storia presso la Sorbona
di Parigi. Rientrato a Mossul nel 1986, è stato nominato parroco della Parrocchia
del Perpetuo Soccorso. Dal 1997 al 2002 ha ricoperto l’ufficio di rettore del Seminario
patriarcale di Baghdad. Rientrato a Mossul ha ripreso la guida della Parrocchia del
Perpetuo Soccorso fino alla elezione ad arcivescovo di Kerkūk il 27 settembre 2003.
Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 14 novembre successivo. Ha pubblicato alcuni
libri sui Padri della Chiesa e diversi articoli. Oltre all’arabo e al caldeo, conosce
la lingua tedesca e parla francese, inglese e italiano. Sergio Centofanti ha
chiesto al nuovo patriarca Louis Raphaël I Sako come ha accolto questa nuova
responsabilità:
R. – Sono molto
commosso e timoroso di fronte a questa responsabilità così pesante, perché la situazione
della Chiesa caldea è difficile e difficile è la situazione politica in Iraq. Ma con
l’aiuto del Signore e la preghiera e l’appoggio dei vescovi, faremo il possibile per
mantenere la nostra presenza cristiana e ricostruire la Chiesa caldea e l’Iraq, per
collaborare con tutte le persone di buona volontà per operare la riconciliazione,
rafforzare la convivenza armonica tra gli iracheni. Io sarò lì non solo per i cristiani,
ma anche per i nostri fratelli musulmani. Farò tutto per l’Iraq.
D. – Qual
è la situazione dei cristiani in Iraq, oggi?
R. – La situazione in Iraq è molto
tesa; la sicurezza non è assicurata e va peggiorando con le divisioni tra i gruppi
politici. Ma noi faremo da ponte per il dialogo, perché le parti possano negoziare
tra loro per trovare una soluzione buona per tutti.
D. – C’è paura del fondamentalismo
islamico che cresce?
R. – Sicuramente; ma anche i musulmani devono comprendere
che la religione non deve essere politicizzata: la religione dev’essere aperta. Dunque,
fede vuol dire amore, servire … Per il bene dell’islam devono eliminare tutto quello
che è violenza.
D. – Come considera lei la cosiddetta “Primavera araba”?
R.
– Per me, non è una vera primavera, perché un cambiamento non può avvenire tramite
la violenza, distruzioni, esecuzioni e morte. Un cambiamento può avvenire solo tramite
il dialogo: il dialogo è la maniera più civile per fare riforme. Non c’è futuro con
la violenza: tutti devono capire questo! Con le bombe, con la morte, con la distruzione
non c’è futuro! C’è futuro solo con il dialogo.
D. – Che appello lancia alle
comunità cristiane del mondo per l’Iraq?
R. – Di aiutarci e di pregare per
noi. La loro vicinanza, la loro solidarietà morale e spirituale ci daranno un grande
sostegno per perseverare, per rimanere in queste terre e per testimoniare la nostra
fede.
Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per
le Chiese Orientali, in questi giorni ha seguito con grande attenzione i lavori del
Sinodo. Sergio Centofanti lo ha intervistato:
R. – Per me
è stata un’esperienza veramente molto profonda di spiritualità, di condivisione fraterna
con i vescovi, di ascolto, di dialogo con loro. Ho visto come loro poco a poco – e
certamente è l’azione dello Spirito Santo – sono arrivati a questa elezione. Per me
è un motivo di grande gioia: mi pare che sia una scelta che possa dare speranza alla
Chiesa caldea in Iraq e anche a tutti quelli che vivono nella diaspora. Pertanto,
la mia gioia è condivisa con i vescovi e si fa preghiera, anche, per il futuro, per
la persona del nuovo Patriarca, per il suo ministero – per il quale egli stesso ha
chiesto ai vescovi aiuto, fraternità, vicinanza, sostegno – affinché sia per il bene
della Chiesa caldea e di tutta la Chiesa universale. E’ una persona preparata, soprattutto
una persona che ha vissuto vicino al sangue dei martiri, di tutti coloro che hanno
sofferto la violenza: anche non cristiani, anche musulmani. E’ quindi una persona
che porta con sé una grande ricchezza che servirà molto alla Chiesa.
D. – Quali
sono stati i temi principali al centro dei lavori del Sinodo?
R. – Ognuno ha
potuto esporre i problemi della propria diocesi. Come noto, l’Iraq è in una fase di
ricostruzione che costa molto, molto dolore, molto impegno nella ricerca del dialogo
nella vita civile. Poi, ciascuno ha potuto esporre la situazione delle proprie diocesi,
esaminare i problemi … E’ impegnativo promuovere la partecipazione dei laici come
parte attiva nella vita della Chiesa. Non mi soffermo sull’importanza dei religiosi
e delle religiose, soprattutto i sacerdoti collaboratori dei vescovi. Tutta questa
tematica nell’Anno della Fede è stata rivista da loro, in questo Sinodo, illuminati
anche dall’Esortazione apostolica della Chiesa per il Medio Oriente consegnata dal
Papa in Libano nel settembre scorso. Sarà un aiuto per andare avanti affrontando tutto
questo arco di problemi: civili, sociali, soprattutto ecclesiali e anche del dialogo
ecumenico e interreligioso.