2013-01-31 12:14:26

Colombia: le Farc rivendicano il diritto ai prigionieri di guerra


In pieno processo di pace con il governo, fa discutere il comunicato con cui nelle ultime ore i guerriglieri delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) rivendicano il “diritto” di trattenere militari e poliziotti in qualità di prigionieri di guerra. “Ci riserviamo il diritto di catturare come prigionieri i membri della forza pubblica che si arrendono in combattimento. Questi si definiscono prigionieri di guerra e questo fenomeno c’è in ogni conflitto esistente al mondo” si legge in una nota firmata dalla “delegazione dei negoziatori delle Farc-Ep” diffusa via Twitter e rilanciata dalla stampa colombiana. La nota - ripresa dall'agenzia Misna - ricorda che nel febbraio dell’anno scorso le Farc si erano impegnate a rinunciare ai rapimenti a scopo di estorsione liberando anche quelli che hanno definito gli ultimi ostaggi in uniforme. Tuttavia, hanno precisato che la cosiddetta ‘Ley 002’, una sorta di norma interna fissata dal gruppo armato, “resterà vigente in merito all’imposta per il finanziamento”: si tratta di una “regola” di cui si venne a conoscenza durante il precedente negoziato di pace del Caguán (1998-2002, infine fallito), in base alla quale qualsiasi persona con un patrimonio superiore al milione di dollari è obbligata a versarne il 10% alla guerriglia per non essere sequestrato. Due poliziotti sono stati rapiti venerdì scorso nelle vicinanze di Florida e Pradera, comuni del dipartimento centro-occidentale di Valle del Cauca, in un’azione attribuita alla colonna Gabriel Galvis delle Farc. Secondo la versione di alcuni organi di stampa, i due agenti erano impegnati in indagini su episodi di estorsione ai danni dei lavoratori di alcuni zuccherifici della zona. Le forze di sicurezza stanno setacciando la zona in cerca dei responsabili: secondo alcuni testimoni, i ribelli terrebbero i due agenti prigionieri nell’area montuosa di El Cajón. Il 20 gennaio, le Farc hanno messo fine a un cessate-il-fuoco decretato unilateralmente il 20 novembre nell’ambito del processo di pace ospitato a Cuba. Nonostante l’avvio dei colloqui il governo ha sempre rifiutato di sospendere le ostilità, riuscendo peraltro ad infliggere perdite alla guerriglia. (R.P.)







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