Colombia: le Farc rivendicano il diritto ai prigionieri di guerra
In pieno processo di pace con il governo, fa discutere il comunicato con cui nelle
ultime ore i guerriglieri delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia)
rivendicano il “diritto” di trattenere militari e poliziotti in qualità di prigionieri
di guerra. “Ci riserviamo il diritto di catturare come prigionieri i membri della
forza pubblica che si arrendono in combattimento. Questi si definiscono prigionieri
di guerra e questo fenomeno c’è in ogni conflitto esistente al mondo” si legge in
una nota firmata dalla “delegazione dei negoziatori delle Farc-Ep” diffusa via Twitter
e rilanciata dalla stampa colombiana. La nota - ripresa dall'agenzia Misna - ricorda
che nel febbraio dell’anno scorso le Farc si erano impegnate a rinunciare ai rapimenti
a scopo di estorsione liberando anche quelli che hanno definito gli ultimi ostaggi
in uniforme. Tuttavia, hanno precisato che la cosiddetta ‘Ley 002’, una sorta di norma
interna fissata dal gruppo armato, “resterà vigente in merito all’imposta per il finanziamento”:
si tratta di una “regola” di cui si venne a conoscenza durante il precedente negoziato
di pace del Caguán (1998-2002, infine fallito), in base alla quale qualsiasi persona
con un patrimonio superiore al milione di dollari è obbligata a versarne il 10% alla
guerriglia per non essere sequestrato. Due poliziotti sono stati rapiti venerdì scorso
nelle vicinanze di Florida e Pradera, comuni del dipartimento centro-occidentale di
Valle del Cauca, in un’azione attribuita alla colonna Gabriel Galvis delle Farc. Secondo
la versione di alcuni organi di stampa, i due agenti erano impegnati in indagini su
episodi di estorsione ai danni dei lavoratori di alcuni zuccherifici della zona. Le
forze di sicurezza stanno setacciando la zona in cerca dei responsabili: secondo alcuni
testimoni, i ribelli terrebbero i due agenti prigionieri nell’area montuosa di El
Cajón. Il 20 gennaio, le Farc hanno messo fine a un cessate-il-fuoco decretato unilateralmente
il 20 novembre nell’ambito del processo di pace ospitato a Cuba. Nonostante l’avvio
dei colloqui il governo ha sempre rifiutato di sospendere le ostilità, riuscendo peraltro
ad infliggere perdite alla guerriglia. (R.P.)