Biblioteca Vaticana, on line i manoscritti. Mons. Pasini: passo nello spirito universale
dell'istituzione
Dopo due anni di lavoro, un primo gruppo di 256 manoscritti digitalizzati della Biblioteca
Apostolica Vaticana, provenienti dal Fondo Palatino, sono da mercoledì scorso disponibili
in Rete sul sito della biblioteca papale, all’indirizzo www.vaticanlibrary.va. Si
tratta di una prima tappa di un progetto più ampio di digitalizzazione degli ottantamila
manoscritti conservati nei suoi fondi che l’istituzione vaticana ha intrapreso, grazie
all’aiuto di alcuni sponsor, nella fedeltà alla sua originaria vocazione umanistica,
per accogliere le nuove possibilità offerte dalla tecnologia. Al microfono di Fabio
Colagrande, il prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, mons. Cesare
Pasini:
R. – Certo,
è un piccolo passo, ma fortemente atteso. Dovevamo arrivarci l’anno scorso, ma siamo
arrivati con qualche giorno di ritardo... Siamo, comunque, felicissimi di poter dire
al mondo che il progetto di rendere accessibili i manoscritti della Biblioteca Apostolica
Vaticana, dove tu li studi e in qualsiasi luogo, collegandosi via web, ha preso avvio!
D.
– Quanto tempo e quanto sforzo c’è voluto per compiere questo primo piccolo, ma importante
passo?
R. – C’è voluto uno sforzo di programmazione, durato due anni. Adesso
è circa un anno da che abbiamo cominciato a concretizzare e a digitalizzare i manoscritti.
Fra l’altro, sono coinvolti anche altri progetti più parziali. Per esempio, i manoscritti
ora messi in linea, per la maggior parte vengono dalla Biblioteca di Heidelberg. Questi
manoscritti sono stati digitalizzati grazie ad un’intesa molto bella, che è avvenuta
qualche anno fa ormai, fra la Biblioteca dell’Università di Heidelberg e la Biblioteca
Apostolica Vaticana.
D. – Qual è la filosofia che sta dietro a questa scelta
di mettere a disposizione di tutti, in Rete, sul web, questi che sono tra i "pezzi"
più preziosi della Biblioteca del Papa?
R. - E’ la filosofia di sempre della
Biblioteca Apostolica Vaticana, nata con Niccolò V, con Sisto IV e più avanti con
Sisto V, secondo cui questi beni dell’umanità vengono resi accessibili a coloro che
li vogliono utilizzare, conoscere e studiare. Inizialmente, in quei secoli, bisognava
venire a Roma e qui consultarli, ma la consultazione e l’accesso erano liberi. Oggi
lo è ugualmente: basta avere le caratteristiche di una persona che si sa accostare
a queste documentazioni così complesse. Ora, avere questa libertà di accesso ai manoscritti,
nella modalità moderna, significa farli arrivare anche tramite il web, con immagini
digitalizzate. Questo è lo stesso spirito di servizio, che ha animato per secoli la
Biblioteca Apostolica Vaticana e che noi siamo felici di fornire anche con immagini
digitalizzate.
D. – Può indicare alcuni dei manoscritti più pregiati o più
notevoli tra questi primi 256 manoscritti messi in rete?
R. – Ce n’è per esempio
uno famoso, che fa parte della collezione dei manoscritti palatini, indicato come
“De arte venandi cum avibus”, cioè la caccia agli uccelli: un famoso volume di Federico
II, illustrato con particolarità molto dettagliate sul come vengano raffigurati gli
uccelli e come se ne faccia la caccia. Questo, forse, è il più famoso fra i 256 manoscritti
ora messi online. Poi ci sono quei bei manoscritti medievali con i testi usati nei
monasteri...
D. – Sottolineiamo anche che c’è un progetto generale di digitalizzazione
nella Biblioteca Vaticana, che poi però è fatto di tanti singoli progetti…
R.
– Infatti, stiamo digitalizzando manoscritti cinesi, manoscritti del cosiddetto Gruppo
Alamire, di un musicista e copista di manoscritti musicali. C’è poi tutto un grande
progetto legato ad una collaborazione con la Biblioteca di Oxford. Si digitalizzeranno
anche gli incunaboli, i manoscritti greci, probabilmente anche i manoscritti ebraici.
Poi c’è il progetto base, che sempre mi preme sottolineare, perché è quello che raccoglie
tutto, perché se i macchinari, se la struttura, se le procedure di acquisizione non
fossero ben calibrate e sostenute, la raccolta dei materiali non sarebbe possibile.
Ora, questo è quello che noi abbiamo potuto realizzare grazie ad un’intesa e anche
ad una sponsorizzazione con la società internazionale EMCe con Dedanext e
Dedagroup. Sono loro i nostri sponsor fondamentali per fare andare avanti il progetto,
speriamo, fino a 80 mila, se non oggi, domani, se non domani, negli anni! Se vedendo
che il frutto del nostro lavoro... se altre istituzioni, altri sponsor, altre persone,
volessero entrare a dare sostegno, sarebbero ben accolti. Coloro che ora stanno collaborando
sono ben felici di avere altri collaboratori e non ci sono gelosie in questo progetto.