2013-01-30 16:23:31

Usa: ottimismo sulla riforma della legge sull'immigrazione


Negli Stati Uniti i democratici ripongono speranze sulla riforma della legge sull’immigrazione, una delle priorità di questo secondo mandato di Barack Obama e di cui ieri lo stesso presidente ha parlato a Las Vegas. Sono più di dieci anni che repubblicani e democratici si scontrano su questo tema e ora sembra arrivato il momento di una svolta. Lo stesso Obama l’ha rimarcato, notando come ''le divergenze si stanno diradando e un ampio consenso stia alla fine emergendo''. Undici milioni sono le persone che questa riforma permetterà di mettere in regola, persone che “vivono nell’ombra”. A essere coinvolti soprattutto i lavoratori stagionali dell’agricoltura e coloro che sono arrivati negli Usa da bambini. Francesca Sabatinelli ha intervistato Trisha Thomas, giornalista americana dell’Associated Press:RealAudioMP3

R. – Io credo che il dibattito sia a un buon punto. E’ interessante il fatto che Obama abbia scelto un liceo a Las Vegas, in Nevada, dove c’è un alto tasso di popolazione ispanica. La ragione per cui sono ottimista è che i repubblicani hanno capito che Obama ha vinto queste elezioni con l’aiuto del voto ispanico. E questo dibattito è molto importante per la popolazione ispanica in America. Ieri, Obama ha parlato della possibilità per 11 milioni di persone con status di illegalità di ottenere la cittadinanza: una cosa che coinvolge tanti ispanici. E per questo c’è interesse da ambedue le parti: democratici e repubblicani. Il giorno prima era accaduto anche che un gruppo di senatori – repubblicani e democratici – abbiano presentato una loro proposta. Quindi, c’è movimento in tutti e due gli schieramenti politici, e questo mi da molta speranza.

D. – Però, uno dei punti controversi, nonostante sia tra i primi nell’agenda di Barack Obama, resta la sicurezza ai confini con il Messico. I repubblicani insistono molto su questo. Questo potrà continuare ad essere un punto di contrasto?

R. – Sì, assolutamente sì. Obama ha detto ieri che le persone che hanno attraversato la frontiera sono scese dell’80% rispetto al 2000. Ci sono sei droni – quindi aerei senza piloti – che già sorvolano il sudovest degli Stati Uniti, quindi la frontiera americana è già ben controllata. Ma questo è un punto molto importante per i repubblicani e loro vogliono più agenti, maggiori controlli e più droni. Spingeranno molto su questo. Obama si è anche soffermato - e ai repubblicani interessa molto - sull’“exit control system”, un sistema che garantisca che gli immigrati illegali che vengono respinti non rientrino nel Paese. C’è un altro punto, che è un po’ controverso, ed è la questione delle coppie omosessuali: se queste coppie sono sposate, e se uno dei due è americano, Obama è favorevole all’ingresso dell’altra parte della coppia negli Usa e all’ottenimento della cittadinanza americana. Questo forse rappresenterà un problema al Congresso.

D. – Legalizzare avrà comunque coinvolgimenti importanti dal punto di vista economico, perché si tratta di 11 milioni di persone…

R. – Ma certo. Quando saranno “legalizzati”, andranno a pagare le tasse e lavoreranno. Parte di questo programma è anche un migliore controllo del business, delle aziende che fanno uso degli immigrati illegali pagandoli sottobanco o troppo poco, non rispettando le leggi degli Stati Uniti. Un’altra cosa, molto interessante e importante, è che vogliono essere più disponibili nel rilasciare visti a chi vuole venire in America avendo grandi competenze nel campo della scienza, della tecnologia, e stiamo parlando di indiani e cinesi che vogliano venire a studiare e a lavorare in America: questo è molto utile per il nostro Paese ed è un’idea abbastanza accettata da tutti e due gli schieramenti.

D. – Questo significa che vogliono favorire l’ingresso dei cosiddetti cervelli…

R. – Sì, e tra questi cervelli rientrano non solo accademici, ma persone con grandi capacità tecnologiche, ingegneri. Ovviamente, questo è un rischio che gli Stati Uniti assumono, perché magari queste persone poi tornano nel loro Paese d’origine. Ma comunque, in questo momento, gli Stati Uniti hanno solo da guadagnare da una situazione del genere, e io credo che questo concetto sia già accettato da tutti: che, cioè, sia un vantaggio per gli Stati Uniti offrire questa opportunità.







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