Siria: allarme dell'Onu per gli orrori nel Paese. Oltre 80 i giovani uccisi ad Aleppo
Sdegno internazionale per le nuove violenze in Siria. mARTEDì le vittime sono state
oltre 160 tra di loro circa 80 giovani, rinvenuti senza vita nei pressi di Aleppo.
E mentre cresce l’emergenza profughi, parole forti sono arrivate dal mediatore Onu-Lega
Araba Brahimi che ha chiesto unità di azione di fronte al dramma del popolo siriano.
Il servizio di Benedetta Capelli:
E’ sembrato
quasi un grido di dolore quello di Brahimi. “La Siria sta andando in pezzi sotto gli
occhi del mondo – ha detto il mediatore Onu-Lega Araba – è urgente un’azione incisiva
del Consiglio di Sicurezza che non può continuare a restare diviso di fronte agli
orrori senza precedenti che si stanno consumando nel Paese”. L’ultimo a Bustan al
Qasr, quartiere di Aleppo in mano ai ribelli. Ottanta corpi – per altre fonti sarebbero
65, per altre oltre 100 – sono stati trovati in acqua, alcuni avevano le mani legate
dietro la schiena, tutti indossavano abiti civili ed avevano un’età compresa tra i
20 ed i 30 anni. Sulla loro fine è un rimpallo di accuse tra esercito e opposizione.
In questo contesto si fa sempre più drammatica la situazione dei profughi: oltre 700mila
- rivela l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati - sono arrivati nei Paesi confinanti
la Siria. Per far fronte all’emergenza l’Unione Europea ha deciso lo stanziamento
di 100milioni di euro; altri 155 milioni di dollari sono stati annunciati ieri dal
presidente americano Obama alla vigilia della conferenza internazionale dei donatori
per la Siria, promossa dall’Onu, che si apre oggi in Kuwait. Salgono così a 365 i
milioni messi a disposizione da Washington.
E in Siria, donne e bambini pagano
il prezzo più alto della guerra. E’ quanto sottolinea Medici Senza Frontiere che denuncia
le crescenti difficoltà ad operare nel Paese a causa della diffusa insicurezza. Benedetta
Capelli ha intervistato il direttore di Medici Senza Frontiere Italia, Kostas
Moschochoritis:
R. – Facciamo
appello a tutte le parti in conflitto, in Siria, a rispettare i pazienti, il personale
medico e le strutture sanitarie perché fino a questo momento non è stato così. Durante
la guerra, le vittime del conflitto sono soprattutto coloro che fanno parte della
popolazione più vulnerabile, cioè i bambini, le donne e i malati cronici che si trovano
senza assistenza medica. Il sistema sanitario, infatti, a causa della guerra è crollato.
Vediamo poi un aumento di aborti spontanei oppure di nascite premature, a causa dello
stress delle donne. Anche l’assistenza ai neonati prematuri è molto difficile, perché
le strutture non funzionano e dobbiamo trasportare i bambini in Turchia per avere
le cure adeguate ed è una cosa molto difficile e rischiosa a causa dei continui bombardamenti.
D.
– Questo significa mettere a repentaglio il futuro di un intero Paese?
R. –
Assolutamente. E ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che siamo in pieno
inverno in Siria e il freddo e la neve stanno raggiungendo le varie regioni. I bisogni
sanitari, dunque, stanno crescendo: sono in aumento, come succede sempre durante l’inverno,
le malattie respiratorie che vanno ad aggiungersi alle patologie croniche come l’ipertensione
o il diabete. E - ripeto - avendo un sistema sanitario al collasso, i pazienti rimangono
senza le cure adeguate.
D. – Lei ha parlato dei tanti parti prematuri e delle
donne che invece perdono i bambini a causa dello stress dovuto al conflitto. Molte
Ong parlano anche di donne che subiscono violenza di gruppo. Lo stupro, quindi, come
arma di guerra. Di questo voi ne avete notizia?
R. – Purtroppo i movimenti
nelle zone dove lavoriamo noi sono molto difficili a causa dell’insicurezza. Noi abbiamo
solo una visione parziale della realtà e non possiamo esprimerci su quanto sta accadendo
in tutto il Paese. Ovviamente, i problemi sono tanti e, purtroppo, noi curiamo e ne
vediamo solo una piccola parte.
D. – Quindi cosa chiede Msf? Di accedere alle
zone più difficili da raggiungere?
R. – Asolutamente sì! Chiediamo di avere
accesso dove ce n’è bisogno. Da mesi abbiamo chiesto l’autorizzazione a lavorare nelle
parti della Siria controllate dalle forze governative ma senza successo. L’appello
- uguale per ogni guerra - è di rispettare i pazienti, i civili, il personale medico
e le strutture sanitarie. Ripeto: questo non è stato così fino adesso. Abbiamo anche
alcune notizie di esplosioni di bombe e razzi vicino alle strutture sanitarie, anche
quelle supportate da Medici Senza Frontiere.