Regno Unito. I vescovi: no a legge su nozze gay, non tutela bambini né libertà di
coscienza
I vescovi cattolici del Regno Unito tornano a prendere posizione contro il progetto
di legge sul matrimonio omosessuale. La proposta normativa, il cui testo è stato pubblicato
il 25 gennaio, verrà sottoposta ad una seconda lettura dal Parlamento il prossimo
5 febbraio e sarà poi esaminata in commissione dai deputati prima di ritornare a Westminster
per il voto definitivo, un iter che potrebbe durare dai 2 ai 9 mesi. Martedì, intanto,
la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha distribuito un memorandum a tutti
i membri del Parlamento, invitandoli a respingere il disegno di legge. Il servizio
di Isabella Piro:
Suddiviso in sei paragrafi, il promemoria dei vescovi
evidenzia come la proposta normativa, per la prima volta nella storia legale britannica,
“cerchi di rompere il legame esistente tra l’istituzione del matrimonio e l'esclusività
sessuale, la lealtà e la responsabilità per i bambini nati dal matrimonio stesso”.
Di qui, la sottolineatura che la Chiesa inglese fa: “Il matrimonio promuove il bene
comune della società perché promuove una relazione unica nel suo genere, all’interno
della quale i figli vengono concepiti, nascono e crescono; è un’istituzione che porta
benefici ai bambini”. I presuli ribadiscono, quindi, che parlare di matrimonio esclusivamente
per le coppie eterosessuali non è un atteggiamento discriminatorio, anzi: “La dottrina
della Chiesa – si legge nel memorandum – condanna le ingiuste discriminazioni basate
sull’orientamento sessuale”. Ma, poiché “le unioni dello stesso sesso godono già di
diritti legali equivalenti a quelli delle coppie eterosessuali, secondo il Civil Partnership
Act del 2004”, i presuli evidenziano come “i cambiamenti proposti dal disegno di legge
non siano necessari per garantire il riconoscimento legale e la tutela delle coppie
omosessuali”.
Per questo, la Chiesa inglese afferma: “Ci opponiamo al matrimonio
gay non per discriminazione o pregiudizio, ma affinché i valori sociali unici promossi
dal matrimonio eterosessuale siano ancora tutelati dalle istituzioni, in futuro”.
Altro punto critico evidenziato dalla Conferenza episcopale di Inghilterra è il fatto
che “un cambiamento così importante a livello costituzionale e parlamentare non dovrebbe
essere esaminato in fretta, poiché esso ha conseguenze a lungo termine, molte delle
quali non intenzionali”. “La popolazione britannica, nel suo complesso – aggiungono
i presuli - non ha cercato tale cambiamento; nessuno dei principali partiti politici
lo ha promesso nel corso dell’ultima campagna elettorale; non è stato indetto alcun
referendum e le consultazioni del governo non si sono chieste prima se la legge attualmente
in vigore dovesse essere cambiata, ma piuttosto direttamente come dovesse cambiare”.
Evidenziando, quindi, come “tale proposta di legge apra la strada per ulteriori
cambiamenti fondamentali”, i presuli puntano il dito contro le così dette “tutele”
promesse dal disegno di legge e che, in realtà, non risultano adeguate. Ad esempio,
spiegano i vescovi, “il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione degli
impiegati pubblici potrebbe essere limitato”; “non si fa nulla per impedire che le
organizzazioni religiose che non optano per il matrimonio omosessuale siano trattate
in modo sfavorevole dalle autorità pubbliche, le quali potrebbe rifiutarsi, ad esempio,
di concedere una sovvenzione”. Per di più, notano i presuli, il disegno di legge afferma
che “è illegale, per la Chiesa anglicana di Inghilterra, celebrare matrimoni omosessuali”.
Tuttavia, “se celebrare o meno tali tipi di nozze è una decisione che spetta solo
alle organizzazioni religiose”. Il progetto di legge, dunque, “interferisce con l’autonomia
della Chiesa” e “crea un pericoloso precedente”, portando anche a “future frizioni
tra le organizzazioni religiose stesse”.
Infine, la Conferenza episcopale
di Inghilterra e Galles sottolinea implicazioni – ancora sconosciute – che tale proposta
di legge potrebbe avere sulla legge pubblica e privata; le limitazioni che potrebbero
risultare a livello educativo nelle scuole, nell’ambito della libertà di espressione
e di religione degli insegnanti; o ancora “il divario crescente tra la concezione
religiosa e quella secolare del matrimonio”. Di qui, la considerazione finale che
i vescovi fanno al termine del loro memorandum: “È importante che i membri del Parlamento
siano pienamente consapevoli degli effetti a lungo termine di tale proposta di legge”,
perché le scelte che i parlamentari faranno “avranno profonde implicazioni sulla futura
struttura delle relazioni tra Stato e Chiesa in Gran Bretagna”.