2013-01-30 08:08:17

Proteste in Egitto mentre Morsi rilancia il dialogo nazionale


Ancora alta tensione in Egitto. Proteste ieri nonostante il coprifuoco imposto dal presidente Morsi. L’opposizione punta i piedi, mentre il capo dello Stato propone il dialogo e mostra segni di ammorbidimento. Dal Cairo, Marina Calculli:RealAudioMP3

Di fronte alla crisi politica che non si arresta, il presidente Morsi rilancia il dialogo nazionale. Via libera alla formazione di commissioni, una delle quali addetta a valutare eventuali emendamenti alla costituzione. Una richiesta che era stata avanzata dal Fronte di Salvezza Nazionale che tuttavia aveva rifiutato già lunedì di sedersi al tavolo con il governo. Ieri le proteste sono andate avanti fino a tarda notte in tutte le principali città dell’Egitto e Suez ha sfidato il coprifuoco imposto da Morsi. Di fronte ad una piazza, che sempre di più lo vede come il nuovo Mubarak, il presidente si è ammorbidito sullo stato di emergenza, ripristinato proprio qualche giorni fa, dicendo che non era volto a impedire manifestazioni pacifiche. Persino il leader del partito salafita al-Nour gli aveva chiesto di levare lo stato d’emergenza e formare al più presto un governo di unità nazionale. E mentre l’Egitto precipita nel caos, il governo ha ampliato i poteri dei militari, conferendo loro la facoltà di arrestare anche i civili. Ma proprio dal capo delle forze armate e ministro della difesa arriva un avvertimento: “Il protrarsi del caos rischia di far implodere le strutture dello Stato”.

Sulla crisi egiziana Massimiliano Menichetti ha raccolto l’analisi di Massimo Campanini docente di Storia dei Paesi islamici all’Università di Trento:RealAudioMP3

R. - L’Egitto sta attraversando un periodo molto delicato, perché la fase della transizione dalla rivoluzione al consolidamento delle strutture sociali politiche è ancora in corso e praticamente non se ne vede la fine. Io penso che ci siano degli agenti provocatori che abbiano interessi a mantenere alta la tensione. Bisogna vedere se si tratta di azioni che vogliono restringere gli spazi di partecipazione democratica e di espressione pubblica o semplicemente di gente che cerca di approfittare della situazione per fini privati. Però indubbiamente penso che l’Egitto stia rischiando veramente molto in quelle che potrebbero essere le evoluzioni e il consolidamento della rivoluzione.

D. - Le opposizioni riunite nel Fronte nazionale di liberazione respingono l’invito al dialogo del presidente Morsi definendolo soltanto formale. Per sedersi al tavolo chiedono che il presidente riconosca le proprie responsabilità nelle violenze…

R. - Che il presidente abbia delle responsabilità oggettive, visto il ruolo istituzionale, è indubbio, ma ho anche l’impressione che le forze di opposizione non siano molto disposte al dialogo. In realtà queste non hanno accettato fin dall’inizio la vittoria dei Fratelli musulmani; hanno sempre costantemente cercato di approfittare della situazione di transizione per poter - sia pure legalmente - rovesciare il governo. Sarà importante verificare alle prossime elezioni politiche, previste per aprile, se ci sarà una riconferma dei partiti islamici e del voto di orientamento islamico.

D. - I militari hanno giocato un ruolo importante nella prima fase di transizione: ricordiamo che detengono i gangli vitali dell’economia del Paese. Adesso che ruolo hanno?

R. - L’impressione è che per il momento i militari si muovano obbedientemente dietro alle indicazioni di intervento del governo e del presidente. Però, questo non vuol dire che non ci possano essere all’interno del’esercito, delle forze che potrebbero prima o poi favorire un intervento radicale o un nuovo colpo di Stato. Questo però farebbe ripiombare l’Egitto nell’incubo delle leggi di emergenza, e sarebbe gravemente pregiudiziale per la vita politica e democratica del Paese.

D. - A livello economico i militari possono effettivamente imprimere dei cambiamenti?

R. - I militari sono una forza a livello economico, anche se non si sa bene in che proporzione dominino l’economia egiziana. Però certamente il fatto che occupino certi spazi del mondo civile ed economico, fa si che rappresentino una forza con cui bisogna fare i conti e che non può essere dismessa con troppa facilità, anche perché il problema economico è il problema principale che oggi l’Egitto si trova a fronteggiare. Il Paese è sull’orlo di una crisi che potrebbe essere estremamente pericolosa per gli equilibri interni. Quindi la risoluzione del problema economico è nell’interesse del governo che certamente, da questo punto di vista, dovrà fare i conti con l’importanza industriale e commerciale del sistema militare.







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