2013-01-30 14:37:54

Mali. Denuncia di Intersos: è dramma umanitario, ma soldi per aiuti non arrivano


Cresce la preoccupazione per la critica situazione umanitaria in Mali, mentre proseguono le operazioni militari che vedono l’esercito francese affiancare da quello governativo nella riconquista del Nord del Paese occupato dai ribelli islamisti. A complicare lo scenario di guerra si aggiungono scontri interetnici. Intanto il primo ministro ad interim Traoré ha annunciato l’intenzione di indire elezioni politiche il prossimo 31 luglio. Roberta Gisotti ha intervistato Federica Biondi, coordinatrice di Intersos, che si trova nella capitale Bamako:RealAudioMP3

R. – Noi di Intersos siamo presenti in Mali, nella regione di Mopti, che è la regione-tampone tra il Nord e il Sud, che accoglieva già all’inizio della crisi, nel Nord del Mali, nel gennaio 2012, più di 40 mila persone sfollate. Al momento, si registrano dei movimenti della popolazione di diversa natura. Da un lato, ci sono famiglie che si spostano di nuovo dalle zone dei combattimenti di guerra verso le zone sicure. Dall’altro, questo movimento di riconquista del Nord da parte dell’Esercito maliano e dell’esercito francese fa sì che le persone seguano gli eserciti per ritornare sin da subito, in maniera spontanea, nei loro Paesi di origine.

D. – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite ieri in un comunicato indicava 350 mila rifugiati, fuggiti dal Nord del Mali...

R. – Dal Nord del Mali c’è stato, sin dall’inizio della crisi, un afflusso continuo verso i Paesi limitrofi: in Mauritania, in Burkina Faso e in Niger. Noi, come Intersos, siamo presenti in Mauritania, nel campo di M'berra, dove i rifugiati al momento sono 65.210. Il numero sta crescendo vertiginosamente e ha superato il livello dei mille arrivi al giorno.

D. – Ancora peggiore è la situazione dei rifugiati all’interno del Paese, che forse mancano anche dei servizi primari?

R. – Sicuramente. La situazione degli sfollati interni al Mali è particolarmente preoccupante. Per prima cosa, al Nord non c’è accesso umanitario e quindi la prima questione da affrontare è quella di avere accesso ai luoghi dove assistere le persone rimaste in quell'area, probabilmente quelle più povere, che non potevano nemmeno pagarsi il trasporto per andare al Sud o nei Paesi limitrofi e, poi, assistere le persone sfollate. Oggi, l’equipe di Intersos, a Mopti, sta facendo una distribuzione di beni di prima necessità per le nuove famiglie, arrivate a seguito di questa crisi, determinata dall’intervento degli Esercito francese e maliano.

D. – Si parla già di organizzare il possibile ritorno di alcune di queste migliaia di sfollati...

R. – Assistiamo a un ritorno spontaneo. La comunità internazionale si sta interrogando su quale sia l’accompagnamento più corretto e consono da fare rispetto a questi ritorni: per il diritto internazionale deve essere volontario, e soprattutto deve essere garantita la sicurezza minima, per non trovarsi di fronte a movimenti di andata e ritorno, cioè di ritorno verso le zone di origine e poi di ulteriore sfollamento.

D. – Siamo quindi di fronte ad una situazione ancora molto fluida...

R. – Siamo di fronte ad una situazione molto fluida, alla quale stiamo cercando di dare risposta e per la quale abbiamo bisogno di avere i mezzi per rispondere. E’ una coincidenza particolare che ieri ci fosse sia la richiesta di fondi per finanziarie la campagna militare ad Addis Abeba e, nello stesso tempo, a Bamako il lancio della richiesta di fondi per gli aiuti umanitari. I fondi allocati allo sforzo bellico sono stati intensi: si parla di 445 milioni di dollari, già raccolti. Per quelli umanitari, invece, hanno chiesto 370 milioni di dollari per far fronte alla crisi del Mali nel 2013. Questa richiesta al momento è stata finanziata solo all’1%. Quindi, i bisogni ci sono e sono estremamente importanti. Bisogna poter mobilitare le risorse, per poter dare una risposta.







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