2013-01-30 12:17:27

India. Donne disabili, ultime tra le ultime: le iniziative di Pangea


L’India nelle scorse settimane è stata teatro di importanti manifestazioni contro la violenza sulle donne. Migliaia di persone sono scese in strada per protestare in occasione della morte di una giovane ragazza che a New Delhi aveva subito uno stupro di gruppo. Nel corso dei giorni sono cresciute le denunce di aggressioni ma la realtà ancora non cambia. Benedetta Capelli ha raggiunto telefonicamente a Calcutta, Luca Lo Presti, presidente della fondazione Pangea Onlus, che da anni opera in India per migliorare le condizioni di vita delle donne disabili:RealAudioMP3

R. – Siamo in India dal 2007 ed in questo momento sono nello slum di Park Circus, quella che è proprio la “città della gioia”, dove la gente vive a mezzo metro dal binario del treno, in baracche fatte di stracci, di pezzi di gomma e plastica. È sempre stato così ed ho il timore che sempre sarà così. In questi giorni - finalmente - si è data eco a quelle che sono le violenze che qui le donne subiscono, al disconoscimento che le donne subiscono in un Paese che si dichiara la più grande democrazia del mondo. Qui però il cambiamento vero che si è sentito è stato quello della società civile. E’ scesa infatti nelle piazze, in strada, protesta perché chiede le leggi. Io ho avuto modo di parlare con un parlamentare dello Stato del Sud Bengala che nega assolutamente che in questo Stato e che in India ci siano violenze: dice che sono effetti sporadici di “violenza controllata”, una bolla mediatica. Sappiamo benissimo, invece, dai rapporti di Pangea ma anche dai rapporti di tantissime altre organizzazioni, che la media statistica dello stupro, qui in India, è uno ogni 80 secondi. Siamo davanti alla negazione da parte delle istituzioni, davanti ad una realtà che è quella che ho di fronte in questo istante con bambini nudi che giocano sui binari, dove tra poco passerà un treno, mamme che cercano disperatamente di sopravvivere e di far vivere i loro figli e uomini che qui a Calcutta sono gli ultimi, i cosiddetti “uomini cavallo”, ovvero quelli che tirano a piedi i risciò. L’India della grande tecnologia e delle grandi innovazioni, della grande economia e sviluppo è veramente lontana da quello che è la gente, la popolazione che, per la maggior parte, vive in questo grande continente. La forbice è altissima così come la forbice dei diritti.

D. - Voi vi occupate della condizione femminile ed in particolar modo avete a cuore la condizione delle donne disabili. Su questo fronte Pangea quale impegno ha?

R. - Pangea, nelle aree del mondo in cui lavoro, fa “microcredito”: progetti che portano sviluppo e non assistenza, o assistenzialismo; progetti che - qui a Calcutta, o in altre parti dell’India - partono proprio dalle “ultime delle ultime”, ovvero, le donne disabili che sono emarginate perché donne e rigettate perché disabili. La bellezza di un progetto di sviluppo come il nostro è il processo di emancipazione attivato che le ha portate fuori da queste baracche. Abbiamo impiegato tre anni per far capire loro che esistevano, per far sì che loro smettessero di essere oggetti anche di utilizzi sessuali, da parte di tutte le comunità e da parte della propria famiglia, e perché oggi possano essere imprenditrici ed essere assistite sia legalmente che da un punto di vista sanitario.

D. - Una dimostrazione, quindi, che lavorare accanto alle persone, facendo loro capire che si hanno dei diritti, dà frutti veri, consistenti e importanti…

R. - Sì, tutto deve partire proprio dalla presa di coscienza perché non c’è aiuto che si possa dare. L’aiuto, ogni persona lo deve dare a se stessa ma trova l’energia solo se parte da un processo di autoconsapevolezza, che inizia dall’aspetto educativo e formativo.







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