2013-01-30 08:14:16

Continua in Mali l'avanzata francese, si temono attentati da parte degli islamici


Prosegue l’avanzata delle truppe francesi e di quelle del Mali verso il nord del Paese africano. Sembra così debellata l’offensiva dei miliziani islamici, ma l’emergenza è ancora alta e ieri ad Addis Abeba, i Paesi donatori hanno stanziato fondi a sostegno dell’intervento militare. Per evitare ripercussioni al di fuori del Mali, i Paesi occidentali hanno rinforzato le misure di sicurezza alle proprie rappresentanze diplomatiche in tutto il nord Africa. Ci riferisce Giulio Albanese:RealAudioMP3

I francesi hanno praticamente vinto la guerra nel Mali, cacciando i ribelli jihadisti dalle città del Nord come Timbuctu e Gao, ma la tensione, nonostante le rassicurazioni della propaganda, è ancora alta. La conferma viene dalla Conferenza Internazionale dei Donatori per il Mali, riunita ieri ad Addis Abeba, che ha raccolto 338 milioni di euro in fondi per l’appoggio logistico della missione militare. Anche se poi, Alassane Ouattara, presidente di turno dell’Ecowas/Cedeao, l’organismo che riunisce i Paesi della Comunità Economica dell’Africa Occidentale, ha fatto capire che per finanziare il tutto servirebbe almeno il doppio. Proprio da Addis Abeba, il presidente ad interim maliano, Dioncounda Traoré, ha espresso la sua determinazione a organizzare le elezioni nel Paese africano “il più rapidamente possibile e comunque entro il 31 luglio”. Comunque, l’impressione è che la priorità in Mali sia tuttora "militare" nella guerra asimmetrica contro ribelli, che potrebbero compiere imboscate e azioni terroristiche. Intanto l’emergenza umanitaria, che riguarda un numero indicibile di senzatetto, prosegue e non sembra essere in cima all’agenda del consesso delle nazioni. Il che suscita il disappunto delle organizzazioni umanitarie.

E della fase che si aprirà dopo la probabile uscita di scena degli integralisti islamici, che da mesi controllavano il nord del Mali, Fausta Speranza ha parlato con Anna Bono, docente di Storia e istituzioni africane all’Università di Torino:RealAudioMP3

R. - Secondo quanto anche stabilito dalle Nazioni Unite già lo scorso anno, nell’immediato futuro il Paese dovrebbe essere affidato ad una missione di Paesi africani, Paesi dell’Africa occidentale riuniti in un organismo regionale, l'Ecowas (Economic Community of West African States), per un totale di circa seimila uomini, una parte dei quali sono già entrati nel Paese. Dovrebbero prendere in mano loro la situazione, e naturalmente anche all’esercito maliano, che tra l’altro in queste settimane dovrebbe essere addestrato da alcune centinaia di soldati europei e americani per diventare più efficiente e per riuscire, in un prossimo futuro, a gestire la situazione da solo.

D. - Quali limiti intravedere? Per esempio: nel governo del Mali si è pronti per questo tipo di percorso?

R. - Un punto interrogativo importante è come il Mali accetterà questa situazione. Il secondo colpo di Stato - uno dei due verificatisi in Mali l’anno scorso nel giro di pochi mesi - è stato a quanto pare proprio causato da un dissenso profondo, radicale all’interno delle forze politiche e militari del Mali. Si sono divisi su questo punto: se accettare l’interferenza militare da parte di Paesi stranieri - cosa diventata inevitabile - non tanto dalla Francia, quanto appunto dalle truppe di Paesi africani. D’altra parte, il Mali è evidentemente incapace da solo di gestire la situazione: l’ha dimostrato la rapidità con cui i movimenti integralisti, e prima ancora il Movimento di liberazione del Nord dei tuareg, hanno nel giro di poche settimane occupato praticamente metà del Paese, tutta la parte settentrionale. Sono problemi antichi, problemi radicati - di sottosviluppo, di corruzione, di tribalismo - ed è importante capire che quello che è successo in questi ultimi mesi in Mali ha avuto origine nel tempo, negli anni, addirittura nei decenni. Questo vale anche per i Paesi confinanti, la Mauritania, l’Algeria, il Niger: tutti Paesi che hanno permesso - per una serie di motivi, come la debolezza dei governi e l’incapacità, la mancanza di volontà di questi governi di amministrare bene la cosa pubblica - che su territori immensi si creassero delle reti transnazionali di cellule terroristiche. E il problema fondamentale in questo momento è proprio questo. Fuggiti da Gao, fuggiti da Timbuctù, forse anche da Kidal, entro pochi giorni i miliziani dei movimenti maliani si sposteranno - si stanno già spostando - altrove, o si stanno mescolando alla popolazione, ma senza scomparire. Anzi, sicuramente - non c’è dubbio su questo - si ricostituiranno, si riaggregheranno, si riorganizzeranno altrove. È questo il problema enorme che andrebbe affrontato e con grandissime difficoltà: perché non basta un intervento internazionale affinché questo avvenga, ma ci vuole anche la volontà dei vari governi nel garantire un intervento costante, efficace e di lungo periodo in questa direzione.







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