2013-01-29 14:10:33

Ustica. I familiari: dopo il risarcimento aspettiamo i colpevoli


Lo Stato dovrà pagare per la morte delle 81 vittime dell’abbattimento del volo Itavia, avvenuto tra Ponza e Ustica nel giugno del 1980. Un giudice civile, in sede di Cassazione, ha stabilito che fu un missile a far precipitare il Dc9 partito da Bologna e diretto a Palermo. Totale la mancanza di vigilanza da parte dei radar civili e militari. Ecco quindi che i Ministeri della difesa e dei trasporti, così come stabilito lunedì dalla Terza sezione civile della Cassazione, dovranno risarcire con un milione e 200 mila euro quei familiari delle vittime che per primi hanno intrapreso la causa civile. Francesca Sabatinelli ha intervistato Daria Bonfietti presidente dell'associazione familiari delle vittime della Strage di Ustica:RealAudioMP3

R. – E’ la verità che ci ha consegnato il giudice Priore nel 1999 e, proprio perché quella sentenza è stata ritenuta corretta dai magistrati di primo, di secondo grado e poi anche della Cassazione, non si è potuto non condannare i responsabili, cioè il Ministero dei Trasporti e il ministero della Difesa: l’uno per avere detto da sempre che non c’erano aerei in giro, quella notte, che volassero insieme al DC9, e invece la certezza provata della presenza di altri aerei c’è; gli altri, per avere impedito in ogni modo alla verità di essere facilmente conquistata. Noi l’abbiamo conquistata lo stesso, andando in fondo al mare a recuperare il relitto. Questa è la soddisfazione di essere arrivati a far condannare al risarcimento coloro che hanno impedito alla verità di farsi luce.

D. – Lei stessa però ha detto che non è finita, che bisogna trovare gli autori della strage…

R. – Io voglio sapere qual è stato quel Paese che quella notte impunemente ha potuto abbattere un aereo civile in tempo di pace e non ha pagato. Si è deciso che era indicibile quello che questi Paesi occidentali, alleati nostri e non, stavano compiendo nei nostri cieli: per non far sapere quella cosa, hanno fatto di tutto fino a mantenere il segreto per 32 anni. Credo che ai prossimi governi non si possa non chiedere con forza che si muovano in maniera diversa da quello che è stato fatto negli ultimi precedenti. Sono anni che i giudici di Roma hanno inviato rogatorie per farsi rispondere a certe domande alla Francia, all’America, all’Inghilterra, al Belgio, e questi si permettono di non rispondere.

Il giudice Rosario Priore è uno dei protagonisti della vicenda Ustica. La sentenza della Cassazione fa sua la tesi del missile contro il volo dell'Itavia. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. - Credo che ci siamo fermati al mio vecchio impianto di accusa.

D. - Si può dire dopo tanti anni che è una vittoria della giustizia? C’è un po’ di amarezza nel dirlo…

R. - Un po’ di amarezza c’è: occorrono tanti anni perché si facciano questi passi. Io devo dire che i giudici di Palermo hanno lavorato benissimo. Credo che adesso possano raccordarsi anche con quello stralcio che io avevo creato a suo tempo, sul quale stanno lavorando dei miei giovani colleghi che hanno preso in carico questa nuova istruttoria, nella quale sono nate poi le rogatorie a diversi Stati. (Il giudice Priore dispose l’indagine-stralcio nell’ordinanza di rinvio a giudizio di nove alti ufficiali in carica all’Aeronautica e nei servizi, la sera della tragedia. Il fascicolo riguarda le posizioni di oltre 30 tra ufficiali, sottufficiali e funzionari ministeriali indagati per falsa testimonianza, favoreggiamento e calunnia. Nell’ordinanza-sentenza del giudice Priore si afferma che “appare impossibile che le decisioni prese dai militari italiani non siano state senza l’avallo di un livello superiore”. N.d.R.)

D. – Lei stesso ha detto: “Adesso bisogna andare laddove fino ad oggi è stato taciuto”. Stiamo parlando degli altri Paesi. E lei ha citato le rogatorie, finora senza risposta. A breve ci sarà un nuovo governo, in che modo dovrà fare pressione?

R. – In un certo senso si dovrà ritornare alla carica. Ci vogliono personaggi con grande autorevolezza in campo europeo, perché queste rogatorie vanno sostenute, specialmente nei confronti della Francia, e di altri Paesi. Cito il caso ultimo, quello del Belgio, che aveva degli aerei in volo nell’esercitazione militare, anche il Belgio ci ha risposto che non possono riferirci niente perché si tratta di segreto militare. Ovunque andiamo ci scontriamo sempre con qualche segreto. Sarebbe ora - sono passati più di 30 anni - che qualcuno si decidesse a toglier questi segreti!

D. - Sono passati appunto più di 30 anni, sono cambiate tantissime cose, è addirittura morto il colonnello Gheddafi, uno dei protagonisti di questa vicenda. Ma allora perché si devono ancora tenere nascoste queste verità?

R. - In genere gli Stati sono portati a conservarle per anni, sono i cosiddetti arcana imperii, cioè molti basano la loro autorità, il loro “potere” proprio su questi segreti. Però, secondo me non hanno più ragion d’essere. Spero che qualcosa si muova, specialmente in Francia che poi è stato – lo dico con la dovuta cautela - il Paese più sospettato, quello che invece non ha mai risposto; o meglio ha risposto in un modo assurdo dicendoci che il radar di Solenzara, quello che doveva difenderla dal fianco Sud, chiudeva alle cinque del pomeriggio. In Francia neanche gli uffici postali chiudono così presto!

D. - Lei cosa pensa? Si saprà veramente mai questa verità su Ustica?

R. - Qualcosa si intravede, non si possono più sostenere tesi assurde come è stato fatto per anni come quella del cedimento strutturale. Ma lei lo sa che è stato anche sostenuto che le strutture dell’aereo hanno collassato perché l’aereo ha fatto per anni il trasporto del pesce da un’isola all’altra delle Hawaii, e l’acido che colava dalle ceste di pesce avrebbe corroso i metalli dell’aereo? Sono state sostenute delle tesi assurde perché noi non avevamo nessuna prova o segno di cedimento strutturale.

D. - Questa è una battaglia vinta dalla giustizia. Una battaglia vinta dai familiari delle vittime, non dimentichiamolo, che però ancora aspettano di sapere…

R. - Giusto. Speriamo che almeno su questo piano sia fatta giustizia. Poi se non dovesse arrivare sugli altri piani, come quello penale, io ho sempre fiducia nella verità storica: gli studi storici ci diranno o forse proveranno a dirci qualcosa.







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