Ustica. I familiari: dopo il risarcimento aspettiamo i colpevoli
Lo Stato dovrà pagare per la morte delle 81 vittime dell’abbattimento del volo Itavia,
avvenuto tra Ponza e Ustica nel giugno del 1980. Un giudice civile, in sede di Cassazione,
ha stabilito che fu un missile a far precipitare il Dc9 partito da Bologna e diretto
a Palermo. Totale la mancanza di vigilanza da parte dei radar civili e militari. Ecco
quindi che i Ministeri della difesa e dei trasporti, così come stabilito lunedì dalla
Terza sezione civile della Cassazione, dovranno risarcire con un milione e 200 mila
euro quei familiari delle vittime che per primi hanno intrapreso la causa civile.
Francesca Sabatinelli ha intervistato Daria Bonfietti presidente dell'associazione
familiari delle vittime della Strage di Ustica:
R. – E’ la verità
che ci ha consegnato il giudice Priore nel 1999 e, proprio perché quella sentenza
è stata ritenuta corretta dai magistrati di primo, di secondo grado e poi anche della
Cassazione, non si è potuto non condannare i responsabili, cioè il Ministero dei
Trasporti e il ministero della Difesa: l’uno per avere detto da sempre che non c’erano
aerei in giro, quella notte, che volassero insieme al DC9, e invece la certezza provata
della presenza di altri aerei c’è; gli altri, per avere impedito in ogni modo alla
verità di essere facilmente conquistata. Noi l’abbiamo conquistata lo stesso, andando
in fondo al mare a recuperare il relitto. Questa è la soddisfazione di essere arrivati
a far condannare al risarcimento coloro che hanno impedito alla verità di farsi luce.
D.
– Lei stessa però ha detto che non è finita, che bisogna trovare gli autori della
strage…
R. – Io voglio sapere qual è stato quel Paese che quella notte impunemente
ha potuto abbattere un aereo civile in tempo di pace e non ha pagato. Si è deciso
che era indicibile quello che questi Paesi occidentali, alleati nostri e non, stavano
compiendo nei nostri cieli: per non far sapere quella cosa, hanno fatto di
tutto fino a mantenere il segreto per 32 anni. Credo che ai prossimi governi non si
possa non chiedere con forza che si muovano in maniera diversa da quello che è stato
fatto negli ultimi precedenti. Sono anni che i giudici di Roma hanno inviato rogatorie
per farsi rispondere a certe domande alla Francia, all’America, all’Inghilterra, al
Belgio, e questi si permettono di non rispondere.
Il giudice RosarioPriore è uno dei protagonisti della vicenda Ustica. La sentenza della Cassazione
fa sua la tesi del missile contro il volo dell'Itavia. Francesca Sabatinelli lo ha
intervistato:
R. - Credo che
ci siamo fermati al mio vecchio impianto di accusa.
D. - Si può dire dopo tanti
anni che è una vittoria della giustizia? C’è un po’ di amarezza nel dirlo…
R.
- Un po’ di amarezza c’è: occorrono tanti anni perché si facciano questi passi. Io
devo dire che i giudici di Palermo hanno lavorato benissimo. Credo che adesso possano
raccordarsi anche con quello stralcio che io avevo creato a suo tempo, sul quale stanno
lavorando dei miei giovani colleghi che hanno preso in carico questa nuova istruttoria,
nella quale sono nate poi le rogatorie a diversi Stati. (Il giudice Priore dispose
l’indagine-stralcio nell’ordinanza di rinvio a giudizio di nove alti ufficiali in
carica all’Aeronautica e nei servizi, la sera della tragedia. Il fascicolo riguarda
le posizioni di oltre 30 tra ufficiali, sottufficiali e funzionari ministeriali indagati
per falsa testimonianza, favoreggiamento e calunnia. Nell’ordinanza-sentenza del giudice
Priore si afferma che “appare impossibile che le decisioni prese dai militari italiani
non siano state senza l’avallo di un livello superiore”. N.d.R.)
D. – Lei stesso
ha detto: “Adesso bisogna andare laddove fino ad oggi è stato taciuto”. Stiamo parlando
degli altri Paesi. E lei ha citato le rogatorie, finora senza risposta. A breve ci
sarà un nuovo governo, in che modo dovrà fare pressione?
R. – In un certo senso
si dovrà ritornare alla carica. Ci vogliono personaggi con grande autorevolezza in
campo europeo, perché queste rogatorie vanno sostenute, specialmente nei confronti
della Francia, e di altri Paesi. Cito il caso ultimo, quello del Belgio, che aveva
degli aerei in volo nell’esercitazione militare, anche il Belgio ci ha risposto che
non possono riferirci niente perché si tratta di segreto militare. Ovunque andiamo
ci scontriamo sempre con qualche segreto. Sarebbe ora - sono passati più di 30 anni
- che qualcuno si decidesse a toglier questi segreti!
D. - Sono passati appunto
più di 30 anni, sono cambiate tantissime cose, è addirittura morto il colonnello
Gheddafi, uno dei protagonisti di questa vicenda. Ma allora perché si devono ancora
tenere nascoste queste verità?
R. - In genere gli Stati sono portati a conservarle
per anni, sono i cosiddetti arcana imperii, cioè molti basano la loro autorità, il
loro “potere” proprio su questi segreti. Però, secondo me non hanno più ragion d’essere.
Spero che qualcosa si muova, specialmente in Francia che poi è stato – lo dico con
la dovuta cautela - il Paese più sospettato, quello che invece non ha mai risposto;
o meglio ha risposto in un modo assurdo dicendoci che il radar di Solenzara, quello
che doveva difenderla dal fianco Sud, chiudeva alle cinque del pomeriggio. In Francia
neanche gli uffici postali chiudono così presto!
D. - Lei cosa pensa? Si saprà
veramente mai questa verità su Ustica?
R. - Qualcosa si intravede, non si possono
più sostenere tesi assurde come è stato fatto per anni come quella del cedimento strutturale.
Ma lei lo sa che è stato anche sostenuto che le strutture dell’aereo hanno collassato
perché l’aereo ha fatto per anni il trasporto del pesce da un’isola all’altra delle
Hawaii, e l’acido che colava dalle ceste di pesce avrebbe corroso i metalli dell’aereo?
Sono state sostenute delle tesi assurde perché noi non avevamo nessuna prova o segno
di cedimento strutturale.
D. - Questa è una battaglia vinta dalla giustizia.
Una battaglia vinta dai familiari delle vittime, non dimentichiamolo, che però ancora
aspettano di sapere…
R. - Giusto. Speriamo che almeno su questo piano sia fatta
giustizia. Poi se non dovesse arrivare sugli altri piani, come quello penale, io ho
sempre fiducia nella verità storica: gli studi storici ci diranno o forse proveranno
a dirci qualcosa.