Siria: Medici Senza Frontiere denuncia aumento aborti a causa del conflitto
I cadaveri di 56 giovani uomini vittime di 'esecuzioni' sommarie sono stati trovati
ieri ad Aleppo. Ne da' notizia l'Ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in
Siria che ha diffuso un video in cui si vedono i cadaveri, alcuni dei quali hanno
le mani legate dietro la schiena. Nel Paese, donne e bambini pagano il prezzo più
alto della guerra. E’ quanto ribadisce Medici Senza Frontiere che denuncia le crescenti
difficoltà ad operare nel Paese. Benedetta Capelli ha intervistato il direttore
di Medici Senza Frontiere Italia, Kostas Moschochoritis:
R. – Facciamo
appello a tutte le parti in conflitto, in Siria, a rispettare i pazienti, il personale
medico e le strutture sanitarie perché fino a questo momento non è stato così. Durante
la guerra, le vittime del conflitto sono soprattutto coloro che fanno parte della
popolazione più vulnerabile, cioè i bambini, le donne e i malati cronici che si trovano
senza assistenza medica. Il sistema sanitario, infatti, a causa della guerra è crollato.
Vediamo poi un aumento di aborti spontanei oppure di nascite premature, a causa dello
stress delle donne. Anche l’assistenza ai neonati prematuri è molto difficile, perché
le strutture non funzionano e dobbiamo trasportare i bambini in Turchia per avere
le cure adeguate ed è una cosa molto difficile e rischiosa a causa dei continui bombardamenti.
D.
– Questo significa mettere a repentaglio il futuro di un intero Paese?
R. –
Assolutamente. E ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che siamo in pieno
inverno in Siria e il freddo e la neve stanno raggiungendo le varie regioni. I bisogni
sanitari, dunque, stanno crescendo: sono in aumento, come succede sempre durante l’inverno,
le malattie respiratorie che vanno ad aggiungersi alle patologie croniche come l’ipertensione
o il diabete. E - ripeto - avendo un sistema sanitario al collasso, i pazienti rimangono
senza le cure adeguate.
D. – Lei ha parlato dei tanti parti prematuri e delle
donne che invece perdono i bambini a causa dello stress dovuto al conflitto. Molte
Ong parlano anche di donne che subiscono violenza di gruppo. Lo stupro, quindi, come
arma di guerra. Di questo voi ne avete notizia?
R. – Purtroppo i movimenti
nelle zone dove lavoriamo noi sono molto difficili a causa dell’insicurezza. Noi abbiamo
solo una visione parziale della realtà e non possiamo esprimerci su quanto sta accadendo
in tutto il Paese. Ovviamente, i problemi sono tanti e, purtroppo, noi curiamo e ne
vediamo solo una piccola parte.
D. – Quindi cosa chiede Msf? Di accedere alle
zone più difficili da raggiungere?
R. – Asolutamente sì! Chiediamo di avere
accesso dove ce n’è bisogno. Da mesi abbiamo chiesto l’autorizzazione a lavorare nelle
parti della Siria controllate dalle forze governative ma senza successo. L’appello
- uguale per ogni guerra - è di rispettare i pazienti, i civili, il personale medico
e le strutture sanitarie. Ripeto: questo non è stato così fino adesso. Abbiamo anche
alcune notizie di esplosioni di bombe e razzi vicino alle strutture sanitarie, anche
quelle supportate da Medici Senza Frontiere.