2013-01-28 14:35:27

Siria: la Russia sempre più distante dal regime di Assad


L’opposizione siriana riunita ieri a Parigi. Il presidente del consiglio nazionale, George Sabra, ha detto che occorrono 500 milioni di dollari per fronteggiare l’emergenza umanitaria. Sulla questione delle armi chimiche interviene Israele che si dice pronto a lanciare raid aerei preventivi per impedire che gli arsenali siriani finiscano nelle mani delle milizie sciite o degli Hezbollah libanesi. In serata attacco Kamikaze nel nord. Intanto la Russia ha fatto sapere di vedere imminente un cambio alla guida del Paese. “Ogni giorno che passa, ogni settimana, ogni mese, le possibilità che resti al potere diventano sempre più scarse'', ha detto il premier russo Medvedev in un’intervista alla Cnn. Un’affermazione, la sua, che fa presagire una rottura dell’alleanza che da anni vede Mosca e Damasco vicinissime. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto di questioni russe:RealAudioMP3

R. - Credo che la Russia - come gli altri Paesi - stia più o meno segretamente trattando per cercare di uscire da questa situazione di stallo che sta decimando il popolo siriano e non ha alcun dividendo politico per nessuno.

D. - L’alleanza tra Russia e Siria si è sempre basata su interessi di tipo strategico, pensiamo solo alla presenza della flotta navale russa nel Mediterraneo. Questa rottura vuol dire che la Russia si è rivolta ad altri Paesi?

R. - Tutto va considerato in un quadro più globale. Credo che la Russia non voglia farsi impiccare alle sorti di Assad, avendo comunque tutta una serie di questioni globali in ballo, ed essendo un Paese che ha una posizione abbastanza delicata, perché la Russia - al di là delle trattative diplomatiche - vive sostanzialmente di esportazione di materie prime che ovviamente devono avvenire in un quadro - almeno dal punto di vista commerciale - di relativa pace internazionale. Quello che rischia la Russia - considerate anche le strategie americane, ad esempio sul petrolio e tante altre cose che si potrebbero dire - è l’isolamento, perché il Paese fa un pochino il pendolo tra la potenza emergente asiatica della Cina e la potenza tradizionale degli Stati Uniti. Quindi in questo momento probabilmente il pendolo russo ha considerato più importante per i propri interessi di staccarsi dalla questione Assad che è sostanzialmente a questo punto una questione israelo-americana, e avvicinarsi a posizioni un pochino più ragionevoli.

D. - Tra l’altro Mosca nei giorni scorsi è stata tirata in ballo dalla stampa turca sugli arsenali chimici detenuti da Assad, dicendo che per poterli utilizzare il presidente siriano avrebbe dovuto avere l’autorizzazione di Mosca, quindi un coinvolgimento diretto…

R. - Credo che comunque in queste cose bisogna sempre tenere in conto la questione della propaganda. Nel momento in cui la rivolta in Siria ha cominciato un pochino a battere in testa - perché certi proclami trionfalistici sono ormai stati accantonati da settimane - è spuntata la questione delle armi chimiche che spunta regolarmente da 15 anni a questa parte. Francamente, la realtà dei fatti ci dimostra che le armi di distruzione di massa o non esistono, come era il caso dell’Iraq, o non vengono comunque utilizzate, altrimenti non si capirebbe per quale ragione ad esempio Al Qaeda mise in piedi tutta la questione delle Torri Gemelle, quando avrebbe potuto -se avesse avuto disponibilità di armi chimiche - colpire ancora più duramente e ancora più facilmente. Credo che su queste cose bisogna essere molto prudenti.

Ultimo aggiornamento: 29 gennaio







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