Il neopresidente delle Acli Gianni Bottalico: nuovo welfare per le famiglie
Famiglia, lavoro, welfare. Si muoverà attorno a questi cardini l’azione del neo presidente
delle Acli Gianni Bottalico, eletto sabato dal Consiglio nazionale dell’associazione
dopo le dimissioni di Andrea Olivero. E’ stato presidente delle Acli provinciali di
Milano, Monza e Brianza e ha collaborato col cardinale Tettamanzi al Fondo diocesano
di solidarietà per le famiglie colpite dalla crisi. Alessandro Guarasci lo
ha intervistato:
R. – Collocare
le Acli innanzitutto in una posizione che è sempre stata naturale, quindi in un’associazione
autonoma e pluralista, ma assolutamente anche un’associazione proiettata sui temi
delle famiglie, dei giovani e delle donne. Il mio impegno, in questi mesi, sarà innanzitutto
di riaffermare un programma di lavoro e riaffermare alcune proposte che le Acli intendono
fortemente porre all’attenzione della politica dei partiti, in particolar modo in
questo momento di campagna elettorale.
D. – Il suo predecessore, Olivero, è
andato con Monti e altri ex presidenti delle Acli sono andati nel Pd. Saranno dei
vostri interlocutori?
R. – Per noi sarà fondamentale il legame, il collegamento
con tutti loro, perché come dico sempre le Acli ancora sono una grande palestra politica,
da cui gli atleti migliori vengono mandati in gara e la gara sono i partiti. Ma, ripeto,
con questa grande tradizione delle Acli, che è quella dell’autonomia e del pluralismo,
lì saremo tutti quanti in rete per fare proposte al Paese.
D. – La crisi sta
duramente fiaccando le famiglie, che hanno visto in questi anni calare drasticamente
il loro potere di acquisto. Voi che cosa chiedete alla politica su questo fronte?
R.
– Noi dobbiamo attivare tutte le leve possibili per sostenere, aiutare, tutti coloro
che, drammaticamente, non solo sono finiti in una fascia di difficoltà, ma rischiano
di finire automaticamente nella fascia di povertà. Quindi, dobbiamo attivare da subito
una rete di welfare che tenda a salvaguardare queste famiglie e soprattutto richiediamo
che si facciano vere, importanti, significative politiche sul lavoro. Bisogna rilanciare
il lavoro: senza il lavoro, difficilmente noi costruiamo una città più giusta e più
equa. E questo è il nostro obiettivo. Poi, c’è sicuramente tutta una serie di politiche
familiari, a partire anche da una riforma di carattere fiscale, che aiutino le famiglie.
D.
– Lei ha parlato di lavoro, ma che cosa serve nello specifico? Semplicemente una politica
fiscale, oppure una vera politica industriale?
R. – In tanti anni, con le forti
privatizzazioni, abbiamo dismesso un patrimonio industriale immenso e oggi il nostro
Paese non sa cosa è. Noi, in questi anni, eravamo leader nell’informatica, nella metalmeccanica,
nella chimica, nella farmaceutica, in grandi campi, e oggi non lo siamo più e abbiamo
lasciato che tutto questo know-how uscisse dal nostro Paese. Noi dobbiamo ricostruire
una politica industriale e chiederci che cosa vogliamo fare – mi consenta – da "grandi".
D.
– In questi giorni, è scoppiato il caso Mps. Quanto la finanza e alcune sue deviazioni
stanno influenzando lo sviluppo del Paese?
R. – Bisogna che la politica si
riappropri del suo ruolo: quello di fissare le regole. Noi non possiamo lasciare al
mercato, alla finanza che determinino loro le condizioni. Il punto principale sarà
quello che la politica si riappropri del proprio ruolo, che non vuol dire occupare,
ma vuol dire dettare le regole del gioco, in cui tutti si devono riconoscere e che
sono le regole che ci fanno stare insieme.