2013-01-28 14:05:13

Giornata della memoria: l'eccidio dimenticato dei rom, le discriminazioni continuano anche oggi


Cinquecentomila uomini, donne e bambini perseguitati, imprigionati deportati e uccisi nei lager nazisti, sterminati nelle camere a gas e nei forni crematori. E’ la persecuzione subita da Rom e Sinti in Europa tra il 1934 e il 1945. Una tragedia che in Italia non ha ancora ricevuto nessun riconoscimento ufficiale. Per questo ieri nella Giornata della memoria ha fatto tappa a Roma una campagna di sensibilizzazione volta a combattere pregiudizi e stereotipi nei confronti di queste popolazioni. Il servizio di Irene Pugliese:RealAudioMP3

Si chiama Porrajmos e in pochi sanno che cosa vuol dire. In lingua romaní, quella parlata dai rom, Porrajmos significa "distruzione". Al pari della Shoah, infatti, durante la Seconda Guerra Mondiale, ci fu un altro genocidio, quello dei Rom e Sinti, basato su analoghe teorie razziste. Una tragedia dimenticata, come spiega il consigliere Marco De Giorgi, direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali:

“Non si parla mai di un evento molto importante, che è il Porrajmos. Nella Giornata della memoria, quindi, ricordiamo che oltre mezzo milione di persone Rom subirono lo sterminio nazista. Questo, spesso, non viene citato nei libri e nelle cronache. Noi lo ricordiamo per il passato, ma in realtà pensiamo anche al futuro, cioè a come fare per l’inclusione sociale di queste comunità. L’unica soluzione è reintrodurli tra noi, non relegarli nei campi rom, fare delle miniaree, reintrodurli nel consorzio civile, ed educarli all’istruzione, alla cultura e al lavoro".

Anche l’arte, la musica e la cultura, dunque, hanno un ruolo importante, e per questo è nata la campagna “Dosta!”, termine che in lingua romanes significa “basta”: un’iniziativa, volta a diffondere la conoscenza delle comunità Rom, Sinti e Camminanti, attraverso una diversa rappresentazione, più attenta alla loro quotidianità, coinvolgendo direttamente gli interessati. Spettacoli, mostre, concerti, ma anche esposizione di prodotti artigianali, ieri, proprio nella Giornata della memoria, hanno ricordato il Porrajmos al Museo Maxi di Roma. L’obiettivo: superare i pregiudizi. Santino Spinelli è un musicista e docente universitario di etnia Rom:

“Noi vogliamo un’Europa unita, solidale e senza discriminazione. La Shoah è finita nel ’45, il Porrajmos dei Rom, cioè il divoramento, continua tuttora. I campi nomadi non sono altro che un retaggio della cultura nazifascista, di quella ferocia concentrazionaria che doveva dividere, annullare nella dignità la persona e separarla dagli altri. Questo contravviene a qualsiasi logica democratica, a qualsiasi Costituzione e a qualsiasi Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”.

In Europa, rom, sinti e camminanti sono 12 milioni, in Italia circa 140 mila. Spesso vivono in condizioni difficili, sono oggetti di discriminazione, ma sono un popolo ricco di storia e tradizioni, tutt’altro che nomade. L’80 per cento dei rom e dei sinti, che vivono in Europa, è stanziale. Spesso si parla della necessità di trovare una soluzione al problema dell’integrazione, ma quasi mai si è riusciti ad ottenere un risultato. Da dove bisogna partire? Don Paolo Lojudice è direttore spirituale al Seminario Romano Maggiore, che da tempo segue la comunità rom della capitale:

“Credo che un intervento sia quello del semplice, del singolo cittadino, che deve pensare, riflettere, mettersi davanti ad alcune situazioni presenti in questa realtà, davanti ai propri occhi, vicino alle proprie case, cercando di capire cosa c’è dietro, perché purtroppo, soprattutto certe popolazioni rom sono legate allo stereotipo di qualcuno che sicuramente delinque e ruba. Forse, però, conoscere, andando più a fondo, significa affrontare meglio un problema, in tutta la sua complessità”.







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