2013-01-28 20:05:48

Egitto: l’opposizione rifiuta il dialogo e detta le condizioni. Venerdì protesta di piazza


“Sono inaccettabili le violenze in Egitto”. Così ieri sera la Casa Bianca condanna quanto ancora si registra in diverse parti del Paese africano, nonostante lo stato di emergenza e il coprifuoco imposti dal Presidente Morsi, in tre province Port Said, Suez e Ismailia. Con il sì ottenuto dalla Camera alta del Parlamento inoltre, l’esercito ha ora la possibilità anche di arrestare i civili in caso di problemi di ordine pubblico, mentre non decolla la proposta di dialogo con le opposizioni. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Un morto e almeno 8 feriti stamani al Cairo, proteste a Ismailia e Suez, disordini anche ad Assiut e tafferugli tra le migliaia di persone scese in strada per i funerali delle sette vittime degli scontri di ieri, a Port Said. Dopo tre giorni e più di 40 vittime, il drammatico scenario in Egitto resta dunque immutato ed è dura la condanna della Casa Bianca che invoca il dialogo. Giro di vite quello imposto dal govreno,appoggiato dal Parlamento, con l’assegnazione all’esercito del potere di arresto anche ai civili in caso di disordini, mentre naufraga l’incontro per il "dialogo nazionale" convocato per questo pomeriggio Presidente con i vertici politici nazionali. L’opposizione non ci sta. Mohamed el Baradei, insieme agli altri leader del Fronte di salvezza nazionale, rifiuta un dialogo che definisce “privo di sostanza” e pone le sue condizioni. Spicca che il presidente Morsi riconosca la sua responsabilita' nel sangue versato questi giorni,che si costituisca un governo di unita' nazionale e un comitato per modificare la costituzione. In piazza si scenderà tutti insieme e pacificamente, annuncia il Fronte di salvezza nazionale, il primo febbraio. Ma già stasera a sfidare il coprifuoco si protesta per le strade di Alessandria e del Cairo, in direzione del palazzo del Parlamento, e a Port Said.

Sulla decisione del governo di conferire più potere ai militari, Benedetta Capelli ha intervistato Alessandro Corneli, docente di Relazioni internazionali e geopolitica alla Luiss-Guido Carli di Roma:RealAudioMP3

R. – Sta accadendo una cosa: sembrava che Morsi avesse rimesso, per così dire, i militari nelle caserme. In realtà, è stato soltanto un compromesso al momento della sua elezione e del voto sulla Costituzione. Un compromesso nel senso che i militari hanno detto: va bene, ora stiamo a vedere che cosa è capace di fare il presidente. Il presidente, con tutta la buona volontà, la bacchetta magica non ce l’ha, quindi le manifestazioni sono riprese perché la realtà quotidiana è molto dura e lui adesso ha dovuto fare ricorso ai militari per cercare di tenere sotto controllo la situazione.

D. – Morsi ha anche lanciato un appello all’opposizione per creare un tavolo di unità nazionale, appello che invece è inesorabilmente caduto nel vuoto…

R. – C’è stato un atteggiamento di superbia da parte di Morsi nei confronti degli altri candidati a governare il Paese, e quindi il disdegno con cui ha evitato di trattare, puntando alla vittoria, puntando alla soluzione dei problemi con l’accordo con gli islamici, lo ha messo adesso nella posizione di non avere molte carte da giocare. La sua offerta all’opposizione in questo momento è caduta nel vuoto: l’opposizione aspetta soltanto che cada Morsi e che non ce la faccia …

D. – Ma secondo lei è uno scenario possibile, quello della caduta di Morsi?

R. – Secondo me è possibile, benché lui abbia qualche appoggio internazionale e questi significhino una cosa semplice, cioè che all’Egitto arrivano rifornimenti alimentari per tenere un po’ la situazione sotto controllo … Poi, in realtà, all’interno le condizioni peggiorano di giorno in giorno e quindi le rivolte diventeranno sempre più importanti, i militari riprenderanno voce in capitolo e quindi la posizione di Morsi finirà per affievolirsi.

D. – Che giudizio riservare, a questo punto, a quella che era la Primavera araba, nata a Piazza Tahrir, e che invece sembra essersi dissolta in queste violenze senza fine?

R. – Una grande illusione. Nel senso che si è voluto dare un’importanza eccessiva al desiderio, per carità: legittimo e fondato, di democrazia però questo non comporta automaticamente un miglioramento delle condizioni generali. La disoccupazione è altissima – intorno al 40 per cento – le condizioni abitative sono pessime, il lavoro non c’è, il turismo è diminuito e pertanto le entrate si sono assottigliate: sono questi i problemi quotidiani delle persone. E non potendoli affrontare né risolvere, evidentemente la protesta continua. Quindi, non ci si può illudere che attraverso una modifica soltanto politica o costituzionale o altro, questi problemi si risolvano immediatamente.

D. – Secondo lei, la Fratellanza musulmana sta perdendo consensi?

R. – No, secondo me, no. Aspetta di liberarsi anche di Morsi e ci sarà alla fine lo scontro diretto tra la Fratellanza musulmani e i militari.

Ultimo aggiornamento: 29 gennaio







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