Brasile sotto shock: 232 ragazzi muoiono durante un incendio in discoteca
I vescovi brasiliani si stringono nel dolore e nella preghiera con i familiari dei
232 giovani vittime dell‘incendio che la notte scorsa ha distrutto una discoteca
a Santa Maria, nel sud del Brasile. Il card. Raymundo Damasceno Assis, presidente
dei vescovi del Paese , ha espresso “vicinanza spirituale e solidarietà”, mons Hélio
Adelar Ruper parla di "tragedia che non deve far perdere la speranza". Il servizio
è di Salvatore Sabatino:
Quelle che si
sono trovate di fronte i soccorritori sono state scene raccapriccianti. Decine di
corpi senza vita di giovani che hanno tentato inutilmente di raggiungere l’uscita.
La maggior parte uccisi dal fumo sprigionato dall’incendio, causato da un razzo usato
da una band durante lo spettacolo che era in corso. Secondo i primi rilievi è finito
sul tetto del locale; le fiamme si sono diffuse rapidamente, a causa del materiale
plastico usato per l'isolamento acustico della discoteca. E in pochi minuti si è scatenato
l’inferno, con un bilancio più che drammatico: 232 morti ed oltre 130 feriti, molti
gravi. Di certo il numero di persone presenti, oltre 2.000, era di gran lunga superiore
rispetto alla capacità della discoteca; così come le uscite di sicurezza erano insufficienti.
Pare che le autorità avessero revocato il permesso al locale, in attesa di una ristrutturazione
mai avvenuta. La presidente Dilma Rousseff -visibilmente commossa- ha incontrato alcuni
famigliari delle vittime, e ha chiesto al Paese di restare unito. Il comune di Santa
Maria ha decretato 30 giorni di lutto ufficiale.
Di affidamento a Cristo in
questo momento di dolore parla il vescovo di Santa Maria, mons. Hélio Adelar
Ruper intervistato da Christiane Murray:
Io credo che
la parola giusta, in questo momento, debba essere: speranza. C’è stata una
tragedia, un dolore infinito per tutta la società, però Gesù Cristo rimane sempre
la nostra speranza. In questo momento, dobbiamo guardare a Lui, guardare anche Maria
e guardare in alto; la nostra vita non è definitiva qui su questa terra, la patria
definitiva è il cielo. Dobbiamo preparaci tutti per quel momento: è il momento di
non giudicare nessuno, è il momento di rinnovare la speranza e l’amore fraterno, perché
dopo questa vita è l’unica cosa che rimane. Allora, bisogna vivere bene la fede, la
speranza e tradurre tutto questo in un’azione di carità, di bontà, di amore verso
Dio e verso il prossimo. Per noi è una chiamata di Dio per rinnovare la fede. Siamo
nell’Anno della Fede e prossimi alla Giornata Mondiale della Gioventù, a Rio de Janeiro,
a luglio. Dio ci sostiene con una parola molto forte, in questo momento della nostra
storia.
Paolo Ondarza ha raccolto la testimonianza di una cittadina
Isabel Bagio:
R. - La città
è paralizzata, c’è molta preoccupazione.
D.- Che tipo di locale era il luogo
della tragedia?
R. - Era un edificio, una discoteca con un grande palco. Poteva
contenere 2500 persone. Al momento della tragedia ce ne erano forse 1000, ma era aperta
una sola porta per entrare e uscire dal locale. L’altra era chiusa. E gli addetti
alla sicurezza hanno impiegato molto tempo prima di fare evacuare i giovani, solo
quando si sono resi conto dell’incendio hanno aperto l’uscita.
D. - Quali le
cause?
R.- C’era una band che suonava e il cantante ha lanciato un fuoco d’artificio
in aria che ha colpendo il soffitto ha fatto sviluppare l’incendio. Subito hanno tentato
di spegnere il fuoco con gli estintori, ma le fiamme si sono espanse rapidamente.
Le autorità sostengono che le vittime sono morte non carbonizzate, ma per asfissia.
D.
- Come vive la cittadinanza quanto accaduto?
R. - C’è tristezza, shock, ma
anche molta solidarietà. I familiari che attendono di riconoscere i cadaveri dei loro
figli sono assistiti in una palestra da molti cittadini che gli portano notizie da
internet, un bicchiere d’acqua, per aiutare in qualche modo.
D. - Da chi è
frequentata questa discoteca?
R. - E’ molto frequentata da studenti. Si stava
svolgendo la festa dell’Università Federale di Santa Maria. Alcuni giovani che erano
riusciti ad uscire dal locale, sono rientrati per cercare amici o fratelli e sono
morti.
D. - C'era il dubbio che questo locale non avesse i requisiti necessari
alla sicurezza?
R. - Le autorità stanno verificando se il locale disponeva
delle necessarie condizioni di sicurezza, se era ben costruito o no.