La Resistenza ebraica italiana e la Shoah dei bambini. Per una "memoria" rinnovata
"Molti ebrei italiani,
dopo l'otto settembre, pur rischiando il doppio dei non-ebrei, scelsero l'opposizione,
la Resistenza al fascismo, il rifiuto. E' sbagliato separare la storia della Shoah
da quella della Resistenza al nazi-fascismo. Bisogna recuperare la dimensione degli
ebrei come combattenti, non solo vittime ". Lo spiega la storica Ersilia
Alessandone Perona, ricordando la mostra multimediale "A noi fu in dato
in sorte questo tempo 1938-1947", frutto degli studi di Alessandra Chiappano,
singolare e brillante figura di ricercatrice, insegnante e organizzatrice culturale,
scomparsa prematuramente l'estate scorsa. La Chiappano ricostruì in quell'esposizione
le vicende di un gruppo di giovani ebrei piemontesi che, spinti dalle leggi razziali
del '38, cominciarono ad incontrarsi. Poi il '43, la scelta della Resistenza, la persecuzione,
la deportazione, la morte. Ma sono numerose le pagine della storia della Shoah
ancora inesplorate che permettono di evitare il rischio di una memoria ripetitiva
e banale dell'Olocausto. "Gli studi della Chiappano sulla deportazione delle donne
sono fondamentali in questo senso - spiega Bruno Maida, storico dell'Università
di Torino - ma anche il suo lavoro sulla resistenza ebraica aiuta a
comprendere com'è avvenuta la costruzione dell'identità italiana riflessa nella nostra
costituzione. Molti ebrei, che avevano perso l'idea di cittadinanza con le leggi
razziali, la recuperano proprio attraverso la resistenza". Il prof. Maida ha appena
dato alle stampe per Einaudi il volume "La Shoah dei bambini. La persecuzione
dell'infanzia ebraica in Italia 1938-1945". "Raccontare le vicende dei bambini
vittime della persecuzione dei loro diritti e della loro vita significa riicordare
i 900 bambini deportati e uccisi ad Auschwitz, le migliaia di bambini che rimasero
nascosti in quei drammatici venti mesi e che vissero e crebbero nella paura. I bambini
'più fortunati', che avevano sei anni nel '38 e poi sopravvissero alle persecuzioni,
trascorsero tutta l'infanzia in quella che è stata chiamata 'l'attesa della catastrofe'.
Un'esperienza determinante per tutta la loro esistenza. Parlarne significa ricordare
un pezzo di storia italiana". (A cura di Fabio Colagrande)